Trump ha un bel dire che “soltanto gli stupidi sono nemici della Russia”. Soprattutto con questa battuta e altre simili, ma anche con l’accondiscendenza parziale e di facciata al lavoro delle agenzie di intelligence
sul caso degli hacker “venuti dal freddo”. Non ha convinto, ovviamente, nè gli 007 e tantomeno i democratici, ma soprattutto non ha convinto l’ala conservatrice e più classica del suo partito.
Il perché è facile: la Russia, sebbene non più sovietica, per gli americani resta il Nemico per antonomasia, troppo è stato fatto e detto, mostrato e accertato in passato, decenni di confronto “freddo” non si cancellano nel nome degli affari. E anche con un Putin ex agente rosso l’America profonda non si fida. Non si fida quella liberal, ma ancora meno quella rurale, profonda. Che ha votato Trump, però.
Ecco perché il prossimo neo presidente farebbe bene a non sottovalutare questo aspetto, perché il giorno che le cose non andranno per il verso giusto, quando l’isolazionismo commerciale propugnato dal tycoon avrà riflessi sul mercato interno, su prezzi e materie, dall’America del Midwest, dal Texas, ma anche dai neo-trumpiani Michigan o Ohio farà presto a salire il dubbio che i problemi nascano dai soliti, eterni nemici russi.L’influenza degli hacker sulla campagna elettorale, più che sul voto vero e proprio, come hanno dimostrato Cia, Fbi e Nsa, rischia di minare l’azione di Donald Trump più a lungo di quanto si pensi: ogni contatto, giudizio o peggio ancora accordo o affare tanto più se privato sarà riletto alla luce dello spionaggio, ogni problema, difficoltà, impasse o scandalo dell’opposizione può essere facilmente imputato ai siti Guccifer 2.0, DcLeaks.com - individuati come le chiavi di accesso al sistema Usa insieme a Wikileaks - e alla volontà del Cremlino di orientare la politica estera della Casa Bianca.
Non solo l'America rischia una guerra civile permanente, in particolare con la grande stampa Usa già premiata dall'interesse attorno a una affermazione - quella di Trump - ritenuta fino a pochi mesi prima se non impossibile, almeno difficile. Ora che il vaso di Pandora è aperto, tutto l'Occidente è in preallarme, tutti i leader anti Cremlino possono invocare o paventare il pericolo rosso, pardon russo. Lo teme già la Merkel avversaria della politica espansionistica e i Servizi tedeschi sono già al lavoro contro la cyberguerra, contro i tentativi di disinformazione o diffusione di elementi in grado di screditare il governo della Cancelliera. Sarà sempre più difficile distinguere il vero dal costruito artificialmente, le campagne di stampa rischieranno di ritorcersi contro gli stessi media e aumenteranno gli scettici o coloro che andranno verso l'estrema destra o l'estrema sinistra (che già sono sospettati di essere finanziati da Mosca). Scetticismo e incredulità, ma anche caos la politica russa vista come quella "rossa" d'un tempo. E non è detto che un Occidente così aiuti la politica di Putin che anzi potrebbe ritrovarsela rivolta contro.
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