Ce l'ha fatta e annuncia una rivoluzione liberal-tecnocratica per la 'Europa. Una rifondazione, in chiave franco tedesca ovviamente. Come ai bei tempi, tanto più che adesso non ci sono più i britannici tra i piedi a pretendere tutto e a dare quanto conveniva alla Corona.
Emmanuel Macron ha vinto la scommessa sua e quelle delle elite se va bene social-liberali pronte a riformare sì la Ue ma in senso ancora più liberistico eliminando quanto ancora rimane del sistema di welfare e diritti, del lavoro in primis, della socialdemocrazia arrivando perfino a incidere sul sistema della governance - quindi le riforme istituzionali, governi maggioritari e semipresidenziali, decisionisti senza il bilanciamento dei poteri parlametari e dei principali organi statali - a Bruxelles come in ogni altra capitale. In altri termini la 'Europa sarà a bi-trazione, non più la sola locomotiva tedesca a trainare in senso economico tutti gli altri, ma anche nella concezione finanziaria e fiscale. Saranno in due a decidere, Francia e Germania con il più giovane Macron e le sue truppe d'assalto under 30 a mirare alla messa in discussione della un po' usurata cancelliera.
Ecco chi è veramente Macron
Laprima prova, prossima, imminente sarà un'altra Loi Travail (vedere qui), più liberista, che rende il mercato del lavoro ancora più flessibile e quindi precario e i costi per le imprese spostati eventualmente sullo Stato.
L'unica possibilità che questo disegno rallenti o s'inceppi è affidato a due fattori: uno, che le elezioni legislative di giunto consegnino un Parlamento non in mano in toto a Macron ma che siano necessarie alleanze così da consegnare alla Francia un presidente dai ridotti potere effettivi; in secodo luogo, la forte opposizione sociale e di piazza, che nel recente passato era riassorbita dalla nuova posizione socialista, e ora potrebbe trovare in Melenchon o nello stesso Hamon o in altri dirigenti della sinistra del Ps i punti di riferimento ideali per riaccostarsi ai ceti popolari Messi ai margini (o vittime) dalla politica macroniana. Un'idea di come è da dove questa opposizione al disegno del nuovo presidente e alla restaurazione europea potrà ripartire la si può avere da questa analisi socio-zonale del voto.
Il "terzo turno" in strada si sta già preparando ed una sfida che Macron dovrà affrontare contro la maggioranza del suo Paese (non va dimenticata la sua percentuale del primo turno e soprattutto il prevalere dell'elettorato "critico"). In questo pezzo di Politico si spiega bene la scommessa politica dell'ambizioso presidente in una Francia dove, nonostante tutto e nonostante ciò che scrive una pubblicistica iperliberista, il sistema pubblico e anche l'impresa vanno molto meglio che non nel resto d'Europa.
Emmanuel Macron ha vinto la scommessa sua e quelle delle elite se va bene social-liberali pronte a riformare sì la Ue ma in senso ancora più liberistico eliminando quanto ancora rimane del sistema di welfare e diritti, del lavoro in primis, della socialdemocrazia arrivando perfino a incidere sul sistema della governance - quindi le riforme istituzionali, governi maggioritari e semipresidenziali, decisionisti senza il bilanciamento dei poteri parlametari e dei principali organi statali - a Bruxelles come in ogni altra capitale. In altri termini la 'Europa sarà a bi-trazione, non più la sola locomotiva tedesca a trainare in senso economico tutti gli altri, ma anche nella concezione finanziaria e fiscale. Saranno in due a decidere, Francia e Germania con il più giovane Macron e le sue truppe d'assalto under 30 a mirare alla messa in discussione della un po' usurata cancelliera.
Ecco chi è veramente Macron
Laprima prova, prossima, imminente sarà un'altra Loi Travail (vedere qui), più liberista, che rende il mercato del lavoro ancora più flessibile e quindi precario e i costi per le imprese spostati eventualmente sullo Stato.
L'unica possibilità che questo disegno rallenti o s'inceppi è affidato a due fattori: uno, che le elezioni legislative di giunto consegnino un Parlamento non in mano in toto a Macron ma che siano necessarie alleanze così da consegnare alla Francia un presidente dai ridotti potere effettivi; in secodo luogo, la forte opposizione sociale e di piazza, che nel recente passato era riassorbita dalla nuova posizione socialista, e ora potrebbe trovare in Melenchon o nello stesso Hamon o in altri dirigenti della sinistra del Ps i punti di riferimento ideali per riaccostarsi ai ceti popolari Messi ai margini (o vittime) dalla politica macroniana. Un'idea di come è da dove questa opposizione al disegno del nuovo presidente e alla restaurazione europea potrà ripartire la si può avere da questa analisi socio-zonale del voto.
Il "terzo turno" in strada si sta già preparando ed una sfida che Macron dovrà affrontare contro la maggioranza del suo Paese (non va dimenticata la sua percentuale del primo turno e soprattutto il prevalere dell'elettorato "critico"). In questo pezzo di Politico si spiega bene la scommessa politica dell'ambizioso presidente in una Francia dove, nonostante tutto e nonostante ciò che scrive una pubblicistica iperliberista, il sistema pubblico e anche l'impresa vanno molto meglio che non nel resto d'Europa.
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