
Rieccomi… felice di rivedervi.
Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80).
Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo.
Ebbene, abbiamo sbagliato tutti.
Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto.
Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan-
Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che è stato eletto un uomo d’affari spregiudicato e appunto per questo poco politico), il mondo avrebbe potuto contare su una ritrovata leadership Usa e quindi poter ipotizzare un maggiore equilibrio di forze nel mondo e in particolare nelle aree calde o sedi di conflitto.
Errori. Enormi. Sconsiderati. Lettura superficiali o ispirate da vecchi manuali di politica e diplomazia, appartenenti a un mondo che già si percepiva cambiato ma non ancora compreso fino in fondo in questo mutamento.
L’uomo si è dimostrato spregiudicato all’eccesso, instabile perenne e mentitore seriale. Ma soprattutto incerto e incapace. Incerto nel capire agende che non sono mai state nel suo lessico, incapace di comprendere comunque i meccanismi delle diplomazie e i fattori geopolitici (difetto questo che, in parte, è mancato spesso a tanti suoi predecessori).
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la guerra in Ucraina è lungi dal vedere una fine. Anzi, in più occasioni il presidente Usa è parso (e lo è) in balia del leader russo anzi un suo sodale in metodi e fini, per motivi apparentemente imperscrutabili ma che in passato erano emersi nelle inchieste dell’Fbi ora normalizzata anch’essa). A Gaza si sta consumando un genocidio dalle proporzioni inimmaginabili anche per parte della stessa Israele. Una strage che riporta ai periodi più bui, imbarazzante per chi ricorda un popolo ebraico uscito dall’incubo e dalla tragedia della seconda guerra mondiale. Infine per restare nelle guerre, lo scontro diretto, deflagrante e dagli sviluppi in potenza agghiaccianti, fra Israele e Iran.
La nuova guerra
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Il sondaggio
Poco dietro nell’agenda dei fallimenti Usa la “guerra” dei dazi culminata in qualche accordo di facciata con la Cina (che ha preservato i suoi interessi e il buon Trump se ne accorgerà tra non molto) e la partita con una balbettante Ue ancora in altomare. E poi la fiducia mondiale: incrinata per non dire dissolta da parte dei vecchi alleati degli Usa, quella dei mercati che non si fidano (a ragione) delle intemerate dell’ormai senescente numero uno della Casa Bianca, dei suoi nuovi (o vecchi) amici neo despoti che sanno come manovrare il personaggio e su quali leve agire pere condizionarlo o piegarlo sulle loro posizioni.
E ancora la fiducia dei “correlegionari” ideologici come l’italiana Meloni, la francese Le Pen, l’argentino Milei o i vari capifazione delle destre semi-post fasciste o naziste mondiali che nella migliore delle ipotesi, dipendendo in tutto o in parte dagli umori di Trump e dai legami economici con gli Usa, nella migliore delle ipotesi si barcamenano rendendo manifesta la loro irrilevanza.

Ah, infine, non è escluso che l’uomo si stia giocando in parte anche la fiducia del suo movimento Maga che forse sta conoscendo da vicino su chi ha puntato per cambiare l’agenda cultura e e geopolitica del mondo. Questo Trump non piace neppure a loro, leggere Steve Bannon per capire meglio (QUI e QUI). O riguardarsi la tragicomica vicenda di Elon Musk che potrebbe portare a qualche ripensamento anche tra le file delle tecno-democrature. Oppure, per finire, interpretare l’umore dell’americano medio e della società multirazziale e multiculturale Usa che vede gli spazi di libertà restringersi ogni giorno di più e la violenza para-fascista diffondersi, inseguendo vagheggiamenti russofili o del sionismo 2025.
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