Tsipras ha vinto, la Grecia un po' meno, l'Europa ha perso, l'Italia... non pervenuta. Il socialista Schultz parla di "aiuti umanitari" e ciò la dice lunga sulla volontà di aiutare Atene ma anche di salvare l'Europa, ma anche sul livello di comprensione che le oligarchie di Bruxelles hanno della situazione del Vecchio Continente
Ovvero quasi nulla. Probabilmente ha ragione Andrea Bonanni su Repubblica di oggi il quale sostiene che parte delle cancellerie - quelle dei falchi in particolare - speravano nella vittoria del no per buttare fuori la Grecia e illudersi così che il problema sarà risolto: senza Atene- sarebbe il ragionamento - riaggiustiamo un po' il motore, stringiamo i vincoli con le economie più deboli - vedi Italia e i Paesi della fascia Sud -, li vincoliamo ancora di più con norme dettate dalle economie forti e intransigenti (norme fatte anche a loro favore) in modo da scongiurare altri colpi di testa stile Syriza, ed è tutto risolto. Visto anche che la Bce di Draghi è molto vicina a queste cancellerie e Draghi oggi ancora meno può far sospettare di agire per salvaguardare i conti italiani, a questo piano Francoforte non si potrebbe sottrarre. Ma a dispetto di questi calcoli, va detto che i mercati si muovono secondo altre logiche - quella del guadagno è la principale, ma anche quelle delle minori perdite -, che le questioni geopolitiche - Russia, Cina e perfino Turchia oggi sono disposti ad aprire alle ragioni di un'Atene indipendente - hanno un peso superiore a quanto si può calcolare, ma soprattutto che il "contagio" greco prima che economico è politico. Ovvero i popoli stanno si stanno orientando verso una sorta di Eurexit, il sogno di un'area di pensiero e libertà comuni si sta rapidamente appannando, la Germania torna ad essere la cattiva di turno, l'Est scivola verso il cinismo autoritario, l'Italia resta la solita della "pizza e mandolino" con conti allegri e poca affidabilità su alleanze e peso politico. Insomma la delusione o l'avversione verso l'illusione di quella che fu l'Europa dilagano rapidamente e con esse si estende il dubbio che vi siano altre politiche economiche possibili, non discriminanti e non inchinate agli altari dell'ineguaglianza, con le quali anche gli ultimi e i più deboli possono tornare a contare e i diritti possono ritrovare nuova cittadinanza. Il no greco pesa, eccome, E peserà. Angela, Matteo, Francois #statesereni
Ovvero quasi nulla. Probabilmente ha ragione Andrea Bonanni su Repubblica di oggi il quale sostiene che parte delle cancellerie - quelle dei falchi in particolare - speravano nella vittoria del no per buttare fuori la Grecia e illudersi così che il problema sarà risolto: senza Atene- sarebbe il ragionamento - riaggiustiamo un po' il motore, stringiamo i vincoli con le economie più deboli - vedi Italia e i Paesi della fascia Sud -, li vincoliamo ancora di più con norme dettate dalle economie forti e intransigenti (norme fatte anche a loro favore) in modo da scongiurare altri colpi di testa stile Syriza, ed è tutto risolto. Visto anche che la Bce di Draghi è molto vicina a queste cancellerie e Draghi oggi ancora meno può far sospettare di agire per salvaguardare i conti italiani, a questo piano Francoforte non si potrebbe sottrarre. Ma a dispetto di questi calcoli, va detto che i mercati si muovono secondo altre logiche - quella del guadagno è la principale, ma anche quelle delle minori perdite -, che le questioni geopolitiche - Russia, Cina e perfino Turchia oggi sono disposti ad aprire alle ragioni di un'Atene indipendente - hanno un peso superiore a quanto si può calcolare, ma soprattutto che il "contagio" greco prima che economico è politico. Ovvero i popoli stanno si stanno orientando verso una sorta di Eurexit, il sogno di un'area di pensiero e libertà comuni si sta rapidamente appannando, la Germania torna ad essere la cattiva di turno, l'Est scivola verso il cinismo autoritario, l'Italia resta la solita della "pizza e mandolino" con conti allegri e poca affidabilità su alleanze e peso politico. Insomma la delusione o l'avversione verso l'illusione di quella che fu l'Europa dilagano rapidamente e con esse si estende il dubbio che vi siano altre politiche economiche possibili, non discriminanti e non inchinate agli altari dell'ineguaglianza, con le quali anche gli ultimi e i più deboli possono tornare a contare e i diritti possono ritrovare nuova cittadinanza. Il no greco pesa, eccome, E peserà. Angela, Matteo, Francois #statesereni
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