Donald Trump molla Nato ed Europa, la May annuncia una Brexit dura e totale, l'Europa sceglie come presidente del Parlamento un fedelissimo di Berlusconi (con tutto quanto questo significa
nella storia recente come nella concezione delle istituzioni) e rinuncia a una leadership forte quantomai necessaria in questo momento.
Chi non scappa, non si defila - anche se probabilmente ne avrebbe una grande voglia - è il nostro ministro dell'Economia Giancarlo Padoan alle prese con una a della Ue che gli chiede, senza tanti preamboli tipici, di rivedere la legge di stabilità con una correzione dello 0,2% del Pil, 3,4 mld in sostanza.
Lo si sapeva, e questo è il fattore più grave a carico dell'ex premier Renzi ma anche del tecnico Padoan. Lo si sapeva ma lo si è ignorato - Padoan era arrivato a un tono arrogante dicendo che se l'Italia fosse stata bocciata e costretta a una manovra correttiva, ciò avrebbe significato la fine stessa della Ue (!). Lo si sapeva ma lo si è ignorato per vincere il referendum. La Ue si era prestata, ma adesso è tornata all'assalto, senza troppe gentilezze. L'Italia aveva invocato il terremoto e i migranti per sforare il limite dello 0,2%, dimenticando o facendo finta di scordare che dall'Europa aveva già ottenuto una flessibilità di 15 mld prima e di 19 nel penultimo anno. Salvo poi accorgersi che buona parte delle spese, anche degli investimenti, era finalizzata alla clientela pro-referendum o comunque sprecata in bonus e regalie come un tempo. Insomma l'Italia si è confermata come sempre inaffidabile e ora l' Europa ha presentato il conto.
Per il liberale d'America Michele Boldrin "l'Italia non crescerà mai più" e il dubbio è che sia vero sul serio. Servivano maggiori spazi di libertà e invece si sono ristretti; più diritti e, a parte le unioni anche fra persone dello stesso sesso, soprattutto nel campo del lavoro si sono ridotti; era necessaria una riforma dello Stato liberal, contro caste, burocrazie, arretratezze, invece si sono varate ancora nuove norme da armonizzare con quelle che si sono; serviva una vera riforma della giustizia; era necessario costringere le banche a rivelare cos'hanno in pancia e a liberarsene, non a spese dello Stato ma con una sorta di prestito. E tanto altro. Ma si è scelta sempre la strada antica del clientelismo e delle ruberie, senza avere la forza e il coraggio d'intaccare là dove serve. E senza neppure contestare l'Europa dove non avvia la procedura d'infrazione verso la Germania e il suo surplus da record. Così andrà a finire che Padoan sarà costretto ad effettuare qualche giochetto contabile e a tagliare dove c'è più povertà. Chi ha redditi alti potrà continuare a stare tranquillo. E anche l'Italia avrà la sua fuga: dalla responsabilità, dalle politiche verso i più deboli, dalla competenza, dalla serietà della classe dirigente, dal rispetto dei diritti, dal lavoro e dalla cultura.
nella storia recente come nella concezione delle istituzioni) e rinuncia a una leadership forte quantomai necessaria in questo momento.
Chi non scappa, non si defila - anche se probabilmente ne avrebbe una grande voglia - è il nostro ministro dell'Economia Giancarlo Padoan alle prese con una a della Ue che gli chiede, senza tanti preamboli tipici, di rivedere la legge di stabilità con una correzione dello 0,2% del Pil, 3,4 mld in sostanza.
Lo si sapeva, e questo è il fattore più grave a carico dell'ex premier Renzi ma anche del tecnico Padoan. Lo si sapeva ma lo si è ignorato - Padoan era arrivato a un tono arrogante dicendo che se l'Italia fosse stata bocciata e costretta a una manovra correttiva, ciò avrebbe significato la fine stessa della Ue (!). Lo si sapeva ma lo si è ignorato per vincere il referendum. La Ue si era prestata, ma adesso è tornata all'assalto, senza troppe gentilezze. L'Italia aveva invocato il terremoto e i migranti per sforare il limite dello 0,2%, dimenticando o facendo finta di scordare che dall'Europa aveva già ottenuto una flessibilità di 15 mld prima e di 19 nel penultimo anno. Salvo poi accorgersi che buona parte delle spese, anche degli investimenti, era finalizzata alla clientela pro-referendum o comunque sprecata in bonus e regalie come un tempo. Insomma l'Italia si è confermata come sempre inaffidabile e ora l' Europa ha presentato il conto.
Per il liberale d'America Michele Boldrin "l'Italia non crescerà mai più" e il dubbio è che sia vero sul serio. Servivano maggiori spazi di libertà e invece si sono ristretti; più diritti e, a parte le unioni anche fra persone dello stesso sesso, soprattutto nel campo del lavoro si sono ridotti; era necessaria una riforma dello Stato liberal, contro caste, burocrazie, arretratezze, invece si sono varate ancora nuove norme da armonizzare con quelle che si sono; serviva una vera riforma della giustizia; era necessario costringere le banche a rivelare cos'hanno in pancia e a liberarsene, non a spese dello Stato ma con una sorta di prestito. E tanto altro. Ma si è scelta sempre la strada antica del clientelismo e delle ruberie, senza avere la forza e il coraggio d'intaccare là dove serve. E senza neppure contestare l'Europa dove non avvia la procedura d'infrazione verso la Germania e il suo surplus da record. Così andrà a finire che Padoan sarà costretto ad effettuare qualche giochetto contabile e a tagliare dove c'è più povertà. Chi ha redditi alti potrà continuare a stare tranquillo. E anche l'Italia avrà la sua fuga: dalla responsabilità, dalle politiche verso i più deboli, dalla competenza, dalla serietà della classe dirigente, dal rispetto dei diritti, dal lavoro e dalla cultura.
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