entro l'8 febbraio andrà trovata un'intesa complessiva che comprenda una soluzione per i Dreamers, i circa 800 mila figli d'immigrati arrivati illegalmente negli Usa e anche sul programma di assistenza sanitaria ai bambini più poveri CHIP. In particolare per quest'ultimo è stato deciso di finanziarlo per i prossimi sei anni, anche se c'è da risolvere il problema dei quattro mesi precedenti visto che il programma è scaduto il 30 settembre. E va risolto anche il problema dei finanziamento dei centri sanitari per chi ha redditi bassi i quali rischian o di perdere, senza un impegno del Congresso, 3,6 mld. E se le intese saltano tutto torna in alto mare.
L'opinione: i Dem hanno fatto bene
L'opinione: I Dem hanno perso
Alla mezzanotte si sono spente le luci su ampi settori del governo federale. E' lo shutdown, ovvero lo stop imposto dal fatto che il Congresso non ha deliberato su budget annuale da attribuire all'amministrazione federale per mandare avanti molti servizi e agenzie, dall'educazione, ai trasporti, alla difesa fino alla sicurezza nazionale.
In sostanza, visto che il braccio di ferro tra Democratici e Repubblicani, pur vicini a un accordo, non ha prodotto risultati alla mezzanotte del venerdì, è scattato lo stop. Migliaia, decine, centinaia di migliaia di dipendenti pubblici resteranno a casa in una sorta di congedo non retribuito. In genere nel giro di qualche giorno o anche meno la situazione viene risolta, ma i disagi in molti settori si fanno avvertire. Anche se sono molti coloro che sono esentati: o perché i loro dipartimenti, agenzie o altro non dipendono dai fondi federali o per la natura del servizio strettamente legato alla salute umana, alla sicurezza, a servizi essenziali: in quest'ultimo caso gli esentati dovranno comunque lavorare anche se la paga per i giorni interessati arriverà quando ci sarà il via libera del Congresso.
Leggere qui le spiegazioni di cos'è lo shutdown e chi coinvolge sul Washington Post
Tratto da The Washington Post
La questione è dunque molto più politica di ciò che appare. E in questo caso, con le mosse di Trump dietro le quinte, ancora di più del passato. Intanto non accadeva dal 2013, ma la singolarità è che lo stop al governo intero arriva quando lo stesso partito della presidenza guida le due Camere. Eppure è accaduto, anche perché al Senato per il via libera al budget servono 60 voti: i repubblicani ne hanno solo 51 e il Democratici su questo gap hanno innestato la battaglia per ottenere le garanzie e i finanziamenti ai programmi dell'immigrazione, cavallo di battaglia di Trump. In particolare al centro vi sono le questioni in discussione in questi giorno, ovvero il rifinanziamento del programma per i "sognatori", i figli di immigrati clandestini, senza il quale questi nuovi americani potrebbero dover essere rimpatriati.
Il sondaggio del Washington Post
Inutilmente nei giorni scorsi si è cercata una mediazione con l'ala moderata del Gop disponibile, ma senza alcun risultato di fronte alla intransigenza della Casa Bianca. E per ora, non è passata neppure l'idea di un disegno di legge per allungare di qualche settimana l'approvazione del finanziamento allo stato federale, in modo da trovare un punto d'incontro fra le parti.
Il punto: The Washington Post
L'impasse, del resto, corrisponde alla strategia a breve e alle caratteristiche della presidenza Trump. Appena scatto lo shutdown il presidente ha accusato i Dem di voler bloccare lo stato e soprattutto di preferire gli immigrati ai militari. Unita alla sua "benedizione" diretta alla marcia anti-aborto, il presidente mira a consolidare a stringere attorno a se la sua base, quella fetta ultra-conservatrice che l'ha portato a Washington. Una strategia che potrebbe avere anche qualche successo per ché se è vero che alla fine i disagi per lo stop saranno relativi (la chiusura ai visitatori della Statua della libertà, un classico in questi casi, colpisce l'immaginario ma non molto di più), la posizione dei dem rischia di apparire critica e mettere il partito sulla posizione più radicale, quella di Bernie Sanders per intenderci, che però non è maggioritaria. I repubblicani sono divisi sul ritenere che l'irrigidimento porterà acqua al loro partito, in difficoltà in vista del MidTerm. Ma se molti hanno finito per allinearsi sulla linea dura della Casa Bianca, altri temono che l'impatto sarà oneroso anche per il Gop in quanto l'arresto delle funzioni del governo federale getta una cattiva luce su chi guida la nazione e deve assicurare che tutti i servizi funzionino. Soprattutto se questo ha il controllo di entrambe le Camere. Una situazione, dicono numerosi repubblicani, che non depone certo a favore di Trump a dieci giorni dal suo primo discorso sullo stato dell'Unione.
Opinione: The New Yorker
“It’s a horrible setting for the State of the Union, there’s no doubt about that,” noting that he “would argue to delay the State of the Union” if the government is still in a shutdown. Chris Stewart (R - Utah) (from The WaPo) “It’d be a terribly embarrassing moment for him — the government would be shut down when he’s supposed to be talking about how he’s going to run the government for the next year, That’s the least of our concerns, whether he’s embarrassed or not.” Dina Titus (D - Nev) (from The WaPo)
Ecco anche un sondaggio significativo del WaPo.
Secondo Mike Allen di Axios però alla fine entrambi gli schieramenti ne usciranno danneggiati.
Non solo, ad esserne danneggiata potrebbe essere la stessa economia nazionale. Secondo i consulenti di Trump ogni settimana di stop costerà 0,2 punti percentuali di crescita all'anno. Nel 2013 il blocco durò 16 giorni e costò 20 mld, abbastanza da abbassare di mezzo punto il tasso di crescita del quarto trimestre. Sull'anno la riduzione fu di 0,1 punti percentuali per settimana. Sempre nel 2013 furono perdute 6,6 mln di giornate lavorative e il costo per gli 850 mila che se ne dovettero stare a casa fu di 2 mld. Gli effetti sono anche sul settore privato che nel 2013 perse 120 posti di lavoro.
Frattanto proprio Axios dà alcuni numeri importanti sul primo anno di Trump e su alcuni risultati:
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