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La Casa Bianca non è un affare per donne?


Se la corsa alla candidature per sfidare Trump alle presidenziali del 2020 fosse una questione di soldi, non ci sarebbe partita: a contendere il bis all'ex tycoon, in campo Dem dovrebbe essere uno fra Bernie Sanders e Beto  O'Rourke. E le donne? Elisabeth Warren, Kamala Harris, Tulsi Gabbard, Kirsten Gillibrand e altre non avrebbero speranze.

La riflessione arriva dalla constatazione di alcuni fra i più acuti osservatori di Washington che si stanno concentrando - in particolar modo Mike Allen di Axios - sull'inizio difficoltoso della campagna da parte di Elisabeth Warren , la paladina dei diritti dei consumatori, la nemica giurata dei Gordon Gekko di Wall Street, l'alternativa a sinistra, molto a sinistra, a Hillary Clinton. E' stata la prima a mettere in campo la sua candidatura, ma la campagna stenta a decollare: nella settimana in cui ha raccolto solo 300 mila dollari, Sanders nel primo giorno ha portato a casa quasi 6 mln e O' Rourke 6,1, un record. Dal canto suo Kamala Harris si è fermata a 1,5 mln. Questa performance sta sollevando qualche dubbio, riferisce AP,  anche nell'elettorato liberal della costa est, laddove la Warren - è rappresentante in Senato per il Massachusetts - è molto forte: si allarga il timore che, come per altri candidati Dem molto spostati a sinistra, che il suo successo nelle tradizionali aree Dem non sia altrettanto replicabile su scala nazionale. Pur contro un personaggio divisivo come Donald Trump. Tuttavia, sempre per Ap, l'andamento della Warren potrebbe essere una sorta di prova per i Dem, l'indicatore su come procedere per le presidenziali:  se perseguire la strada più liberal o piuttosto finire per puntare ancora su un candidato  non dell'ala sinistra del partito, uno più centrista. Il dibattito su questo punto, è vivace, in America. POLITICO ricorda una vecchia contrapposizione tra Warren e Joe Biden sulla legge per far fronte alla bancarotta di quanti non riescono più a pagare gli scoperti delle carte di credito, a una situazione che finora aiuta più le società emittenti che i singoli individui consumatori.E sempre POLITICO si chiede perché gli "agnelli" Dem sono così silenti sulla spinta a sinistra in atto dentro i Dem e sulla possibilità che proprio l'ala liberal finisca per ripercorrere, dentro il partito che fu dei Clinton e di Obama, la via intrapresa dai Rep quando all'interno nacque il Tea Party.
La Warren sa comunque che non bisogna affidarsi alle prime mosse e che ha bisogno di consolidare, addirittura far conoscere, la sua immagine in Stati ed elettorati che oggi magari un po' delusi o non convinti da Trump, un domani potrebbero dirottare il loro voto su una candidata che si schiera contro l'establishment (anche quello Dem), che sta dalla parte del popolo e ribadisce, come ha fatto, di essere dalla parte del capitalismo, a differenza di "quel socialista" di Bernie Sanders.
La senatrice ha deciso di puntare tutto sulle sue proposte chiave, alcune in grado di provocare uno shock nel mondo economico e della politica Usa, anche quella di parte Dem: basti pensare alla recente proposta di una legislazione severa e di regole per limitare lo strapotere finanziario e il ruolo di leader delle principali società del web, i colossi come Amazon, Facebook, Google solo per fare qualche nome. La senatrice del Massachusetts  vorrebbe far passare una legislazione antitrust per ridare alle compagnie più piccole la garanzia di una reale concorrenza senza dover sottostare a comportamenti e posizioni di fatto monopoliste. Warren ha anche rilanciato su un piano per una estesa assistenza all'infanzia e  avanzato una proposta che vuole aumentare la tassazione sui più ricchi, richiamandosi in questo all'idea della collega Alexandria Ocasio- Cortez.


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