Passa ai contenuti principali

Sotto la banca il contribuente crepa

Non facciamoci ingannare dalla cortina di fumo mediatica. La realtà è che con le due banche venete da porre in liquidazione siamo sullo stesso livello della Grecia di tre anni fa, salvo che la corsa al ritiro dei depositi si è diluita negli ultimi anni e non si è concentrata in pochi giorni. Fra Mps, Banca Etruria, Marche, Chieti, Ferrara, Popolare di Vicenza e Veneto Banca se ne è andato qualcosa come 65 miliardi di depositi. E fra il 2012 e il 2015 le due venete hanno distrutto più di 11 mld  di valore, la prima lasciando nella disperazione 118 mila azionisti e arrivando a 1,6 mld di perdite, di perdite, mentre la seconda ha azzerato le azioni di 90 mila risparmiatori accumulando un passivo di poco meno di 2 mld.

Adesso però ci sono il Cavaliere Bianco  Intesa che arriva a "salvare" il poco rimasto e lo Stato il quale, dopo aver rimandato, chiuso gli occhi, coperto e rassicurato "che si stava lavorando", ha dovuto arrendersi sull'orlo del burrone e varare un decreto a poche ore dal blocco degli sportelli. Blocco che sarebbe stata l'anticamera del fallimento ormai richiesto, visto che per tre anni non era stato fatto nulla, dall'Europa.

Le decisioni del Cdm

Nei giorni scorsi si era parlato di 12 mld di salasso per i contribuenti, una cifra ipotetica ma non lontana dalla realtà. Il ministro Padoan, dal canto suo, ha voluto smentire questi calcoli, salvo poi dover ammettere i 5 mld e rotti a Intesa per convincerla a imbarcarsi nell'impresa a fronte del solo euro  simbolico. Aggiungendo poi che complessivamente verranno mobilitate risorse per 17 mld che non graveranno sulla spesa pubblica - ha detto - in quanto facenti parte della dotazione di 20 mld già disposti lo scorso anno  del  salva-banche per far fronte alla crisi del settore . (Nb Con la copertura dei 17 mld di garanzie, del fondo restano solo 3 mld: basteranno per il capitolo ancora di risolvere dei Paschi di Siena.
Ora i 5,2 mld andranno subito a Intesa, i restanti 12 sono

(...) "garanzie relative ai crediti deteriorati oppure a rischio di cui lo Stato si prepara a far carico, il cui valore potrebbe diminuire ulteriormente. In particolare, "fino a un ammontare massimo di 6 miliardi e 300 milioni" di possibili risorse aggiuntive riguardano crediti in bonis che potrebbero risultare deteriorati". (La Repubblica)
Insomma quei 12 mld sono soldi virtuali, almeno fino a quando non sarà ora di coprire i crediti deteriorati o in bonis ma sempre deteriorarti. presumibilmente lo Stato non dovrà quindi sborsare 12 mld, ma la cifra sarà comunque consistente e spostata in altri esercizi. Ma senza dimenticare gli oneri di ristrutturazione con tanto di esuberi che dovrebbero in totale costare 1,2 mld, si vede che la cifra ipotizzata dagli esperti e smentita dal ministro... alla fine non è affatto smentita. Anzi, il conto per il contribuente alla fine potrebbe risultare più pesante,  tanto da far impallidire i 4 e passa mld sprecati per Alitalia, ma  della cui entità si è saputo solo (o si è fatto di conto) solo qualche anno più tardi, quando l'attenzione dell'opinione pubblica era girata su altri versanti.
Alla fine  sono garantiti correntisti e titolari di debito senior che non dovranno contribuire al burden sharing, mentre sono gli azionisti e perfino il fondo Atlante (con i suoi 3,5 mld già investiti) a vedersi pesantemente svalutati gli asset .
Inoltre non va dimenticato un altro aspetto, oltre alla conferma che in Italia si privatizzano i profitti e si pubblicizzano le perdite: l'aver ribadito all'Europa che l'Italia non riesce ad affrontare - anche con le nuove leadership politiche che tante attese avevano suscitato nella comunità finanziaria e d economica del Vecchio Continente (vedi Renzi) - con competenza e celerità le sue crisi strutturali e di sistema, confermando in ciò un vecchio costume. Ma anche che la solita furbizia italica cerca di aggirare le norme europee, farraginose quanto si vuole, garantiste con gli Stati del Nord, al punto di provocare un rinvio alle calende greche dell'assicurazione bancaria a livello continentale
A tal proposito sono pesantissimi i giudizi dall'estero, prima del decreto. Ma, presumibilmente, anche dopo. E di più.... Tutti meritati

Leggere qui Ferdinando Giugliano su Bloomberg View

I numeri dell'operazione


Commenti

Post popolari in questo blog

WEF Davos 2019 - Giorno 1

Al via Il World Economic Forum di Davos, senza gli Stati Uniti e con l'ombra sovranista che incombe in particolare sul Vecchio Continente mentre nel contempo sembra attenuarsi la concezione globalista che è il topic dello stesso Wef.

Quale pace?

Bisogna intendersi sulle parole e sulla propaganda. Troppa quest'ultima nei due anni di guerra a Gaza. In ogni caso il piano Trump è approssimativo, aperto a mille interpretazioni. E arriva tardi

Il declino trumpiano

  Photo by  Abhinav Bhardwaj  on  Unsplash Rieccomi… felice di rivedervi. Grazie per aver letto Umberto’s Substack! Iscriviti gratuitamente per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro. Iscritto Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80). Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo. Ebbene, abbiamo sbagliato tutti. Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto. Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan- Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che...