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Parigi val bene un'alleanza (mancata)


AGGIORNAMENTO: Giovedì sera, alle 20,53,  un attentatore islamico ha sparato con un kalashnikov nella zona degli Champs Elysees contro una pattuglia di polizia: un agente morto, due gravi, assalitore ucciso

Chi vincerà in Francia. La partita è aperta e per nulla facile da decifrare. Anche i sondaggi, in tempi in cui queste ricerche di mercato e i metodi usati seppur raffinati e affinati  dopo il disastro del voto Usa, non aiutano. Perché? La risposta è semplice, l'alto numero degli indecisi e di quanti proclamano la loro intenzione di astenersi mentre potrebbero cambiare idea all'ultimo momento.
Sul voto tra l'altro, potrebbe avere un'influenza importante anche l'attentato delle ultime ore e secondo quasi tutti gli analisti, a beneficiarne potrebbe essere Marine Le Pen e la sua piattaforma di "legge e ordine" soprattutto verso l'Islam e i migranti.

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Per ora si profila ancora il duello fra Macron e la Le Pen, con Fillon e Melenchon quasi appaiati (o il candidato della destra gollista e repubblicana di un punto avanti) e il socialista Hamon attorno a un tristissimo e disastroso 8%.


Ecco i sondaggi di due fra i principali istituti editi da Reuters Graphic

Quadro estremamente complesso, anche se in campo progressista, viene da fare una considerazione: se la sinistra reale, di classe, autenticamente socialista, ambientalista e popolare si fosse presentata  in un'unione tanto auspicata quanto disattesa - le proposte socialiste avrebbero potuto trovare un punto d'incontro con quelle più internazionaliste e euro-critiche di Melenchon -, ebbene questa alleanza ora sarebbe sicura di andare al ballottaggio e probabilmente al primo posto magari per battersi con la linea liberal-sociale e finanziaria di Macron. Con in più due effetti per nulla trascurabili: l'onda nera e populista sarebbe stata arginata subito e rigettata nel fondo della reazione bieca e delle paure razziste e la possibilità - grazie a programmi anti austerità, euro-riformatori, progressisti e ancorati non ai poteri forti di industrie e banche, bensì al popolo degli impoveriti, dei disoccupati, degli emarginati, dei giovani, dei pensionati, delle donne e dei ceti più vessati dalla crisi e dall'attacco al lavoro, - di poter magari alla fine prevalere.
Invece rischia di andare in un altro modo: il grande capitale finanziario, le centrali del potere militar-industriale probabilmente arriveranno prime con Macron e la reazione fascista si piazzerà seconda: ma poi al ballottaggio come andrà? Il grande popolo impaurito, ricattato ancora nel suo diritto di voto dopo essere stato vessato sul lavoro e sull'esistenza quotidiana, chi si troverà a dover votare sapendo che qualunque dei due prevarrà, il suo futuro sarà ancora più scuro di quello odierno. E questo anche per il resto d'Europa.
Il risultato positivo sarà comunque la presenza ( o il ritorno) sulla scena francese di una grande opposizione sociale e di base, costruita dal basso, nei paesi, nelle città, nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, fra i giovani, le donne, i disoccupati. Quella nata dalla semina di Nuit debout alla fine del marzo 2016, il movimento nato contro la Loi Travail, il Jobs Act del governo socialista.

Ma, detto che sui sondaggi non si può fare gran conto, potrebbe anche finire in un altro modo. Vediamo un po' d'ipotesi sul ballottaggio





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