Uno spauracchio – fin troppo ovvio – si aggira per i giardini fioriti e l’aria
primaverile del Villa d’Este di Cernobbio dove si è aperta la ventesima
edizione del forum di Confcommercio: un vero spettro che si chiama “clausole di
salvaguardia”,
ovvero quell’aumento dell’Iva che il governo ha dato in
garanzia a Bruxelles per evitare la procedura di infrazione sul bilancio
2019. Secondo i calcoli del capo dell’ufficio studi di Confcommercio,Mariano
Bella, l’attuazione delle clausole –costo 23,1 mld nel solo 2020, 52 mld nel biennio - , tanto sarebbe necessario
per disinnescarle - operazione fatta da tutti i governi precedenti ma su
cifre più contenute – costerebbe 382 euro di maggiori tasse a testa, con una
media di 889 euro a famiglia.
Una stangata che in Confcommercio non vogliono neppure
prendere in considerazione, ma che purtroppo ha una sua consistenza fattuale
negli ambiti angusti in cui è costretta a muoversi la finanza pubblica
italiana che si porta sulle spalle il macigno del debito pubblico, ormai oltre
quota 2300 mld.
Cosa fare si è dunque chiesto il presidente di Confcommercio
Carlo Sangalli l'esclusione degli investimenti pubblici cofinanziati dai fondi europei dal computo del deficit che pesa sui parametri entro cui dev'essere costruita la finanza pubblica; poi il completamento dell'unione bancaria con uno schema comune di garanzia dei depositi; infine approvare un'efficace web tax europea,necessaria per assicurare un corretto funzionamento dei mercati.
a fronte di un'Italia che non cresce e che negli ultimi vent'anni ha visto il suo Pil salire a un tasso medio di circa 0,5% annuo mentre il resto dell'Europa si attestava a un + 1,7 dell'Unione e a un +1,4 dell'area euro? La risposta è in tre proposte:
a fronte di un'Italia che non cresce e che negli ultimi vent'anni ha visto il suo Pil salire a un tasso medio di circa 0,5% annuo mentre il resto dell'Europa si attestava a un + 1,7 dell'Unione e a un +1,4 dell'area euro? La risposta è in tre proposte:
Idee non nuove ma mai applicate con efficacia, si fa osservare ai margini del forum, tanto che siamo arrivati a questo punto con il Pil fra il '99 e il 2018 praticamente fermo per l'Italia, incollata a un misero 0,1% contro una media 1,4 e dell'1,1 nell'Europa monetaria. e un debito pubblico che fra il '99 e il 2017 è salito dal 109,7% al 131,2 contro una media Ue passata dal 64 all'83 e dal 70,7 all'88,9 nell'unione monetaria. Colpa delle crisi, ovviamente, anche se nell'aumento l'Italia ha segnato performance peggiori degli altri Paesi, sebbene Mariano Bella nel suo studio ha rimarcato che il pil pre crisi, fra il 1999 al 2007, si è attestato all'1,2% con un rapporto debito/pil che prima della Grande Recessione era sceso di quasi 10 punti dal 109,7 al 99,8%.
Ora però siamo a un punto cruciale con un governo non proprio saldissimo e attraversato da visioni diverse al suo interno. Un aspetto che in Confcommercio non commentano e non sottolineano - tenendo così ben salda la tradizionale barra di non schieramento nei confronti di ogni esecutivo - ma sul quale non nascondono la preoccupazione, soprattutto dalle parti di Cernobbio, della Lombardia e del Nord nel suo insieme. Proprio quest'ultimo potrebbe fuggire, è l'avvertimento sottotraccia, perfino dal consenso politico. anche perché i numeri sono lì a mettere tutti sull'avviso, con le famigerate clausole lì a terrorizzare. Numeri che Bella prima e Sangalli poi hanno sottolineato, quelli che prevedono per quest'anno un'evoluzione del Pil non superiore allo 0,3% che senza le clausole potrebbe a malapena salire allo 0,5 nel 2020, andamento identico a quello dei consumi. Le cifre di Confcommercio però dicono altro, e non arrivano buone nuove: sugli investimenti ad esempio che dal 3,4% del 2018 crolleranno allo 0,3 di quest'anno (contro un previsione precedente, di ottobre dell'1,2) per trascinarsi a uno stanco 0,7 del 2020 (senza clausole però). E cattive notizie anche per l'occupazione (per unità/lavoro): dai 192 mila del 2018 quest'anno si dovrebbe scendere ad appena 32 unità di aumento (a ottobre scorso la previsione era di 90 mila) ma - al netto di aumenti Iva - il prossimo anno potrebbe regalare fino a 102 mila nuovi occupati. Tutto dipende da quel "mostro" Iva che si aggira attorno al Forum sul lago di Como: da anni è sempre stato sullo sfondo di questo appuntamento di primavera, mai però così alle porte come quest'anno. Stavolta fa davvero paura.
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