Passa ai contenuti principali

L'euro ha 20 anni: opportunità o abbaglio?


Difficile, impossibile avere una risposta univoca. Ma dopo 20 anni  la Confcommercio riunita per il suo forum annuale e a Cernobbio sul lago di Como, ha scelto questa scadenza per interrogarsi attorno alla moneta unica. Come prevedibile il risultato di un dibattito fra economisti ed esperti non ha fornito una  risposta, una diagnosi definitiva.
Però, se dal confronto si può trarre qualche elemento di giudizio, si può dire che senza la moneta unica l'Europa forse non ci sarebbe più e comunque sarebbe frammentata con la maggioranza degli Stati raccolti attorno alle economie e alle potenze storicamente aggreganti, quindi Germania e Francia, lasciando stare la Gran Bretagna che nell'Europa è sempre stata con un piede dentro e uno fuori, che non ha mai scelto l'euro al posto della sterlina e che sostanzialmente nella Ue non ha mai creduto fino in fondo preferendo controllare da vicino le scelte e far sì che non potessero danneggiare Londra.
Ma con l'euro, per converso, l'Europa non è riuscita a unirsi molto di più, le resistenze e le specificità nazionali si sono salvaguardate e in qualche caso accentuate, la Grande Crisi del 2007-2008 non è stata evitata (ma gli effetti, quelli sì, almeno contenuti) e ha finito per dare la stura all'insorgere di populismi e nazionalismi che - questi sì, oggi - ne mettono in discussione permanenza e futuro.
Una situazione quasi inevitabile vista la conformazione politica che la Ue ha voluto darsi, molto Bruxelles-centrica, a giudizio di John Hulsmann dell'Us Council on Foreign Relations che ha chiamato in soccorso l'impostazione di Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti (1801-1809) ed alfiere nel nazionalismo Usa. Secondo il professore americano l'Europa, proprio per le sue diversità e specificità nazionali alla fine non è riuscita a produrre nulla di significativo con l'adozione della moneta unica, anzi il voler ignorare le istanze locali ha portato - secondo il relatore - proprio al fallimento di questa idea di Europa costruita attorno all'euro. Per questo, dice Hulsmann proprio al Vecchio Continente sarebbe servito un modello confederale che garantisce le indipendenze per ciò che rappresenta all'interno e si presenta unito per verso l'esterno, verso il resto del mondo.
Una tesi però non condivisa da Charles Wyplosz, professore di economia internazionale a Ginevra, per il quale gli Stati Uniti non sono un modello da rapportare alla Ue, entità dove le istituzioni nazionali e sovrastatali , necessarie e fondamentali, - ha osservato - sono state realizzate in tempi molto più brevi che non oltre oceano (la Fed ad esempio in rapporto alla Bce). Wypsloz ha riconosciuto che la Ue e il suo euro non sono la panacea e che per scalare la vetta verso un'unione più effettiva serve tempo, ancora tanto tempo. Ma rispetto alle attese sull'euro e sul fattore positivo che la moneta unica ha - o potrebbe avere - sulle economie ha messo in guardia: italiani, ha sottolineato, non aspettatevi "trasferimenti" fiscali, tipo eurobond o simili, in particolare dai paesi del Nord e del Centro Europa. Come dire che, euro o no, i conti ognuno se li deve far quadrare da soli in assenza di politiche economiche comuni o replicabili da Nord a Sud.
Una prospettiva, quest'ultima, sostenuta anche da un altro relatore, Costas Lapavitsas, docente di economia all'università di Londra, secondo il quale i trasferimenti fiscali non sono la soluzione, anzi a lungo andare implicano una dipendenza dal Paese o dai paesi che prestano denaro, influenza che finisce per avere negative ripercussioni politiche.
Infine a difendere l'euro - senza nascondere i flop e i limiti - è toccato all'ex ministro dell'Economia con Prodi Vincenzo Visco che ha ricordato le condizioni in cui si trovava l'Italia pre-moneta unica, con esperti e esponenti politici internazionali che dicevano chiaramente che "il problema non è se l'Italia andrà in default, bensì quando". Visco ha evidenziato il recupero italiano degli anni a cavallo fra il Novecento e il Duemila, con abbattimento dello spread, grandi avanzi e debito pubblico ridotto rispetto al passato recente, ma ha anche riconosciuto gli errori compiuti come l'allargamento a Paesi - quelli dell'Est - senza imporre loro condizioni per far sì che non si producesse quella stortura di migrazioni di aziende a cui si è assistito per anni. E l'euro? Una buona moneta, per Visco, che oggi rappresenta il 20% delle riserve mondiali (il dollaro è al 60%), che ha contribuito alla stabilità dei prezzi, ha calmierato il costo del denaro e ha raddoppiato l'import/export interno. Piuttosto ciò che non ha funzionato è stato l'uso dell'euro che se ne è fatto, le politiche degli Stati più forti spesso ai danni dei più deboli (vedi Grecia), deludente - ha aggiunto - è stata la performance dei Paesi dell'Eurozona. In sostanza l'euro è servito, ma non tutti l'hanno interpretato in tal modo, preferendo agire e sfruttarlo per politiche interne invece che globali nel Vecchio Continente e fermando o rallentando i processi di unione/compartecipazione politica, fiscale, bancaria che alla moneta unica avrebbero dovuto far seguito.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Sabato Del Villaggio Globale - 3 giugno 2023

