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Visualizzazione dei post da febbraio, 2024

Il Sabato Del Villaggio Globale - 17 febbraio 2024

E’ morto in un gulag moderno ma neppure troppo. Morto per esilio, condanna in condizioni estreme, isolato, ammazzato prima dentro e ora fuori. Distinguo della destra italiana a parte, ha ragione l’ex consigliera di Bush jr, Obama e Trump, Fiona Hill quando afferma che la morte di Aleksej Navalny, lo storico oppositore di Putin, conferma che quest’ultimo “ormai non teme nessuno e sta dicendo al mondo che Navalny l’ha fatto fuori lui” . Il neozar, infatti, al contrario di alcune attese o analsi sbagliate, si dimostra più saldo e sicuro di un paio d’anni fa, al momento dell’invasione dell’Ucraina. Le sanzioni hanno prodotto effetti pesanti sulla economia russa, ma non così fatali, anche perché il regime riesce a nascondere gli effetti, limitarli e in parte aggira i provvedimenti occidentali con le triangolazioni attraverso gli “amici” Cina e India, ma anche con l’apporto di molti Paesi mediorientali e asiatici, nonché africani e sudamericani che gli forniscono la sponda giusta. QUI Ma s

Il Sabato Del Villaggio Globale - 10 febbraio 2024

Cosa si muove nel mondo, di cosa si discute nei piani alti del potere che conta e nei piani bassi (purtroppo) della gente comune, con la constatazione che spesso i due livelli di discorso e ragionamento non s'incontrano? Si parla di guerre e si subiscono gli effetti delle stesse: negativi, ovviamente, in termini di umanità, di vittime, di abusi, di distruzioni, di disuguaglianze, di ferocia. Senza che nessuno sia in grado di andare oltre i propri interessi contingenti - spesso, come ad esempio e non solo di Netanyahu, elettorali, -  come la prode Ursula von der Leyen che in nome di qualche voto in più per restare in sella manda a quel paese la salute di milioni di europei dando il via libera alle lobby dei pesticidi. Altro che visione del Green Deal!

Il Sabato Del Villaggio Globale - 3 febbraio 2024

  👉  Un trattore vi travolgerà Mezza Europa assediata dai farmer esasperati da contributi che non sono più quelli generosi di un tempo ( Common agricultural policy - Consilium   Fonte Ispi)  - e tagliati spesso dagli Stati piuttosto che da Bruxelles -, da pratiche burocratiche sempre più asfissianti - e qui hanno ragione appieno, ma un po' tutti i settori della vita lavorativa e della vita civile potrebbe lamentare lo stesso -, da concorrenze brutali dei colossi dell'agroindustria, dalla multinazionali spesso ubicate oltre oceano e in Sudamerica, da una filiera che penalizza i produttori a tutto vantaggio dei distributori, e da una transizione ecologica costosa anche se necessaria soprattutto di fronte ai cataclismi che, sempre più di frequente, danneggiano appunto l'agricoltura. Ispi ricorda che se l'agricoltura contribuisca appena per l'11% alle emissioni dannose, è il primo settore in quanto a prezzi da pagare per i cambiamenti climatici ( Floods, droughts and