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Il grosso, grasso giuramento americano


Il potere al popolo, la rivoluzione passa per Capitol Hill. E il suo aedo, il suo vate, la sua nemesi è un uomo abbondantemente sovrappeso, con una capigliatura improbabile, dai metodi spicci e volgari se non proprio rozzi,
che tocca il sedere alle donne e ingurgita junk food, che sceglie i suoi collaboratori fra chi dimostra furbizia più che intelligenza. Un po' diverso da un novello Che Guevara, ma il popolo sta con lui, ci crede e lo esalta. Quest'uomo adesso ha preso il potere, il popolo l'ha votato, è l'uomo più potente al mondo.
La narrazione è appena all'inizio, ma il giorno del suo giuramento Donald Trump almeno un saggio di cosa vuol dire essere arrivati alla casa Bianca l'ha dato con la stesse forza con la quale ha dimostrato che se lui è il numero uno d'America, la politica è un'altra cosa. The Apprentice non è più un format, è il sistema. Con il quale il mondo dovrà fare i conti.
Un discorso, secondo Amber Phillips di The 5-Minutes Fix, l'abstract del Washington Post, breve, tetro o cupo che dir si voglia, ma soprattutto tutt'altro che unitario e riconciliativo con chi ha perso (ma ha vinto proprio in quel voto popolare rivendicato) come qualcuno ipotizzava. E' questo Trump, bellezza e ha parlato al "suo" popolo, bianco, fregato dalla crisi, che ha perso lavoro e redditi, arrabbiato con qualsiasi sappia di elite, di governo, di Washington, di politica, a un popolo che in grande parte è anche molto ma molto ricco. Anche se non appare, per ora.
"Per troppo tempo, un piccolo gruppo nella capitale della nostra nazione ha raccolto i frutti del governo, mentre le persone ne hanno sostenuto il costo." ha accusato a un passo da chi  era il presu to responsabile, Obama & C. ma anche il nucleo conservatore del Gop. "L'establishment - ha aggiunto - ha protetto se stesso ma non cittadini di questo Paese". E accentuando la pressione sul pedale dell'eacceleratore, ha aggiunto: "ciò che veramente conta non è quale partito controlla il nostro governo, ma se il governo è controllato dalla gente."
Gli accenti sono quelli del populismo mondiale, dei tycoon che si fanno politici, anche se qualcuno ipotizza che Trump possa fare da cassa di risonanza per le paure e le fobie del popolo, ma lasci le politiche effettive nella mani del Congresso e del partito che lo domina, appunto i Repubblicani. Lui sarebbe la comunicazione, ma i contenuti sarebbero in mano agli altri. Anche se sono in contraddizione con quanto ancora oggi afferma o con quanto sostenuto in campagna elettorale.
Nell'afflato retorico ha anche detto che "gli uomini e le donne dimenticati del nostro paese non lo saranno più. Ognuno vi sta ascoltando ora." con questo appellandosi direttamente  a quel popolo che l'ha sostenuto, un popolo di ex classe media, operaia, bianca e del Sud o degli Stati  della "rust belt".
Poi ha parlato con cupezza di carneficina con "madri e bambini intrappolati nella povertà nelle nostre città, le fabbriche arrugginite sparse come lapidi in tutto il paesaggio della nostra nazione, un sistema di istruzione in base al denaro, ma che lascia i nostri studenti giovani e belli privati ​​della conoscenza; e i criminali e bande e farmaci che hanno rubato troppe vite. Questa carneficina americana si ferma qui e si ferma in questo momento " ha sostenuto prima di propugnare la ricetta: "Dobbiamo proteggere i nostri confini dalle devastazioni di altri paesi che fanno i nostri prodotti, che rubano le nostre aziende, e distruggendo il nostro lavoro." Avanti popolo...

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