Sembra strano che accada, ma anche solo che si discuta attorno a un fatto. Ovvero che il G20 di Amburgo sta dimostrando che Donald Trump - il presidente quindi, non l'America nel suo complesso - è sempre più solo. Nel mondo e forse in Europa in particolare.
Nel suo faccia a faccia con Putin, il primo, secondo il segretario di Stato Rex Tillerson, Trump avrebbe fatto pressioni per "convincersi" che la Russia non sarebbe dietro gli hacker che hanno tentato , di fatto sono riusciti, a condizionare la campagna elettorale americana, danneggiando soprattutto la candidata democratica Hillary Clinton.
Non si sa se e quanto Trump abbia esercitato questo pressing e neppure quale è stata la reazione di Putin che, comunque, in via ufficiale si fa sapere che ha negato ogni coinvolgimento. Del resto, come mette in risalto Amber Phillips in The 5 Minutes Fix, newsletter di approfondimento del Washington Post, Trump è entrato subito in contraddizione con quanto hanno accertato le sue agenzie di investigazione. Ha detto che "nessuno può essere sicuro" delle interferenze russe, quando Fbi e altri organismi d'intelligence hanno ribadito che è un fatto l'accertamento delle mosse russe, sia introducendosi nelle mail dei democratici, sia alimentando le fake news e invadendo i social. Il presidente USA però può consolarsi con il fatto di aver mostrato un buon rapporto con lo zar russo, ma ciò potrebbe ritorcesegli contro perché porta acqua agli accusatori, ovvero a quanti sospettano - e le agenzie d'investigazione e d'intelligence come detto - di un coinvolgimento del Cremlino nel voto di novembre. Tuttavia con le sparate pubbliche contro la Russia, seppur facessero parte del teatrino, Trump entra di nuovo in contraddizione pubblica con se stesso e accentua le perplessità sulla sua capacità di guidare un paese come gli Stati Uniti ed esercitare una leadership mondiale. Senza contare che questo dualismo , vero o apparente, nel l'atteggiamento verso Putin fornisce ai critici argomenti per adombrare la possibilità che il presidente americano sia condizionato a causa di segreti e passati rapporti d'affari con Putin.
Ma l'isolamento è stato ribadito sulla rottura per il clima come sulla volontà di contrapporsi alla Cina, con il risultato che quest'ultima si è ravvicinata a una Europa che cerca di ricostruirsi attorno a un perno forte come quello franco-tedesco che vuole approfittare della caduta di leadership americana. Le restrizioni alle importazioni di acciaio, paventate dal presidente Usa, sembrano allargare ulteriormente il fossato con il Vecchio Continente che vede anche con fastidio la volontà americana di fare da sponda alla Brexit. E non diversamente sono viste le posizioni Usa sul libero scambio ed equo, punti sui quali gli altri Paesi alleati e occidentali non sono disposti a transigere tanto da far dire alla Merkel che "le discussioni sono molto difficili" dando corpo a quanti prevedono come più che possibili vere e proprie guerre commerciali con gli Stati Uniti.
Approfondimenti
G20 deludente
Nel suo faccia a faccia con Putin, il primo, secondo il segretario di Stato Rex Tillerson, Trump avrebbe fatto pressioni per "convincersi" che la Russia non sarebbe dietro gli hacker che hanno tentato , di fatto sono riusciti, a condizionare la campagna elettorale americana, danneggiando soprattutto la candidata democratica Hillary Clinton.
Non si sa se e quanto Trump abbia esercitato questo pressing e neppure quale è stata la reazione di Putin che, comunque, in via ufficiale si fa sapere che ha negato ogni coinvolgimento. Del resto, come mette in risalto Amber Phillips in The 5 Minutes Fix, newsletter di approfondimento del Washington Post, Trump è entrato subito in contraddizione con quanto hanno accertato le sue agenzie di investigazione. Ha detto che "nessuno può essere sicuro" delle interferenze russe, quando Fbi e altri organismi d'intelligence hanno ribadito che è un fatto l'accertamento delle mosse russe, sia introducendosi nelle mail dei democratici, sia alimentando le fake news e invadendo i social. Il presidente USA però può consolarsi con il fatto di aver mostrato un buon rapporto con lo zar russo, ma ciò potrebbe ritorcesegli contro perché porta acqua agli accusatori, ovvero a quanti sospettano - e le agenzie d'investigazione e d'intelligence come detto - di un coinvolgimento del Cremlino nel voto di novembre. Tuttavia con le sparate pubbliche contro la Russia, seppur facessero parte del teatrino, Trump entra di nuovo in contraddizione pubblica con se stesso e accentua le perplessità sulla sua capacità di guidare un paese come gli Stati Uniti ed esercitare una leadership mondiale. Senza contare che questo dualismo , vero o apparente, nel l'atteggiamento verso Putin fornisce ai critici argomenti per adombrare la possibilità che il presidente americano sia condizionato a causa di segreti e passati rapporti d'affari con Putin.
Ma l'isolamento è stato ribadito sulla rottura per il clima come sulla volontà di contrapporsi alla Cina, con il risultato che quest'ultima si è ravvicinata a una Europa che cerca di ricostruirsi attorno a un perno forte come quello franco-tedesco che vuole approfittare della caduta di leadership americana. Le restrizioni alle importazioni di acciaio, paventate dal presidente Usa, sembrano allargare ulteriormente il fossato con il Vecchio Continente che vede anche con fastidio la volontà americana di fare da sponda alla Brexit. E non diversamente sono viste le posizioni Usa sul libero scambio ed equo, punti sui quali gli altri Paesi alleati e occidentali non sono disposti a transigere tanto da far dire alla Merkel che "le discussioni sono molto difficili" dando corpo a quanti prevedono come più che possibili vere e proprie guerre commerciali con gli Stati Uniti.
“We will respond with countermeasures if need be, hoping that this is not actually necessary. We are prepared to take up arms if need be.” (Jean-Claude Junker, Washington Post).E sul piano politico la situazione non è molto diversa: a parte un accordo-tregua con la Russia in Siria, ma talmente debole e aleatorio da non portare quasi ad alcun risultato concreto, sul Medio Oriente ci si muove con improvvisazione (la rottura fra i Paesi sauditi e il Qatar ne sono la prova) e la crisi con la Corea del Nord non sembra poter portare a svolte in tempi brevi, al di là di una dimostrazione muscolare. Del resto il guanto di sfida alla Cina lanciato dalla Casa Bianca non arriva al punto da poter ipotizzare uno scontro armato, se non nucleare, con Pechino.
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