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L'improbabile messaggero - The unlikely messenger

Ore 18 italiane, Donald Trump sarà il nuovo presidente americano, dopo gli otto anni di Barack Obama.
Questo il programma della giornata
e il punto di RaiNews che racconta anche come si sta organizzando la "resistenza" al presidente più divisivo della storia recente.
Ma cosa dirà Trump oggi nel suo discorso alla nazione? Un discorso dietro il quale c'è una transizione caotica: a 50 funzionari nominati da Obama è stato chiesto di rimanere e c'è chi come il vice direttore del National Intelligence  Stephanie O'Sullivan ha risposto di no insieme a due ambasciatori. In questo clima su 660 posti da occupare nell'amministrazione pubblica, finora solo 29 sono stati ricoperti.
Ieri Trump si è annunciato come "messaggero di un nuovo movimento" in pieno stile populista e ha annunciato di "volere un vero cambiamento". Verso dove? Qui è abbastanza chiaro: protezionismo, innanzitutto, penalizzando le aziende che vogliono andare a creare fabbriche e posti di lavoro all'estero, soprattutto verso Oriente. Quindi incentivi e detassazione. Ecco meno tasse, tante tasse in meno è la promessa. per tutti, ma soprattutto per chi è più ricco secondo la vecchia dottrina tardo-reganiana che chi ha redditi elevati tenderà a spendere di più se non è gravato da imposte eccessive o ritenute tali. Ma il problema è ridare soldi e possibilità alla classe media  fiaccava e semi-distrutta dalla Grande Crisi del 2007-2008: lavoro quindi, ma in un mondo dove l'automazione sta resettando intere filiere produttive non è facile individuare nuovi posti per gente che il suo di posto l'ha perduto da tempo e magari oggi non ha le competenze per affrontare e governare i nuovi assetti di produzione.
Meno immigrazione, ha sempre detto Trump: ma non sarà facile distinguere fra l'immigrazione"buona" (quella che ha sempre caratterizzato l'America delle possibilità per tutti e che ha arricchito e ingrossato le file dei meglio preparati) e quella "cattiva" (i più poveri, ma che cercano il riscatto nel sogno americano, come si diceva anche a proposito dell'altra immigrazione). Così il muro sul confine messicano - che peraltro in parte già esiste nei fatti - non sarà facile costruirlo ei soldi ancora mancano.
Trattati globali che saranno da rivedere, era nei programmi. Ma non sarà facile sostituirli in fretta: e intanto il cercare relazioni bilaterali (con la Gran Bretagna ad esempio, quella della Brexit che potrebbe cercare una sponda oltre oceano) può significare che altre relazioni salteranno o saranno malviste in un quadro che i commerci e l'export Usa non potranno certo tollerare. E rompere sul piano commerciale e dell'interscambio con la Cina potrebbe essere esiziale per l'industria americana ormai globalizzata e che non vuole certo tornare indietro di almeno vent'anni.
I dossier diplomatici. Riallacciare con la Russia potrebbe non bastare, Putin si sta estendendo in medio Oriente e dirà sì solo quando gli conviene. Ma questo calcolo difficilmente coinciderà con quello degli interessi Usa. Soprattutto con l'idea di far tornare Grande l'America. Che rischia, di qui a poco, di ritrovarsi Small America

Sui primi cento giorni di Trump leggere qui

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