21-22 marzo - 25 e 26esimo giornoVolodymyr Zelensky parla di fronte al Parlamento italiano (secondo il copione della comunicazione ucraina già sperimentato dallo scoppio della guerra con ottimi risultati sulla narrazione in scala mondiale.
Ma in questi due giorni al centro della scena va posta la Russia. Per diversi motivi.
👉👉👉Il primo è che, volente o nolente, la Grande Armata di Putin si è impantanata. Sta pagando un prezzo di vite pesantissimo: con un colpo hacker l'altro ieri sui media russi è apparsa la cifra molto vicina dei 10 mila soldati morti. Realista e reale, tra l'altro molto simile a quella delle intelligence occidentali. E se ha perso 10 mila uomini, vuol dire che deve rinunciare a 30-40 mila contando quelli fuori gioco perché feriti, catturati o anche a qualche disertore. Il che equivale a un quarto della forza schierata alla vigilia, che comunque scontava almeno per la metà i contingenti logistici. La ferita militare dunque sanguina e molto e questo spiega il piccolo - per ora - repulisti che Putin stesso ha fatto tra i servizi di sicurezza - rei di non aver previsto la resistenza ucraina - e tra gli alti comandi - a loro volta colpevoli di non riuscire a raggiungere gli obbiettivi prefissati. Problema nel problema, il prezzo dei morti e dei feriti il neo zar rischia di pagarlo sul piano interno, dove non basteranno a lungo il mancato rimpatrio delle salme - probabilmente inumate lontano da casa -, il divieto di funerali e il ricovero dei feriti in Bielorussia. Trucchi che non reggeranno a lungo man mano che il conto finale sale e che, pure in una Russia strangolata nella sua moderna comunicazione d orbata delle piattaforme social così popolari nella parte giovane della popolazione, quella che guarda all'Europa, man mano che il conteggio aumenta dicevamo rischia di provocare risentimenti e proteste, se non avversione vera e propria verso il Cremlino. Ingegni non giustificati appena anche nelle regioni lontane da Mosca e dall'Ucraina, si cominceranno ad osservare i grandi vuoti nei ranghi dei più giovani.
👉👉👉Grande Armata ferma. Grande Armata feroce. Aiutata o meno dai ceceni, la Russia si è resa conto di non voler buttare via altre vite dei suoi soldati più giovani. Così la sua strategia è cambiata da qualche giorno e ricorre al sistema siriano (anche se là applicato con maggior crudeltà). In cosa consiste? Bombardamenti a tappeto con aerei e missili, nel mirino soprattutto i civili. Per frantumare loro i nervi, costringerli nelle fogne e farli fuggire lasciandosi dietro macerie . Solo a quel punto le truppe di terra avanzeranno in sicurezza potendo sfidare città ridotte in cenere e svuotate.
👉👉👉Avanzeranno, ma fino a dove? I piani iniziali forse erano altri, ma Putin prima di fermarsi ha bisogno di una "vittoria". Ovvero almeno il Donbass, la Crimea e la striscia di collegamento dover sorge (sorgeva?) Mariupol. La volontà dello zar però preme. Bisogna vedere se resisterà. Altrimenti la Grande Armata andrà vanti lo stesso per raggiungere i confini con Moldavia e Romania. Ovvero annettersi la disponibile Transnistria e nel contempo chiudere i corridoi più ambiti. Solo allora, nell'uno o nell'altro caso, Mosca celebrerà le conquiste, l'unione con i fratelli russofoni del Donbass e della Crimea e rinsalderà l'orgoglio nazionale.
👉👉👉Ecco l'ultimo, ma forse più importante, punto che emerge nella strategia complessiva di Mosca come sta emergendo ogni giorno di più. Ieri - e l'Occidente con il suo inginocchiarsi di fronte al denaro sporco e occulto degli oligarchi e degli affari del neozar predisposti per diventare altrettanti lacci attorno al collo in particolare degli europei - il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov ha finito per ammettere di fronte alle incalzanti domande di Christiane Amanpour in un'intervista esclusiva alla CNN (Dmitry Peskov, Putin spokesman refuses to rule out use of nuclear weapons if Russia faced an 'existential threat' - CNN, un autentico scoop, che "l'operazione speciale" - come la chiama Putin - ha un retroterra di progettazione che ha almeno 20 anni. Questo svela molto - al di là della propaganda - del perché i russi hanno attaccato l'Ucraina. Putin nato e cresciuto in era sovietica, non è mai uscito del tutto da quella dimensione. Non in senso ideologico - il comunismo dell'Urss, tanto assolutista quanto fascista nel metodo - , ma dallo stato di inferiorità e marginalità in cui la caduta del Muro ha confinato quella che era la seconda potenza mondiale, capace di sfide perfino nello spazio. Putin ha voluto farsi interprete della frustarzione dei popoli russi da sempre cresciuti nella cultura dello Stato potente e capace d'influenzare il suo Continente e parte di quelli vicini. Così Putin un pezzetto alla volta cerca di ricreare dimensioni e confini dell'ex Urss, senza Pcus e il resto, cercando di ricrearsi quello spazio nel mondo che già aveva l'ex impero. Dopo 20 anni però il gioco è scoperto ormai e nessuno potrà più dare a Putin quel minimo di comprensione e autorevolezza che si è giocato in un giorno, in poche ore.
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