#Fridaysforfuture Un milione in piazza in Italia, cifre da capogiro, roba da passare alla storia per decenni, forse nei secoli. Un risultato che ha dell'incredibile in quest'Italia,
che fa il paio con la mobilitazione di People a Milano contro il razzismo - anche qui centinaia di migliaia, come non se ne vedevano da anni, forse un decennio - e con i taciuti (da grandi media) cortei e mobilitazioni neofemministe in occasione dell'8 marzo. Un'altra stagione è alle porte non solo in Italia, ma nel mondo. Un mondo in cui però sta emergendo con forza un cancro - sovranista, razzista, omofobo, discriminante e nazista - di cui colpevolmente ci si è dimenticati nelle sue manifestazioni di nicchia dalla fine della seconda guerra mondiale. Un cancro che trova alimento, purtroppo, dalla rocambolesca vittoria trumpiana negli Usa, dalle affermazioni di destre estreme in Brasile e in parte in Italia, nei regimi illiberali che si allargano ad Est, dalle ombre che si stendono in altri Paese in quest'Europa indebolita dalle sue politiche cieche e da una Brexit ad uso e abuso di chi non vuole un Vecchio Continente attivo e ancora faro di civiltà e diritti.
che fa il paio con la mobilitazione di People a Milano contro il razzismo - anche qui centinaia di migliaia, come non se ne vedevano da anni, forse un decennio - e con i taciuti (da grandi media) cortei e mobilitazioni neofemministe in occasione dell'8 marzo. Un'altra stagione è alle porte non solo in Italia, ma nel mondo. Un mondo in cui però sta emergendo con forza un cancro - sovranista, razzista, omofobo, discriminante e nazista - di cui colpevolmente ci si è dimenticati nelle sue manifestazioni di nicchia dalla fine della seconda guerra mondiale. Un cancro che trova alimento, purtroppo, dalla rocambolesca vittoria trumpiana negli Usa, dalle affermazioni di destre estreme in Brasile e in parte in Italia, nei regimi illiberali che si allargano ad Est, dalle ombre che si stendono in altri Paese in quest'Europa indebolita dalle sue politiche cieche e da una Brexit ad uso e abuso di chi non vuole un Vecchio Continente attivo e ancora faro di civiltà e diritti.
Ecco il punto, ecco cosa i ragazzi di #Fridaysforfuture e Greta dovranno appuntare nei loro diari, nei loro post sui social, sulla Rete che parla il verbo dei Millennials: la difesa dell'ambiente, oltre e dopo l'invasione liberatoria del 15 marzo, è una partita complessa, una battaglia lunga e dolorosa, molto meno festosa dei cartelli e degli slogan di questi giorni.
Occorre che questi ragazzi sappiano che da oggi, da domani molto continuerà come prima, che i governanti a cui fanno appello saranno sordi almeno quanto sono collusi con sistemi economici e finanziari che sulla distruzione del pianeta fanno affari.
Ma è necessario che i ragazzi del Global Climate Strike siano consci - o imparino, visto che sono molto acculturati, informati, preparati e hanno a disposizione infinite fonti scientifiche, molto più di quanto avevamo noi un tempo - che la difesa dell'ambiente non è apolitica, non è super partes e non potrà esserlo: prendere posizione per #Fridaysforfuture significa tifare per un mondo aperto, libero, multiculturale, multilaterale e multirazziale, di diritti per lavoratori e per i più deboli, di affermazione di parità per donne e minoranze, parità di opportunità e parità di trattamenti sul lavoro come a casa, di più libertà e meno divieti, di società politicamente corrette, con più istruzione, sanità e scienza oltre che di libero accesso alle risorse naturali.
Ciò significa però scontrarsi con poteri e interessi profondi e diffusi, con modelli di vita oggi consolidati e affermati, con profili di impresa che confliggono con settori e ambiti territoriali e con chi li difende. Vuol dire che dovranno far fronte ad attacchi, calunnie e provocazioni, con parole d'ordine che mescolano
comportamenti privati e ideali pubblici solo per salvaguardare l'esistente.
Vuol dire che ognuno di noi, anche e soprattutto i milioni che hanno sfilato, dovrà rivedere anche il vivere quotidiano, rifiutare comportamenti sociali e strumenti finanziari che assediano ogni momento dell'esistenza, perfino tecnologie invasive che pianificano comportamenti di massa eterodiretti e senza autonomie, rinunciando ad abitudini e mezzi, a cibi, a oggetti che giustificano il massacro ambientale. Per questo il movimento globale non deve illudersi di essere imparziale, equidistante o equivicino, prima o dopo ognuno di questi ragazzi sarà chiamato a scegliere: o di qua, con modelli che stanno mettendo in pericolo il sistema globale ma anche quello accanto a casa nostra, o di là con un qualcosa di diverso, che occorre costruire, pezzo dopo pezzo, giorno per giorno consci in pieno dei meccanismi economici e sociali che, in ogni caso, dovranno presiedere alla costruzione di un mondo nuovo. Non sarà né semplice, né breve. Nè indolore, né per voi, né per i vostri padri e madri che magari un giorno vi contesteranno perché saranno messi in discussione le loro occupazioni, le loro convinzioni, i loro stili di esistenza. Sappiatelo. Ve lo diciamo noi, ragazzi degli anni Settanta, dimentichi e dimenticati, sconfitti ma non domi.
Approfondimenti
https://www.fridaysforfuture.org
https://www.ipcc.ch
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