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Il Donald alla Casa Bianca. Duck


Probabilmente ha ragione The Atlantic quando in un articolo Peter Beinart esordisce così:
"La cattiva notizia è che Donald Trump è il presidente più incompetente della storia moderna americana. La buona notizia è che Donald Trump è il presidente più incompetente della storia moderna americana. E' stato troppo incompetente per capire il proprio disegno di legge di assistenza sanitaria, o di descrivere con precisione la direzione in cui la “armada” progettata per intimidire la Corea del Nord si stava dirigendo, o se stesso trattenersi dal divulgare informazioni altamente riservate al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e all'ambasciatore russo Sergei Kislyak . Ma è anche troppo incompetente, a quanto pare, per distruggere la democrazia liberale". (Qui il pezzo completo)
Dopo l'uno-due sulla divulgazione di notizie classificate e la rivelazione in un memo di Comey sulle pressioni esercitate sullo stesso Comey, quando era ancora alla testa dell'Fbi, per insabbiare l'inchiesta sui rapporti tra Michael Flynn e la Russia, per il presidente e la sua amministrazione i tempi si fanno oscuri e difficili. Lo staff presidenziale si sente sotto assedio e nei corridoi della Casa Bianca come in quelli del Dipartimento di Stato e nelle alte stanze legate ai repubblicani trumpiani, ci si chiede quale sarà il prossimo passo. O il prossimo obbiettivo. O il prossimo incidente del presidente. Ma potrebbe andare anche peggio, perché nella frustrazione del personale, di chi ha creduto o crede ancora nel presidente, proprio il comportamento di quest'ultimo comincia a strappare il velo patriottico e militante. Sono sempre di più, di conseguenza, i membri dello staff che contattano i giornalisti e forniscono loro le informazioni riservate sull'esecutivo e le sue mosse.
Il risultato è che l'amministrazione è in pieno caos e in paranoia su cosa potrà succedere. Questo pezzo del Washington Post descrive in maniera efficace l'aria che si respira attorno a un presidente che fatica ad ascoltare, che senza esperienza militare o politica non riesce ad osservare i protocolli di sicurezza, che non legge i report delle diverse agenzie e quelli che gli preparano i membri del suo staff perché "troppo lunghi" mentre lui preferisce riassunti, scanditi da punti e grafici. Come un manager, ma non come un presidente degli Stati Uniti.
Ma non sono solo i "trumpiani" ad essere preoccupati. Infatti nel partito repubblicano aumenta il numero dei parlamentari che si chiedono come finirà e se gli "incidenti" del presidente non finiranno per trascinare tutti a fondo. Così adesso, sul caso Comey, il Congresso vuole il memo e le eventuali registrazioni, quelle a cui ha fatto riferimento il presidente con l'intento di minacciare l'ex capo dell'Fbi.


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  Photo by  Abhinav Bhardwaj  on  Unsplash Rieccomi… felice di rivedervi. Grazie per aver letto Umberto’s Substack! Iscriviti gratuitamente per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro. Iscritto Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80). Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo. Ebbene, abbiamo sbagliato tutti. Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto. Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan- Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che...