Passa ai contenuti principali

Trump, i conti non tornano

Al suo primo budget Donald Trump già sterza ed esce di strada. I conti non tornano sotto diversi punti di vista, sia su quello dei tagli che, ancora di più sulle coperture.Questo dimostra quanto sarà difficile per il neopresidente mantenere le promesse - esagerate - rivolte al suo elettorato e quanto Trump finisca per privilegiare, sempre e comunque, chi in America ha già molto.
Perdendo per strada l'ex ceto medio, che sperava in suo recupero, che i lavoratori, in particolare bianchi, che hanno creduto nel miliardario laddove questi ha promesso loro di far marcia indietro della globalizzazione, sulle tasse e sulla delocalizzazione delle industrie.
Qui il New York Times spiega i punti deboli del bilancio presentato da Trump. E The Economist si focalizza sui punti più eclatanti, sui tagli più profondi (la spesa sanitaria dell'Obamacare è nel mirino),
Questo il sondaggio sulla "popolarità" di tagli al programma MedicAid
quei 616 miliardi di dollari in mano in 10 anni che dovrebbero e potrebbero cambiare il volto all'America, con una massa di poveri/impoveriti da un lato e un piccolo gruppo, sempre più sparuto, di super ricchi dall'altro. Ben 143 miliardi di dollari in meno ai sussidi per gli studenti, 272 in meno al programma per le famiglie povere con bambini, 72 miliardi in meno a chi non può lavorare. E così via, con il contemporaneo  aumento delle spese militari. Secondo il segretario al Tesoro Steven Mnuchin il piano si autofinanzierà con la crescita (un "fantastico" 3 per cento), ma tutti i precedenti dimostrano che non è mai accaduto.  Vi è anche un errore concettuale e matematico nelle previsioni: le eventuali entrate generale dal 3% dovrebbero compensare intagli fissati nel piano. Ma poi gli eventuali 2,1 trilioni di eventuali entrate dovrebbero andare a compensare il decifit.
The administration also makes an even more basic accounting error in its tax plan: It assumes that revenue generated through increased economic growth can both offset the cost of the tax plan and also reduce the deficit. In other words, the tax plan already uses any revenue generated through increased growth to offset cuts in the plan. But then the White House uses the same money, which totals up to $2.1 trillion, to reduce the deficit. This is as if a consumer decides to use a $100 salary bonus to pay a $100 cable bill and make a $100 car payment using the same money. In fact, of the $5.6 trillion in total savings, as much as 38 percent may come from this double-counting of revenue. (Danny Vidik su Politico)

Non solo, pur con i tagli si va prevedere in bilancio un spesa in deficit: e se si considera che, prevedendo anche un piano fiscale che porta la tassazione delle società al 15% - il che significa 2,4 trilioni di dollari in meno in 10 anni -  con l'invecchiamento della popolazione e salvaguardando assistenza sanitaria, interessi e spesa per le pensioni si dovrebbe tagliare su tutto il resto, si comprende come il bilancio previsto dall'amministrazione ha qualcosa di "fantastico", di irreale. O di grande imbroglio. Ma anche di scarsa lungimiranza e nessuna profondità politico-culturale: basta leggere nel pezzo citato dell'Economist la relazione fra la crescita dei sussidi per invalidità (il 5% della popolazione in età di lavoro, il doppio rispetto al 1990, con un peso non indifferente nell'invecchiamento della forza lavoro) e la presenza di maggiore disoccupazione (funzionano anche in America - contrariamente a quanto si è portati a credere- come un ammortizzatore sociale e i controlli hanno dimostrato l'assenza significativa di frodi ) e quanto politiche sociali adeguate potrebbero attenuare l'impatto.

Commenti

Post popolari in questo blog

WEF Davos 2019 - Giorno 1

Al via Il World Economic Forum di Davos, senza gli Stati Uniti e con l'ombra sovranista che incombe in particolare sul Vecchio Continente mentre nel contempo sembra attenuarsi la concezione globalista che è il topic dello stesso Wef.

Quale pace?

Bisogna intendersi sulle parole e sulla propaganda. Troppa quest'ultima nei due anni di guerra a Gaza. In ogni caso il piano Trump è approssimativo, aperto a mille interpretazioni. E arriva tardi

Il declino trumpiano

  Photo by  Abhinav Bhardwaj  on  Unsplash Rieccomi… felice di rivedervi. Grazie per aver letto Umberto’s Substack! Iscriviti gratuitamente per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro. Iscritto Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80). Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo. Ebbene, abbiamo sbagliato tutti. Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto. Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan- Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che...