Donald Trump impara cos'è la politica, molto diversa dalla conduzione di un'azienda propria detenuta con il 51%. Impara a sue spese e il conto, stavolta, è davvero pesante. Più ancora di tutte le gaffe,
i fallimenti incontrati nella designazione della squadra di governo, negli indicenti diplomatici e in quelli spionistici. Impara che anche uno dei suoi punti di forza, che gli ha portato milioni di voti, quell'abolizione dlel'Obamacare del suo predecessore, la riforma sanitaria che allargava la platea degli assistiti seppure con la sottoscrizione obbligatoria di una polizza, ebbene quel punto di forza ora si è rivelato un punto di debolezza.
E così Trump è stato costretto a ritirare il suo progetto di riforma sanitaria. Quel che è peggio è che non ha dovuto cedere di fronte alla pur coriacea resistenza democratica al Congresso, ma per la ribellione del suo stesso partito. Dell'ala destra, per di più. Infatti il presidente è stato bloccato dagli ultraconservatori del Freedom Caucus che vogliono ancora meno vincoli e più libertà per i cittadini di scegliersi quali cure da farsi assicurare. Non sono bastati gli ultimatum presidenziali attraverso lo speaker repubblicano alla Camera Paul Ryan, i richiami alle conseguenze - i dissidenti sono stati avvertiti che sarebbe rimasto l'Affordable Care Act approvato sette anni fa
Del resto ad affondare la controriforma hanno contribuito in egual misura i repubblicani più radicali del Freedom Caucus ma anche quelli più moderati: fra i due gruppi si ì scavato un fossato ideologico - come l'ha definito il Washington Post - difficilmente colmabile. I moderati infatti temevano i costi politici dell'abolizione dell'Obamacare, c'è al proposito uno studio accurato del Cbo (Congressional Bureau Office) secondo il quale 24 milioni di americani perderebbero la copertura sanitaria entro il 2026 e 14 milioni addirittura entro il 2018, anno delle elezioni di medio termine. I calcoli dicono che in media circa 55 mila persone avrebbero perso l'assicurazione in ciascuno del 435 distretti, un numero sufficiente per mettere in discussione o causare decisamente la sconfitta per molti rappresentanti repubblicani.
Nel gioco del Gop (Grand Old party) inoltre hanno giocato le resistenze verso la presidenza Trump, in particolare dei notabili del partito e dei grandi controllori del voto che hanno sempre visto con orrore la scalata del tycoon prima alla candidatura poi alla Casa Bianca. Tutti esponenti che non hanno perso l'occasione per infliggere il primo duro colpo parlamentare alla politica di riforme radicali promesse da Trump. Il primo grosso fallimento che si aggiunge alla conferma delle indagini dell'Fbi sui legami fra uomini del team presidenziale e la Russia e forse addirittura con gli hacker che avrebbero influito sulla sconfitta di Hillary Clinton, alle ripetute difficoltà che hanno gli uomini indicati per le varie istituzioni a superare il vaglio delle commissioni.
Stavolta non basterà un tweet o una fake news per smentire il duro colpo subito dalla Casa Bianca, solo il primo peraltro.
Documentazione
Leggere anche qui e qui
Ma anche qui e qui Krugman
i fallimenti incontrati nella designazione della squadra di governo, negli indicenti diplomatici e in quelli spionistici. Impara che anche uno dei suoi punti di forza, che gli ha portato milioni di voti, quell'abolizione dlel'Obamacare del suo predecessore, la riforma sanitaria che allargava la platea degli assistiti seppure con la sottoscrizione obbligatoria di una polizza, ebbene quel punto di forza ora si è rivelato un punto di debolezza.
E così Trump è stato costretto a ritirare il suo progetto di riforma sanitaria. Quel che è peggio è che non ha dovuto cedere di fronte alla pur coriacea resistenza democratica al Congresso, ma per la ribellione del suo stesso partito. Dell'ala destra, per di più. Infatti il presidente è stato bloccato dagli ultraconservatori del Freedom Caucus che vogliono ancora meno vincoli e più libertà per i cittadini di scegliersi quali cure da farsi assicurare. Non sono bastati gli ultimatum presidenziali attraverso lo speaker repubblicano alla Camera Paul Ryan, i richiami alle conseguenze - i dissidenti sono stati avvertiti che sarebbe rimasto l'Affordable Care Act approvato sette anni fa
"remains the law of the land... We're going to be living with Obamacare for the foreseeable future"perfino il ricatto sul fatto che chi avesse votato no avrebbe dovuto rispondere davanti al proprio elettorato. Nulla da fare, I repubblicani avrebbero potuto permettersi fino a 21 no, ma la quota di no era data a 36, troppo per permettersi una sonora bocciatura. Così Trump e Ryan hanno deciso di ritirare il progetto.
Del resto ad affondare la controriforma hanno contribuito in egual misura i repubblicani più radicali del Freedom Caucus ma anche quelli più moderati: fra i due gruppi si ì scavato un fossato ideologico - come l'ha definito il Washington Post - difficilmente colmabile. I moderati infatti temevano i costi politici dell'abolizione dell'Obamacare, c'è al proposito uno studio accurato del Cbo (Congressional Bureau Office) secondo il quale 24 milioni di americani perderebbero la copertura sanitaria entro il 2026 e 14 milioni addirittura entro il 2018, anno delle elezioni di medio termine. I calcoli dicono che in media circa 55 mila persone avrebbero perso l'assicurazione in ciascuno del 435 distretti, un numero sufficiente per mettere in discussione o causare decisamente la sconfitta per molti rappresentanti repubblicani.
Il retroscena di un accordo fallito nel Gop
Nel gioco del Gop (Grand Old party) inoltre hanno giocato le resistenze verso la presidenza Trump, in particolare dei notabili del partito e dei grandi controllori del voto che hanno sempre visto con orrore la scalata del tycoon prima alla candidatura poi alla Casa Bianca. Tutti esponenti che non hanno perso l'occasione per infliggere il primo duro colpo parlamentare alla politica di riforme radicali promesse da Trump. Il primo grosso fallimento che si aggiunge alla conferma delle indagini dell'Fbi sui legami fra uomini del team presidenziale e la Russia e forse addirittura con gli hacker che avrebbero influito sulla sconfitta di Hillary Clinton, alle ripetute difficoltà che hanno gli uomini indicati per le varie istituzioni a superare il vaglio delle commissioni.
Stavolta non basterà un tweet o una fake news per smentire il duro colpo subito dalla Casa Bianca, solo il primo peraltro.
Documentazione
Leggere anche qui e qui
Ma anche qui e qui Krugman
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