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The Russian Candidate

In The Manchurian Candidate un ex soldato arriva al vertice degli Stati Uniti ma nel suo corpo è impiantato un microchip che permette a una oscura organizzazione di controllarlo. Finzione e tanta fantasia cinematografica. La realtà però
rischia di rincorrere la creatività cinematografica quando rivela sempre più contatti, ambigue contiguità, affari nascosti fra il cerchio magico di Trump, lo stesso presidente e ambienti diplomatici - ma più spesso spionistici - della Russia di Putin.
Dopo gli "incidenti" legati ai suoi collaboratori - uno per tutti Michael Flìynn, il generale designato consigliere per la sicurezza nazionale, poi ritiratosi, ma anche il ministro della Giustizia Jeff Simmons - ora tocca allo stesso presidente che avrebbe incontrato l'ambasciatore russo Sergey Ivanovich Kislyak durante la campagna elettorale. Il problema non è tanto nell'incontro - solo ora si ammette a denti stretti un breve incontro formale - ma il fatto che il presidente abbia negato proprio la circostanza. E si sa cosa significa in America mentire all'opinione pubblica o, peggio ancora, alle Camere.

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Un nuovo tassello quindi al castello di dubbi, indizi e strane coicindenze sulle quali si concentrano i dossier dell'Fbi  e della Cia (e la recente rivelazioni di Wikileaks sull'Agenzia fanno sospettare a molti un interesse convergente di Trump e Russia) aperti sullo stesso presidente, le influenze e i legami portati fin dentro la campagna elettorale e le strategie anti Hillary messe in atto da oscuri hacker i cui fili porterebbero fino a Mosca.

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