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Syriana

La Russia respinge le accuse, ma le prove sembrano difficili da smentire: sarebbe stato un raid aereo delle forze lealiste siriane a provocare la strage di civili,
uccisi con il gas sarin a Khain Sheikhoun. Mosca sostiene che sarebbe stato centrato un deposito di armi chimiche dei ribelli, ma gli effetti sarebbero stati diversi in questi casi e probabilmente più spinti nelle dimensioni e nei tempi di effetto. I rapporti con Putin, dopo le accuse americane all'Onu da parte dell'ambasciatrice Nikki Haley con tanto di foto dei bambini morti, potrebbero farsi più difficili: nonostante il proposito della nuova amministrazione di non penalizzare o isolare Mosca ancora più degli anni scorsi, più che la scelta di Trump - fin troppo pragmatico e disposto a chiudere non uno, bensì due occhi - potrebbe essere l'orientamento dell'opinione pubblica e di quella di destra o centrodestra in particolare e mettere in crisi la mappa della riconciliazione.

Leggete qui di seguito un riepilogo della questione predisposto dalla Reuters

Trump dunque cambia linea sulla Siria e adombra, minaccia l'intervento contro Assad se la Russia si metterà di traverso sulla risoluzione Onu. Il presidente americano dunque pare disposto a rompere con Putin e in maniera traumatica. E non esita a spiegare questo diverso atteggiamento, questa inversione  di 180 gradi.

“I like to think of myself as a very flexible person. I don’t have to have one specific way and if the world changes, I go the same way. I do change. And I am flexible. and I’m proud of that flexibility. And I will tell you, that attack on children yesterday had a big impact on me. Big impact. That was a horrible, horrible thing. And I’ve been watching it and seeing it, and it doesn’t get any worse than that. And I have that flexibility, and it’s very, very possible, and I will tell you, it’s already happened, that my attitude toward Syria and Assad has changed very much.” (Huffington Post)

Usa pronti ad andare avanti da soli, dunque mentre anche Ankara si schiera contro la Russia rompendo anche questo asse che si era stabilito dopo l'incidente dell'aereo abbattuto al confine fra Turchia e Siria e in seguito alla quasi rottura fra Erdogan e l'America di Obama nell'autunno scorso quando il primo accusò la Casa Bianca di aver tifato per il colpo di Stato dei militari e di dare rifugio all'avversario nel nuovo califfo, Fethullah Gulen.
L'incidente del bombardamento con il gas tuttavia ha permesso di mettere alla prova la capacità di gestione di una crisi internazionale da parte del presidente. E ancora una volta il risultato è imbarazzante e pericoloso. Esponenti stessi del Gop (Rubio in particolare) hanno accusato il segretario di Stato Rex Tillerson di aver implicitamente dato il via libera all'attacco chimico con le sue dichiarazioni che di fatto confermavano la permanenza al potere di Assad, capovolgendo la dottrina Obama che puntava a un cambio di regime, almeno all'inizio della crisi siriana. Poi, ad aggravare la situazione dopo l'uscita di Tillerson, è intervenuto lo stesso Trump che ha cercato di scaricare sulla politica del suo predecessore la responsabilità dell'attacco con il gas.
Consumato il guaio, il presidente - visti anche i sondaggi e ascoltando il suo "popolo" - ha fatto una rapida inversione di marcia fino al punto di far intravedere una intervento diretto degli Usa.
Ma che tipo d'intervento? Cosa significa, che i commando e i raid aerei nel Nord dell'Iraq contro lo Stato islamico, potrebbero essere diretti contro il governo di Damasco, con il rischio fin troppo spinto di arrivare a uno scontro con i russi? Sarebbe un disastro, con un aiuto indiretto all'Isis che potrebbe rifiatare e riorganizzarsi e un'accelerazione della confusione totale nel teatro di tutti contro tutti. E anche puntare sulla risoluzione Onu non coglierebbe un gran risultato vista anche la considerazione che Trump attribuisce al Palazzo di Vetro.

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