Il 14 novembre del 1960 Ruby Bridges entro a sei anni nella sua scuola di New Orleans scortata dai marshall federali, Fu la prima bimba afroamericana a entrare, tra gli insulti e i ritiri, in u an scuola solo per bianchi.
Il 29 settembre del 1962 uno studente nero, James Meredith, studente nero, entra nell'università più razzista del sud, a Oxford, nel Mississippi. Il presidente Kennedy mobilitò la guardia nazionale, fino a tremila soldati per far fronte alla attaglia di Oxford, due morti e decine di feriti per impedire al ragazzo nero di entrare nell'università per bianchi. Il via libero contro la segregazione gliela diede una corte federale e il presidente prese decisamente le parti dei discriminati. A costo di rischiare i voti del Sud.
Nei giorni scorsi a Verona una madre deve nascondere la sua bimba, scura di pelle, per paura del corteo dell'estrema destra contro gli immigrati.
Non sembra Italia, è troppo simili al Sud americano del Ku Klus Klan. Anche se a protestare, aa fornire carne da macello alla destra fascista sono poveri, famiglie convinte che le loro disgrazie di questi anno, che l'assenza di soldi e lavoro sia causata dai "neri" o dagli uomini e donne che arrivano dall'Est.
Ma anche nel Sud degli Usa era così. Eppure là un vero leader, un presidente di nome Kennedy ebbe il coraggio di sfidare l'ignoranza e la strumentalizzazione politica. Qui c'è un ministro che scarica il problema sulle spalle dei funzionari statali, un premier che ignora volutamente il problema - è pericoloso e non porta consensi e voti -, una società che delega alla polizia ogni soluzione. Dove sono i mediatori culturali, le strutture di accoglienza e sostegno che non siano in mano alle consorterie politiche, le scuole, i cosiddetti progressisti responsabili che con estremo coraggio, in molte realtà locali appoggiano le proteste?
Ecco Renzi non è Kennedy e lo si sapeva. Ma oggi potrebbe volare a Verona e portare a spasso per il centro quella bambina, condurla con sè in provincia di Treviso dove si sono bruciati i giacigli per i profughi, affrontare con lei le sfilate xenofobe. Così farebbe un leader che vuole passare alla storia, magari anche sconfitto alle urne. In nome die principi e non solo dei soldi. Così non farà Renzi.
Il 29 settembre del 1962 uno studente nero, James Meredith, studente nero, entra nell'università più razzista del sud, a Oxford, nel Mississippi. Il presidente Kennedy mobilitò la guardia nazionale, fino a tremila soldati per far fronte alla attaglia di Oxford, due morti e decine di feriti per impedire al ragazzo nero di entrare nell'università per bianchi. Il via libero contro la segregazione gliela diede una corte federale e il presidente prese decisamente le parti dei discriminati. A costo di rischiare i voti del Sud.
Nei giorni scorsi a Verona una madre deve nascondere la sua bimba, scura di pelle, per paura del corteo dell'estrema destra contro gli immigrati.
Non sembra Italia, è troppo simili al Sud americano del Ku Klus Klan. Anche se a protestare, aa fornire carne da macello alla destra fascista sono poveri, famiglie convinte che le loro disgrazie di questi anno, che l'assenza di soldi e lavoro sia causata dai "neri" o dagli uomini e donne che arrivano dall'Est.
Ma anche nel Sud degli Usa era così. Eppure là un vero leader, un presidente di nome Kennedy ebbe il coraggio di sfidare l'ignoranza e la strumentalizzazione politica. Qui c'è un ministro che scarica il problema sulle spalle dei funzionari statali, un premier che ignora volutamente il problema - è pericoloso e non porta consensi e voti -, una società che delega alla polizia ogni soluzione. Dove sono i mediatori culturali, le strutture di accoglienza e sostegno che non siano in mano alle consorterie politiche, le scuole, i cosiddetti progressisti responsabili che con estremo coraggio, in molte realtà locali appoggiano le proteste?
Ecco Renzi non è Kennedy e lo si sapeva. Ma oggi potrebbe volare a Verona e portare a spasso per il centro quella bambina, condurla con sè in provincia di Treviso dove si sono bruciati i giacigli per i profughi, affrontare con lei le sfilate xenofobe. Così farebbe un leader che vuole passare alla storia, magari anche sconfitto alle urne. In nome die principi e non solo dei soldi. Così non farà Renzi.
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