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Migranti, aggiungi un posto a Como

Foto di Carlo Pozzoni dalla mostra Migrants
Foto di Mattia Vacca dalla mostra Migrants

Per l'Italia che si culla nei suoi stereotipi, nella sua politica il cui orizzonte spesso non arriva al metro lineare, può essere interessante vedere come dall'estero e soprattutto da oltre oceano la questione migranti viene vista. E in particolare risulta oltremodo di rilievo come una grande testata internazionale come il New York Times scenda a Como,
un luogo fra i più internazionali in quanto  a conoscenza mondiale, per leggere questo luogo del lusso e del turismo  secondo l'ottica del primo approdo dopo lo sbarco per i migranti, economici o fuggitivi dalle guerre che siano.

Ecco il reportage

Con il distacco giornalistico necessario e con l'alto apporto professionale che la testata richiede ma che si muove sui canoni dell'informazione anglosassone, il servizio prende in esame tutti i diversi protagonisti alla vigilia delle elezioni locali che hanno poi visto il centrodestra riprendersi la città. Una vittoria, quella conseguita dal medico  Mario Landriscina, che tra i suoi fattori di sostegno ha avuto la questione dei migranti che nell'estate scorsa in particolare hanno fatto esplodere il problema ammassandosi sulla frontiera con la Svizzera nel tentativo, poi risultato vano se non pochi fortunati, cdi raggiungere attraverso la Confederazione, il Nord Europa. Da quell'esperienza è nato un centro di accoglienza che però ha attirato gli strali del centrodestra nella sua campagna dai tratti xenofobi in particolare nella parte leghista e che adesso rischia di vedere il suo futuro più incerto proprio dopo la vittoria del centrodestra. Anche se, e ne sono tutti ben consci a partire dal primo cittadino eletto, che l'alternativa potrebbe essere proprio un ritorno al caos dell'estate 2016 con i giardini e la zona della stazione ferroviaria trasformati in un accampamento a cielo aperto. La situazione è diversa da allora e la struttura per fronteggiare improvvisi picchi è pronta, ma il timore resta (leggi qui).
 Una situazione che, se oggi è sfruttata dalla destra populista e razzista, allora mise in risalto anche l'altra Como, quella della solidarietà, dei gruppi che girano per la città a raccogliere i profughi allo sbando, delle parrocchie che talvolta sono entrate in conflitto con alcuni fedeli proprio per avere aperto le porte e a donne, bambini e giovani fuggiti dalla morte e della fame.

Le foto dell'emergenza 2016 raccolte in una mostra per aiutare chi sostiene di profughi

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