E' finito nei guai con molti Stati del mondo per le sue espressioni razziste, stava giocando a golf mentre le Hawaii piombavano nel terrore di un missile che stava cadendo su di loro (un "semplice" errore di un addetto alla sicurezza), vengono perfino alla luce i suoi precedenti con pornostar poi pagate per tacere.
Eppure... eppure il presidente un risultato l'ha portato a casa. Un successo non di poco conto. Tanto che perfino i numeri sembrano dargli ragione. Almeno per ora, almeno per qualche anno. Forse quelli necessari ad essere rieletto.
Cos'è accaduto? Semplice, ha approvato una maxiriforma fiscale che abbassa drasticamente le tasse sulle aziende, che consente loro di riportare in patria i guadagni conseguiti in altre parti del mondo, riduce le imposte ai più ricchi (molto) e anche alla rimanente classe media (in misura più contenuta). Anche se così facendo il deficit federale è destinato ad arrivare a livelli record. Fra uno e i due trilioni di dollari secondo diversi studi. (leggere qui)
Per ora però l'America festeggia. E in più le aziende, liberate da miliardi di dollari che andavano al governo, stanno riversando una piccola parte di questi improvvisi surplus sui lavoratori. Non è difficile immaginare che già a novembre, con le elezioni di Midterm, e nel 2020 Trump passerà all'incasso anche presso la vituperata classe media messa in ginocchio dalla Grande Crisi e dalla globalizzazione.
Per la Casa Bianca fra bonus e aumenti di stipendio sono circa un milione i lavoratori premiati dalle proprie imprese. Un afflusso massiccio di dollari nelle tasche di consumatori che, secondo i calcoli, dovrebbero dare una grossa spinta agli acquisti e quindi alla ripresa.
Già a dicembre At&t ha dato a 200 mila dipendenti mille dollari in più, Fca ne darà duemila ai 60 mila lavoratori Usa del gruppo. E non è tutto perché anche le grandi banche, nonostante l'una tantum pesante pagata in nome della riforma, hanno cominciato a distribuire soldi ai dipendenti. JpMorgan, ad esempio darà un bonus a febbraio, Bank of America Bank of America ha donato mille dollari a circa 140 mila dipendenti che guadagnano fino a 150 mila dollari l'anno. E tante altre stanno facendo lo stesso. Un'aria positiva spira nell'industria americana, tanto che il colosso della distribuzione al dettaglio come Walmart, dopo il premio di mille dollari da febbraio, ha deciso che porterà il salario minimo da 10 dollari a 11 dollari l'ora. Idem Wells Fargo, che ritoccherà sempre il salario minimo da 13,50 dollari a 15 dollari l'ora.
Non è tutto, perché Wall Street ha agganciato il miglior ciclo dalla Grande Crisi del 2007-2008 segnando un record dietro l'altro, il Pil sale oltre il 3% e il tasso di disoccupazione si ferma al 4,1% raggiungendo il punto più basso da 18 anni.
Questi dati, raggiunti dopo un anno e quindi abbondantemente creditori delle politiche di Obama, sono incontestabili, ma si legano a un processo di reindustrializzazione avviata, con le politiche verdi, di intenso uso di tecnologie avanzate a basso impatto ambientale, già con il precedente inquilino della Casa Bianca. Elementi che spingono una tendenza, quella del ritorno alla manifattura rispetto alla speculazione finanziaria versa regina ante 2007 e responsabile della Grande Crisi. Un ritorno fatto di grandi investimenti, in particolare come detto nelle tecnologie più avanzate e nelle infrastrutture, e naturalmente di incremento di occupazione. Concentrato sul comparto tradizionalmente industriale quello che dal 2000 ad ora ha perso oltre 5 milioni di lavoratori, da 18,5 a 13,4.
La svolta
L'effetto dunque è incontestabile. Il problema è quanto durerà. Già dalla tabella in alto, si evince che fra 10 anni gli stipendi fino a 75 mila dlr cominceranno a pagare più tasse, naturalmente al netto di interventi riparatori. E al netto di una revisione più vicina quando diventerà palese la creazione di maggior debito.
... per il Tax Policy Center comunque saranno i più ricchi ad essere aiutati maggiormente. Ad esempio il 20% più povero avrà un incremento dello 0,5% del reddito netto, il secondo 20% più povero avrà un incremento di meno dell’1%, la popolazione compresa tra il 40% e il 95% della distribuzione beneficerà di un aumento di circa di circa l’1,5% e infine il 5% più ricco avrà un incremento intorno al 3%.Sempre per il Tax Policy Center l'incremento del Pil a breve sarà attorno allo 0,6%, ma dopo si assesterà su un modesto +0,2%. Che non sarà sufficiente a far fronte all'aumento dei tassi, misura necessaria per i capitali che affluiranno in maniera massiccia al fine di sostenere l'indebitamento crescente. In questo modo sarà necessario intervenire con tagli che andranno a colpire il welfare e la sanità (non per nulla si è già messo mano all'obbligatorietà dell'assicurazione prevista dall'Obamacare, il che significherà aumento di premi e maggiori rinunce. Infatti secondo uno studio del Congressional Budget Office entro il 2026 potrebbero essere attorno ai 20 milioni gli americani che perderanno la copertura sanitaria.
Per questo ora i lavoratori portano a casa i mille-duemila dlr di premi una tantum, che sono comunque una piccola parte dei profitti che le corporation realizzeranno nei prossimi mesi e anni grazie alla riforma di Trump. Qualcosa spenderanno, ma le ricerche dimostrano che a spendere di più saranno i redditi più alti, non più del 25% comunque.
Ai premiati di oggi quindi non resta altro che "prendere i soldi" e... scappare. I tagli e la prossima bolla finanziaria potrebbero essere alle porte prima di quanto si possa pensare. E quel giorno i mille-duemila dollari di oggi potrebbero servire ben poco.
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