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PassPost - March 22, 2019


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Brexit, decide l'Europa se e quando. Theresa May ha patito la sconfitta e l'umiliazione più cocenti da quando è premier. In sostanza, dopo l'impasse in cui si è ritrovata dopo ripetuti voti parlamentari contraddittori fra di essi, i 27 Paesi della Ue ha dato al pm britannico  tempo fino al 12 aprile per una decisione in un senso o in un altro. Ovvero se il Parlamento dirà in qualche modo "no" all'uscita dovrà stabilire un'alternativa credibile e praticabile entro il 12 aprile. Altrimenti dovrà lasciare, definitivamente e senza pentimenti di sorta, la Ue entro il 22 maggio, alla vigilia del voto europeo. In sostanza la May si è fatta dettare il calendario dalla Ue e gli stessi fautori dell'uscita si trovano all'angolo, dovendo fronteggiare una possibile hard Brexit senza possibilità di giocare su un accordo al meglio (per Londra) come hanno cercato di fare in molti fino ad ora, May compresa. (The Washington Post)

Ahiai Ahiai Facebook. Nuovi guai per Facebook. La società di Zuckeberg ha reso noto di aver scoperto un baco che ha consentito ai suoi 20 mila dipendenti
di poter vedere le password di  centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo, in particolare quelle degli account usate nei Paesi emergenti attraverso l'app Facebook Lite. Un controllo ha permesso di accertare  che le password erano archiviate in un formato leggibile. Il tutto contro i codici di sicurezza adottati, ma comunque non erano visibili al di fuori dell'azienda e in ogni caso non vi sarebbero stati abusi. La rivelazione arriva dopo la denuncia di un blog sulla sicurezza, KrebsOnSecurity secondo il quale il problema potrebbe arrivare fino al 2012. Il caso arriva dopo lo scandalo del 2018 legato alla società di consulenza Cambridge Analytica. (Bloomberg)

Non solo hacker. Non sempre il mondo dei big dasta e quello delle imprese o delle agenzie, istituzionali o meno, sono vittime delle intrusioni degli hacker. In poco meno un terzo dei casi scoperti, si tratta di dipendenti infedeli. Lo si ricava da un libro in uscita negli States in questi giorni, dove Eric O'Neill, un agente dell'Fbi sotto copertura, racconta di come ha scoperto il doppiogioco di Robert Hanssen, talpa russa inserita nei Bureau per una ventina di anni durante i quali ha causato notevoli danni all'agenzia e scoperto solo nel 2011. O'Neill prende spunto dal caso per illustrare come i pericoli maggiori vengano proprio dagli insider, dipendenti che tradiscono il loro datore di lavoro e non si tratta per forza di persone ad alti livelli, bensì di esperti che hanno più facilità per gli accessi ai sistemi. Lo fanno per i motivi più vari soldi, ovviamente, ma anche per le frustrazioni legate alle aspettative nel lavoro, per non essere state trattate bene, per non essere state promosse. Secondo O'Neill anche l'eccessiva fiducia del Bureau e i controlli rarefatti nel tempo possono essere all'origine delle falle. (Joe Uchill per Axios)

Milllennials ottimisti. Nonostante tutto. In base a uno studio Charles Schwab del 2018 i Millennials non vedono il futuro così nero come ci si aspetterebbe. In particolare a livello finanziario vedono la loro posizione in costante miglioramento verso la ricchezze e verso la pensione. E, a questo riguardo, vogliono ritirarsi a 60 anni invece che a 67, contando - molti - anche sulla riscossione di un'eredità Anche se alla fine tra il 1989 e il 2007 solo il 21% ha ricevuto effettivamente una eredità rispetto al 53% che riteneva di poterla riscuotere. Addestrati al debito dal "rosso" degli studenti, questa generazione, per Janus Henderson, in nome del suo ottimismo "dà priorità alla vita vivente nell'ora".  (Seeking Alpha)

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  Photo by  Abhinav Bhardwaj  on  Unsplash Rieccomi… felice di rivedervi. Grazie per aver letto Umberto’s Substack! Iscriviti gratuitamente per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro. Iscritto Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80). Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo. Ebbene, abbiamo sbagliato tutti. Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto. Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan- Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che...