Se le teorie del caos sono vere e dimostrate oggi possono contare un un'ulteriore conferma: quella del presidente Trump alla Casa Bianca. A poco più di 70 giorni dalla sua elezione, il governo del Paese appare quantomeno incerto, confusionario,
conflittuale e appunto caotico. Soprattutto in stallo. L'amministrazione a tutti i livelli è semiparalizzata dall'attesa di cambiamenti epocali e radicali che però non arrivano. E anche i vuoti pesano con l'addio, soprattutto al Dipartimento di stato, di funzionari e diplomatici di lungo corso ed esperienza, uomini e donne capaci di servire sotto ogni presidenza. al di là della paternità della nomina.
Si va avanti con ordini esecutivi che però sono complicati e lunghi da applicare con la traduzione in decisioni reali. E non sempre sono applicabili tanto che diversi magistrati si pongono di mezzo. Il caso del Muslim Ban è esemplificativo, anche sul versante del messaggio negativo lanciato all'opinione pubblica, anche in quella parte che aveva appoggiato Trump: troppa confusione, incertezza, approssimazione giuridica tanto che il risultato rischia di essere opposto a quello che si voleva ottenere. Idem se non peggio sulla controriforma sanitaria, quella volontà di cambiare l'Obamacare a colpi di maggioranza, maggioranza che alla prova si è rivelata fragile e divisa. Tanto che neppure sul versante mediatico, Trump riesce a convincere l'opinione pubblica che l'Obamacare esploderà in un futuro non troppo lontano. E la stessa, annunciata, riforma fiscale rischia di essere più problematica del previsto.
Nonostante tutto gli esperti mettono in guardia avversari e europei dallo sperare in un vicino cambio della guardia forzato al 1600 di Pennsylvania Av. Il perché lo spiega, mettendo in evidenza i limiti della presidenza, l'editoriale del direttore de La Stampa Maurizio Molinari .
Ma è anche vero che negli Usa la preoccupazione monta a tutti i livelli. Il caos, tecnica principale usata per battere Hillary Clinton, spiazzandola e costringendola d affrontare sempre e diversi temi, oltretutto in una chiave estrema, non sembra funzionare una volta che l'ex tycoon ha messo piede alla Casa Bianca. Anche in questo caso è esemplare la ricostruzione che ne ha fatto Chris Cilliza su la Cnn che evidenzia come una delle principali fonti di preoccupazione per staff, partito e amministrazione statale a tutti i livelli sia l'imprevedibilità e l'impossibilità di avere una linea disciplinare uniforme da parte del neo presidente. Così Trump diventa un caso nazionale e internazionale - un campo quest'ultimo dove i dossier latitano o sono frutto di improvvisazioni e sui quali c'è comunque poca trasparenza (vedere il prossimo incontro con il presidente cinese Xi Jimping) - anche perché sta esaurendo i tradizionali 100 giorni di vantaggio e tolleranza che hanno tutti i presidenti senza avere portato a casa nulla o quasi oltre il caos. Con due eccezioni: il discorso al Congresso per lo Stato dell'Unione e la probabile nomina di Neil Gorsuch ala Corte Suprema.
Poco, troppo poco.
conflittuale e appunto caotico. Soprattutto in stallo. L'amministrazione a tutti i livelli è semiparalizzata dall'attesa di cambiamenti epocali e radicali che però non arrivano. E anche i vuoti pesano con l'addio, soprattutto al Dipartimento di stato, di funzionari e diplomatici di lungo corso ed esperienza, uomini e donne capaci di servire sotto ogni presidenza. al di là della paternità della nomina.
Si va avanti con ordini esecutivi che però sono complicati e lunghi da applicare con la traduzione in decisioni reali. E non sempre sono applicabili tanto che diversi magistrati si pongono di mezzo. Il caso del Muslim Ban è esemplificativo, anche sul versante del messaggio negativo lanciato all'opinione pubblica, anche in quella parte che aveva appoggiato Trump: troppa confusione, incertezza, approssimazione giuridica tanto che il risultato rischia di essere opposto a quello che si voleva ottenere. Idem se non peggio sulla controriforma sanitaria, quella volontà di cambiare l'Obamacare a colpi di maggioranza, maggioranza che alla prova si è rivelata fragile e divisa. Tanto che neppure sul versante mediatico, Trump riesce a convincere l'opinione pubblica che l'Obamacare esploderà in un futuro non troppo lontano. E la stessa, annunciata, riforma fiscale rischia di essere più problematica del previsto.
Nonostante tutto gli esperti mettono in guardia avversari e europei dallo sperare in un vicino cambio della guardia forzato al 1600 di Pennsylvania Av. Il perché lo spiega, mettendo in evidenza i limiti della presidenza, l'editoriale del direttore de La Stampa Maurizio Molinari .
Ma è anche vero che negli Usa la preoccupazione monta a tutti i livelli. Il caos, tecnica principale usata per battere Hillary Clinton, spiazzandola e costringendola d affrontare sempre e diversi temi, oltretutto in una chiave estrema, non sembra funzionare una volta che l'ex tycoon ha messo piede alla Casa Bianca. Anche in questo caso è esemplare la ricostruzione che ne ha fatto Chris Cilliza su la Cnn che evidenzia come una delle principali fonti di preoccupazione per staff, partito e amministrazione statale a tutti i livelli sia l'imprevedibilità e l'impossibilità di avere una linea disciplinare uniforme da parte del neo presidente. Così Trump diventa un caso nazionale e internazionale - un campo quest'ultimo dove i dossier latitano o sono frutto di improvvisazioni e sui quali c'è comunque poca trasparenza (vedere il prossimo incontro con il presidente cinese Xi Jimping) - anche perché sta esaurendo i tradizionali 100 giorni di vantaggio e tolleranza che hanno tutti i presidenti senza avere portato a casa nulla o quasi oltre il caos. Con due eccezioni: il discorso al Congresso per lo Stato dell'Unione e la probabile nomina di Neil Gorsuch ala Corte Suprema.
Poco, troppo poco.
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