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Coscienze migranti


Forse mai come sull'argomento migranti si sono diffuse in così poco tempo ipocrisie, falsità e strumentalizzazioni atte a sostenere il governo, l'Europa, chi ci specula e chi guadagna sulla lunga filiera di arrivi e ricollocamenti.

Ma alla fine una dato emerge su tutti: se siamo in emergenza (ma è tale o è la sensazione di emergenza che viviamo, opportunamente creata per favorire i traffici e gli interessi di cui sopra) di chi è la colpa, perché si è creata questa situazione?

Ecco una prima, interessante, analisi

Intanto qui una mappa delle migrazioni:


Gli ultimi dati dicono che il fenomeno è in lieve flessione, - 3,30%, 96 mila 438 al 7 agosto contro i 99 mila 727 dello scorso anno. A fare la differenza, una serie di fattori che convergono verso lo stesso punto: la stretta del governo sull'attività delle navi delle Ong, anche a seguito delle inchieste giudiziarie, con il protocollo di adesione disertato però dalla maggior delle organizzazioni maggiori, eccezion fatta per Save The Children e il Moas. Altro fattore fondamentale il diver so atteggiamento delle autorità libiche del governo di Tripoli le quali, dopo l'incontro del premier Al Serraj a Roma e nonostante le contraddittorie (ma strumentali) prese di posizione contro il "neocolonialismo" italiano, avrebbero dato un segnale di sovranità bloccando una parte dell'attività degli scafisti entro le acque territoriali, in modo da disinnescare fin da subito il diverso dispositivo navale che l'Italia sta  predisponendo. 

Fonte: Ministero dell'Interno

Il risultato parziale tuttavia potrebbe cambiare in pochi giorni se l'atteggiamento libico dovesse cambiare visto anche il livello di corruzione e tolleranza delle unità costiere libiche, sempre e solo quelle del governo Al Serraj, però. 
Il punto però, nonostante l'atteggiamento dell'opinione pubblica ormai eterodiretto verso una lettura "securitaria" è anche e soprattutto un altro: sia che i libici blocchino i barconi arrestando i profughi e confinandoli in campi di raccolta, sia che l'attività delle navi Ong sia per forza di cose ridotta, non siamo in presenza di un soggetto meramente produttivo e inanimato come una merce, ma parliamo di esseri umani. Considerato quindi che il fenomeno migratorio all'origine sfugge a ogni programmazione anche da parte degli schiavisti, quelli che non arrivano in Italia hanno solo due altre destinazioni: o i campi libici (veri lager dove alle condizioni sanitarie e di trattamento estremamente precarie si sommano violenze e prevaricazioni lontano dagli occhi di alcuna autorità occidentale o umanitaria, leggere qui e qui) o la morte silenziosa e nascosta nel mar Mediterraneo. 
Ecco quindi che è limitante e ipocrita chiudere in dibattito attorno alla vicenda della Iuventa (leggere qui) ed è vero che l'emergenza ha cominciato a decollare quando a Mare Nostrum l'Italia ha preferito l'operazione Triton a guida europea. Una scelta sciagurata e miope che ha portato gli atri Paesi europei aderenti a  fornire il loro sostegno ma solo per far approdare meglio i migranti sulla Penisola, chiudendo esplicitamente le loro frontiere. Contemporaneamente il cinismo europeo ha scaricato il fattore umanitario sulle navi delle Ong, sempre con la "garanzia" che le migliaia di uomini, donne e bambini finissero solo sulle coste italiane. Qui poi l'Italia ci ha messo del suo, con un'altra perla delle    catastrofiche gestioni di Alfano ministro (dell'Interno in quell'occasione): la dispersione dei migranti  sul territorio nazionale. Se il principio dei piccoli gruppi è giusto per garantire integrazione e gestione senza tensioni, è il modo in cui è stato attuato che si è rivelato criminale: 

