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Allo stato è Unione



"Da ora in poi l'America sarà guidata dalle nostre aspirazioni, non oppressa dalle nostre paure". Parla di speranza e perde i toni cupi dei suoi primi giorni di presidenza di propaganda Donald Trump. Nel suo discorso sullo Stato
dell'Unione spiazza le attese e fa un discorso da moderato, anche un po' inclusivo quando chiama anche i Dem alla collaborazione. Passo indietro sul Muslim Ban ma non sulla sicurezza contro il terrorismo che è solo Islamico per lui. "Stiamo prendendo misure forti per proteggere il nostro Paese dal terrorismo radicale islamico. Non è compassione ma incoscienza permettere un ingresso incontrollato da luoghi dove non esistono controlli adeguati" ha ribadito con riferimento all'Europa.


Dando fondo alla consueta retorica ad uso dei media, del popolo più abbordabile e degli ospiti (ad esempio della vedova del Seals morto nella sua prima operazione ordinata nello Yemen) ha parlato più all'America profonda confermando e rivendicando l'adesione alle sue promesse: quindi grandi investimenti nel più grande piano per le infrastrutture dai tempi di Roosevelt, aumento dei salari e meno disoccupati, grandi tagli fiscali e detrazioni per la classe media, un sistema sanitario meno caro di fronte allo sprofondamento dell'Obamacare, come ha accusato,ha rivendicato l'aumento delle spese militari ma in funzione della sicurezza USA più che a quella del mondo, ma ha anche confermato le alleanze storiche.

Articoli precedenti: Trump verso il Congresso 

Trump sta tentando di diventare presidente? Forse, ma non è difficile capire la strategia "del poliziotto buono e di quello cattivo ": grandi affermazioni nei momenti istuzionali "alti", quando deve anche tenersi buono il partito in ebollizione, provocazioni e radicalità nel quotidiano attraverso i social media.


Ma l'agenda ultra conservatrice e reazionaria non cambia, quella sarà applicata e i fatti e i conti si faranno presto. Non con un discorso che resta tale: come Trump si dimostra anticonvenzionale tutti i giorni, così è anche nei momenti istituzionali e li usa come tali. La realtà è un'altra cosa.

Articoli precedenti: Il trumpismo e i pericoli

"Il tempo delle battaglie futili è alle nostre spalle. Il tempo del pensare in piccolo è finito. Da questo momento in poi l'America sarà spinta dalle nostre aspirazioni e non bloccata dalle nostre paure. Sono qui per un messaggio di forza e unità che arriva dal profondo del mio cuore". Quale cuore, quello che batte per Bannon?

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  Photo by  Abhinav Bhardwaj  on  Unsplash Rieccomi… felice di rivedervi. Grazie per aver letto Umberto’s Substack! Iscriviti gratuitamente per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro. Iscritto Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80). Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo. Ebbene, abbiamo sbagliato tutti. Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto. Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan- Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che...