Eppure non tutto sta andando come previsto da americani e russi. A dirlo non sono analisti e studiosi, magari lontani migliaia di chilometri dalle zone della guerra. A mettere in guardia sul possibile ritorno dell'Isis in Iraq è la stessa coalizione. fonti americane e delle Nazioni Unite che sottolineano come anche le ultime zone liberate, Qaim e Rawa, - vicine al confine siriano - siano altamente instabili e infiltrabili dagli jihadisti. E non diversa, in assenza di interventi sul terreno a sostegno delle istituzioni locali (per lo più da ricostruire) e della popolazione alle prese con fame, malattie e problemi, sarebbe la condizione di altre tre zone, secondo il rapporto pubblicato su Foreign Policy.
E anche su questo sito, qualche mese fa avevamo ribadito che neppure in Siria la situazione può dirsi risolta e consolidata dopo la caduta di Raqqa.
Tratto da Fp |
Del resto di questo sono tutti consci, in Iraq in particolare. Anche perché la guerra ha lasciato tracce profonde e dolorose ed è difficile risollevarsi, soprattutto senza aiuti esterni. A pesare, inoltre, proprio sugli aiuti alleati sono gli errori della coalizione, le vittime innocenti provocata in particolare dagli aerei della Coalizione. Per il Pentagono i civili uccisi per errore sono solo 801, per fonti indipendenti si arriva a quasi seimila (5 mila 961)caduti fal 2014.
Poi c' la ricostruzione...
...e il problema dei miliziani detenuti, circa 20 mila da punire, umiliare e non certo, per glimiracheni, da reinserire nella quotidianità.
Last week, an Iraqi official charged with managing a fund to reconstruct cities such as Mosul said it would cost about $150 billion to rebuild these places — the majority of which are in Iraq’s Sunni heartland. About 3 million people remain displaced to this day. (WaPo)
Tutti comunque sono consci che gli jihadisti sfuggiti sono pronti a passare agli attacchi terroristici - e Baghdad in questi giorni ne sta avendo prova eloquente - e il vero problema sono le frontiere porose con la Siria innanzitutto ma anche con la Turchia, in tutto complicato dalla presenza ora consolidata e "protetta" dagli americani, dei curdi. Lo sforzo delle forze speciali antiterrorismo irachene, addestrate dagli Usa, è intenso particolarmente. E pericoloso, naturalmente. Dove i risultati sono destinati a fare i conti con le dimensioni del territorio da controllare, circa 5 mila 400 miglia quadrate. Anche per questo il premier Al Abadi si è rivolto agli americani affinché non riducano la loro presenza in zona e diano appoggio aereo alle forze irachene, in modo da poter agevolmente attaccare i terroristi dopo averli individuati.
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