Fonte: Ministero dell'Interno

oltre due terzi dei Comuni non ospita alcunché offrendo il destro alle fibrillazioni razziste che ormai pervadono anche i sindaci di centrosinistra; il problema dei dinieghi e delle imposizioni è stato scaricato sulle prefetture le quali alla fine ne hanno dato una interpretazione burocratica e securitaria trasferendo a loro volta il "problema" su un reticolo di cooperative e associazioni fulcro di affari speculativi sulla pelle di esseri umani e senza che vi sia, dal centro, alcuna garanzia/controllo sull'attuazione di reali programmi di integrazione/formazione. Con il risultato complessivo di trasformare un fenomeno sociale pur rilevante complesso come quello delle migrazioni, in un problema di sicurezza e invece che in un fattore di modernità culturale e crescita social-economica di un Paese  ancora troppo arretrato in materia. E che adesso, mal gliene colga, arretra anche sui principi di umanità e rispetto dei diritti umani . Uno Stato moderno e solidale avrebbe portato se stesso e l'Europa sulla strada dei corridoi umanitari ufficiali, unico modo per cancellare gli scafisti e modello esemplare di controllo e pianificazione dei ricollocamento affidati a un modello pubblico che in tale modo avrebbe tolto di mezzo le organizzazioni scafiste sulla terra, ovvero coop o finte tali. 
Il modello potrebbe essere quello suggerito da Milena Gabanelli attraverso uno studio di cinque mesi con esperti e parte della sua squadra di giornalisti. 


Il costo dell'affare di Stato  sarebbe di 2,2 mld all'anno oltre a 2 mld di avvio e organizzazione iniziale.

"Un sistema di accoglienza dove le cooperative e le associazioni hanno un ruolo di supporto e non più di gestione. Il tempo di permanenza dei migranti in questi luoghi non deve superare i 6 mesi, trascorsi i quali chi ha diritto a restare, munito di curriculum, viene trasferito in piccoli gruppi nei Comuni e, per quote, nel resto dei Paesi membri. Il costo che in cinque mesi di lavoro io e la mia squadra, insieme a esperti del settore, abbiamo stimato, sarebbe di circa 2 miliardi per la messa in abitabilità, e 2,2 miliardi l'anno per gestione e personale. La ricaduta sarebbe una maggiore percezione di sicurezza, oltre a una maggior disponibilità dei Comuni a farsi carico dell'integrazione, poiché le persone che arrivano sui loro territori sono solo quelle con diritto all'asilo, hanno imparato la lingua, un mestiere e conoscono le regole". (Milena Gabanelli su Huffington Post)
Cifre, quelle della Gabanelli, che sembrano astronomiche. Ma sono in sostanza, quanto si spende già ora, se non addirittura meno.
Nella lettera inviata alla Ue lo scorsso anno il ministro Padoan stima una spesa di  "3,3 miliardi di euro nel 2016 (al netto dei contributi Ue) e in 3,8 miliardi nel 2017 in uno scenario stabile. Ma se il flusso di arrivi dovesse crescere si potrebbe arrivare a 4,2 miliardi di euro".  Cifra quest'ultima che, visto l'andamento degli arrivi fino a giugno, probabilmente sarà raggiunta o addirittura superata.
Queste sono considerazioni solo economiche, ma il risultato del sistema educativo e d'integrazione sarebbe di certo ben più consistente e superiore a quanto sta avvenendo oggi.

Tuttavia la proposta Gabanelli non convince tutti ( leggere qui Open Migration) soprattutto nell'idea dei grandi centri perché volontari e Ong temono un bis dei Cie e dei Cara, centri di detenzione "illegale" i primi, centri di accoglienza temporanea finiti spesso nelle spire di mafie e affaristi. Un pericolo, tuttavia, che nella proposta Gabanelli verrebbe superato dalla gestione professionale dello Stato e dall'assunzione di operatori, nei tempi stretti di formazione e nel successivo ricollocamento in comuni secondo la logica dei piccoli gruppi che le ong e le associazioni di volontariato difendono.



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