  🌍Clima & Ambiente🌴 👉  INC2 Parigi. La guerra della plastica.  UN lays out blueprint to reduce plastic waste 80% by 2040 | Reuters Plastic recycling in focus as treaty talks get underway in Paris | Reuters Paris to ban single-use plastic at 2024 Games | Reuters 👉 Energie rinnovabili .  The world is finally spending more on solar than oil production | MIT Technology Review 👉 Acciaio verde.   How green steel made with electricity could clean up a dirty industry | MIT Technology Review

Il Sabato Del Villaggio Globale - 5 giugno 2021

  In Bielorussia la democrazia ha il volto di donna - VoxEurop Front Page Il mondo ha finito le scorte  Global Shortages During Coronavirus Reveal Failings of Just in Time Manufacturing - The New York Times Economy & Pandemic  Cosa manca al super budget di Biden: la forte espansione della crescita  Here's One Thing Missing from President Biden's Budget: Booming Growth - The New York Times Il futuro dell'ufficio? Ibrido. Forse  How Employers Can Build a Successful Hybrid Workplace Il lavoro da casa resterà  Working from home is here to stay, reports NBER | World Economic Forum Come risolvere il paradosso disoccupati e posti di lavoro scoperti  7 chief economists: how to solve the labour market paradox | World Economic Forum Pandemic & Pandemic I primi giorni della pandemia nelle mail di Fauci  Tony Fauci’s emails from April 2020 released under FOIA - Washington Post Se la fuga del virus dal laboratorio cinese fosse vera, si prepara un terremoto politico If the Wuhan

Il Sabato Del Villaggio Globale - 10 giugno 2023

  💣Guerra & dintorni 👉   Senza limiti. La distruzione parziale o meno, della diga di Kakhovka con il suo strascico di morti, devastazione e crimine anche ambientale, segna l'ennesimo salto di qualità, in negativo, nella disgraziata guerra d'invasione scatenata dalla Russia contro l'Ucraina. Una riprova, seppure ve ne fosse bisogno, che Putin pare intenzionato a non fermarsi davanti a nulla soprattutto ora che, lo si avverte anche da quest'ultimo evento, è messo all'angolo dalle sconfitte, dall'isolamento internazionale - dal mondo che conta comunque, perché sul piano numerico fra Cina, India, in parte Brasile che fanno la parte del leone, metà della popolazione terrestre è arruolata dai governi al suo fianco - e dalle montanti critiche nonché attacchi partigiani al proprio interno.