E’ morto in un gulag moderno ma neppure troppo. Morto per esilio, condanna in condizioni estreme, isolato, ammazzato prima dentro e ora fuori. Distinguo della destra italiana a parte, ha ragione l’ex consigliera di Bush jr, Obama e Trump, Fiona Hill quando afferma che la morte di Aleksej Navalny, lo storico oppositore di Putin, conferma che quest’ultimo “ormai non teme nessuno e sta dicendo al mondo che Navalny l’ha fatto fuori lui” . Il neozar, infatti, al contrario di alcune attese o analsi sbagliate, si dimostra più saldo e sicuro di un paio d’anni fa, al momento dell’invasione dell’Ucraina. Le sanzioni hanno prodotto effetti pesanti sulla economia russa, ma non così fatali, anche perché il regime riesce a nascondere gli effetti, limitarli e in parte aggira i provvedimenti occidentali con le triangolazioni attraverso gli “amici” Cina e India, ma anche con l’apporto di molti Paesi mediorientali e asiatici, nonché africani e sudamericani che gli forniscono la sponda giusta. QUI Ma s
The Umberto Montin Post