Piani consegnati, i generali ordinano e Trump esegue, non il contrario. Nella notte, 8,40 ora dì Washington, 59 Tomahawk sono stati lanciati dalle portaerei americane nel Mediterraneo su basi siriane come risposta all'attacco con gas nervino su Idblid martedì scorso.
Trump ha deciso d'impulso appena avute tra le mani le varie opzioni militari e questa è la considerazione più preoccupante. Congresso non informato e senza nessun via libera, una scelta presa da un'amministrazione e da uno staff largamente deficitari sull'agenda internazionale con i dossier del Dipartimento di Stato non rivisitati rispetto all'era Obama e senza che ne siano stati creati di nuovi da parte di uno staff ancora incompleto e in buona parte refrattario a Trump.
Il presidente , nella sua visione manichea, ha un'unica opzione nel suo vocabolario: mostrare i muscoli, sempre e comunque si tratti di immigrati, di riforma sanitaria o di scatenare una guerra. E questo fa tremare il mondo è in parte la stessa America anche se la prima reazione repubblicana al Congresso è di totale appoggio al presidente che, in questo modo, avrebbe fatto capire ad Assad di non potere agire impunemente. Una lezione insomma che però non al di là degli effetti immediati, va valutata nel suo complesso. A partire dalla reazione di Putin che in questi giorni ha perso di colpo il sostegno turco e la benevolenza americana conquistati per aver creato la diga anti Isis e aver dato l'apporto decisivo alla sconfitta del Califfato. Mosca non può permettersi di perdere il caposaldo mediorientale ripreso dopo decenni, dalla sua ha solo Assad e,forse, i curdi. Quindi adesso anche la Russia deve mostrare i muscoli per non apparire sconfitta ed è probabile che rafforzi il legame con Teheran, vero convitato di pietra in questa sfida, se non altro per la sua presenza massiccia è decisiva sul terreno. Russia e Iran è probabile a questo punto che rafforzino il dispositivo di sostegno al dittatore siriano con il rischio, per quanto riguarda Teheran, che ciò accentui le preoccupazioni- e quindi l'interventismo degli israeliani i quali non a caso, hanno appoggiato lo strike trumpisno. Sotto traccia non è da escludere che Mosca faccia trapelare particolari e fornisca prove sulle relazioni pericolose con Trump e i suoi all'epoca della campagna elettorale. Se ciò avvenisse gli effetti positivi, sul piano interno, dell' attacco svanirebbero presto.
Cosa può succedere ora
La risposta russa
Trump ha deciso d'impulso appena avute tra le mani le varie opzioni militari e questa è la considerazione più preoccupante. Congresso non informato e senza nessun via libera, una scelta presa da un'amministrazione e da uno staff largamente deficitari sull'agenda internazionale con i dossier del Dipartimento di Stato non rivisitati rispetto all'era Obama e senza che ne siano stati creati di nuovi da parte di uno staff ancora incompleto e in buona parte refrattario a Trump.
Il presidente , nella sua visione manichea, ha un'unica opzione nel suo vocabolario: mostrare i muscoli, sempre e comunque si tratti di immigrati, di riforma sanitaria o di scatenare una guerra. E questo fa tremare il mondo è in parte la stessa America anche se la prima reazione repubblicana al Congresso è di totale appoggio al presidente che, in questo modo, avrebbe fatto capire ad Assad di non potere agire impunemente. Una lezione insomma che però non al di là degli effetti immediati, va valutata nel suo complesso. A partire dalla reazione di Putin che in questi giorni ha perso di colpo il sostegno turco e la benevolenza americana conquistati per aver creato la diga anti Isis e aver dato l'apporto decisivo alla sconfitta del Califfato. Mosca non può permettersi di perdere il caposaldo mediorientale ripreso dopo decenni, dalla sua ha solo Assad e,forse, i curdi. Quindi adesso anche la Russia deve mostrare i muscoli per non apparire sconfitta ed è probabile che rafforzi il legame con Teheran, vero convitato di pietra in questa sfida, se non altro per la sua presenza massiccia è decisiva sul terreno. Russia e Iran è probabile a questo punto che rafforzino il dispositivo di sostegno al dittatore siriano con il rischio, per quanto riguarda Teheran, che ciò accentui le preoccupazioni- e quindi l'interventismo degli israeliani i quali non a caso, hanno appoggiato lo strike trumpisno. Sotto traccia non è da escludere che Mosca faccia trapelare particolari e fornisca prove sulle relazioni pericolose con Trump e i suoi all'epoca della campagna elettorale. Se ciò avvenisse gli effetti positivi, sul piano interno, dell' attacco svanirebbero presto.
Cosa può succedere ora
La risposta russa
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