Così parlò Jeroen Dijsselbloem, al secolo presidente dell'Eurogruppo, l'organismo informale che riunisce i ministri dell'economia dei 19 Paesi Ue che hanno adottato l'euro,
e ministro delle Finanze del suo Paese, probabilmente in uscita dopo la sconfitta pesantissima subita dal suo partito laburista.
Dijsselbloem (ritenuto un "falco" sulla disciplina economica dell'Unione) ha smentito di averlo detto in riferimento a Stati dell'Europa meridionale, nella fattispecie Italia, Spagna, Portogalo, Grecia. I quali, ovviamente, sono stati fra i più duri con il ministro chiedendone le dimissioni. Al suo fianco invece solo la Germania del suo collega Wolfang Schauble.
Ma al di là del gioco - perché di tale si tratta - dell'indignazione a comando, bisogna chiedersi: ha ragione Jeroen Dijsselbloem?
A parte l'amor di Stato e andando al di là delle parole fini a se stesse e venate di razzismo e sessismo, va riconosciuto che l'Olandese (s)Parlante aveva ragione. Nella sua ottica, naturale, che è quella di un'etica di governo protestante, del Nord Europa. Altra invece è la lettura politica dell'austerità, dottrina ultraliberista e centralista, che ha dimostrato di non funzionare o meglio, di aver funzionato solo per una ristretta base di più ricchi.
Prendiamo l'Italia. Sono dieci anni che, nelle premesse del Def e della legge di stabilità o di bilancio, si afferma che il debito pubblico si dovrebbe abbassare e poi ciò non avviene. Anzi da sotto i 100 punti del rapporto debito/Pil di circa dieci anni fa ora siamo arrivati a quota 133 e oltre. Abbiamo ottenuto 19 mld di flessibilità dall'Europa e abbiamo preso a pretesto terremoto e immigrati per chiederne ancora a fronte di tagli irrisori nei privilegi di caste e popolazione abbiente . Non riusciamo a liberarci dalla corruzione, anzi va sempre peggio, e non variamo neppure una legge sulla concorrenza degna di questo nome. I 3,4 mld che l'Europa vuole per rientrare nel rapporto deficit/Pil promesso alla fine saranno raccolti con i soliti aumenti di benzina e sigarette (basterebbe tagliare dello 0,4% la spesa improduttiva su un totale di 827 mld) , mentre la nostra crescita arriverà a mala pena all'1%, la più bassa dell'Eurozona. E forse siamo solo all'inizio (leggere qui per capire quanto altro ci aspetta) mentre a fine anno termine il Qe della Bce e saranno dolori.
e ministro delle Finanze del suo Paese, probabilmente in uscita dopo la sconfitta pesantissima subita dal suo partito laburista.
“Non puoi spendere tutti soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto”L'uscita, all'interno di una intervista, ha sollevato la rivolta in mezza Europa e soprattutto nei Paesi del Sud che si sono sentiti chiamati in causa dalle parole dell'olandese. Anche se
Dijsselbloem (ritenuto un "falco" sulla disciplina economica dell'Unione) ha smentito di averlo detto in riferimento a Stati dell'Europa meridionale, nella fattispecie Italia, Spagna, Portogalo, Grecia. I quali, ovviamente, sono stati fra i più duri con il ministro chiedendone le dimissioni. Al suo fianco invece solo la Germania del suo collega Wolfang Schauble.
Ma al di là del gioco - perché di tale si tratta - dell'indignazione a comando, bisogna chiedersi: ha ragione Jeroen Dijsselbloem?
A parte l'amor di Stato e andando al di là delle parole fini a se stesse e venate di razzismo e sessismo, va riconosciuto che l'Olandese (s)Parlante aveva ragione. Nella sua ottica, naturale, che è quella di un'etica di governo protestante, del Nord Europa. Altra invece è la lettura politica dell'austerità, dottrina ultraliberista e centralista, che ha dimostrato di non funzionare o meglio, di aver funzionato solo per una ristretta base di più ricchi.
Prendiamo l'Italia. Sono dieci anni che, nelle premesse del Def e della legge di stabilità o di bilancio, si afferma che il debito pubblico si dovrebbe abbassare e poi ciò non avviene. Anzi da sotto i 100 punti del rapporto debito/Pil di circa dieci anni fa ora siamo arrivati a quota 133 e oltre. Abbiamo ottenuto 19 mld di flessibilità dall'Europa e abbiamo preso a pretesto terremoto e immigrati per chiederne ancora a fronte di tagli irrisori nei privilegi di caste e popolazione abbiente . Non riusciamo a liberarci dalla corruzione, anzi va sempre peggio, e non variamo neppure una legge sulla concorrenza degna di questo nome. I 3,4 mld che l'Europa vuole per rientrare nel rapporto deficit/Pil promesso alla fine saranno raccolti con i soliti aumenti di benzina e sigarette (basterebbe tagliare dello 0,4% la spesa improduttiva su un totale di 827 mld) , mentre la nostra crescita arriverà a mala pena all'1%, la più bassa dell'Eurozona. E forse siamo solo all'inizio (leggere qui per capire quanto altro ci aspetta) mentre a fine anno termine il Qe della Bce e saranno dolori.
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