Almeno adesso spuntano le prove, o almeno sembrano tali: la Cia spia tutto e tutti, il sospetto di decenni è ora confermato sulla base delle più moderne tecnologie. In sostanza
9 mila file supersegreti violati e rivelati da Wikileaks per provare che la Cia ha una struttura parallela, con ampie e decisive ramificazioni in Europa, per sorvegliare tutto e tutti a cominciare dall'Internet delle Cose.
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Wikileaks ha occultato i nomi degli agenti coinvolti e la natura delle cyber-armi tecnologiche che potrebbero riservare agli Stati Uniti la supremazia in caso di guerra. La prudenza di Wikileaks è volta ad evitare nuove accuse di aver compromesso la sicurezza nazionale, ma certo le rivelazioni sono massicce e pongono l'agenzia con le spalle al muro, anche perché questa attività sarebbe stata pianificata e attuata con il pieno consenso di tutti i dirigenti.
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E la politica? sapeva? Ecco il punto nodale: la Casa Bianca, ovvero Obama, sapeva? E se ne era al corrente, vorrebbe dire che il presidente più progressista sapeva che l'agenzia può sorvegliare qualsiasi nel mondo addirittura entrando nel software del televisione di casa che, a questo punto, diventa lo spione capace di percepire quel che si dice nell'intimità del salotto o addirittura della camera da letto. Un guaio non di poco conto dunque, ma forse uscito non del tutto a caso, almeno nella tempistica: proprio quando lo scontro con Trump è al massimo, quando la Cia ha o avrebbe in mano le prove di una connection imbarazzante e pericolosa fra Trump, il suo cerchio magico, alcuni suoi minstri e l'ex nemico, la Russia di Putin.
Una Cia sotto accusa fa comodo al nuovo presidente e alla sua difesa, il programma di spionaggio così esteso da penetrare tv di casa, i cellulari - anche quelli più ostici - gli iPad e i pc può essere facilmente ribaltato sul passato inquilino della Casa Bianca. Ma anche sull'America che oggi vuole combattere con maggior decisione - pare strano ma Trump insiste su questo punto - il terrorismo, un'America che ha un bisogno disperato di questi sistemi di controllo globale e di armi per la cyberguerra e per affrontare e sgominare l'Isis.
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L'obbiettivo di Wikileaks è e dovrebbe essere una società aperta, trasparente che non sembra proprio l'obiettivo di Trump: se la politica volesse cogliere il senso reale della denuncia, dovrebbe muoversi per impedire questi abusi della Cia. Siamo sicuri che Trump si muoverà in questo senso?
9 mila file supersegreti violati e rivelati da Wikileaks per provare che la Cia ha una struttura parallela, con ampie e decisive ramificazioni in Europa, per sorvegliare tutto e tutti a cominciare dall'Internet delle Cose.
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Wikileaks ha occultato i nomi degli agenti coinvolti e la natura delle cyber-armi tecnologiche che potrebbero riservare agli Stati Uniti la supremazia in caso di guerra. La prudenza di Wikileaks è volta ad evitare nuove accuse di aver compromesso la sicurezza nazionale, ma certo le rivelazioni sono massicce e pongono l'agenzia con le spalle al muro, anche perché questa attività sarebbe stata pianificata e attuata con il pieno consenso di tutti i dirigenti.
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Una Cia sotto accusa fa comodo al nuovo presidente e alla sua difesa, il programma di spionaggio così esteso da penetrare tv di casa, i cellulari - anche quelli più ostici - gli iPad e i pc può essere facilmente ribaltato sul passato inquilino della Casa Bianca. Ma anche sull'America che oggi vuole combattere con maggior decisione - pare strano ma Trump insiste su questo punto - il terrorismo, un'America che ha un bisogno disperato di questi sistemi di controllo globale e di armi per la cyberguerra e per affrontare e sgominare l'Isis.
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