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Il PunT.U.M. - Piano A, piano B, piano inclinato

 


D-Day 8+9

Senza giri di parole si è sfiorata l'😱😱😱Apocalisse. I missili e i colpi d'artiglieria e di tank attorno e sulle installazioni della centrale nucleare di Zaporizhzhia hanno rischiato seriamente di provocare un disastro immane, un'esplosione o una fuga di materiale fissile in grado di annientare - letteralmente - mezza Europa oltre che a buona parte della stessa Russia.

Inutile pensare alle dimensioni di quanto poteva accadere, forse mai una parte dell'umanità sarebbe stata così vicina alla sua fine. Fire at Ukraine Nuclear Plant Is Out, but Russian Troops Take Control - The New York Times
La guerra e la paura dell'uso dell'atomica fanno entrare "l'avventura" di Putin ìin Ucraina  in una dimensione inattesa che, per quanto possa apparire paradossale, si lega alle difficoltà pratiche di fermare in ogni modo l'offensiva russa. Lo stesso zar ha detto che non si fermerà fino al raggiungimento degli obbiettivi. Su questi non tutto è chiaro, a parte la smilitarizzazione dell'Ucraina, la sua neutralità, la rinuncia a entrare in Ue e Nato il riconoscimento delle repubbliche indipendentiste del Donbass. Per questo è molto credibile che l'armata russa non si fermerà neppure a est del Dniepr, come è stato ipotizzato, naturalmente dopo aver preso Kiev e insediato un governo fantoccio. Dopo il colloquio don Macron di tre giorni fa, fonti francesi si sono dette convinte che Putin voglia prendersi l'intera Ucraina e non solo il sud est. Magari spingendosi anche in Moldavia per "salvare" e ricomprendere la Transnistria che, infatti, ha appena chiesto il riconoscimento internazionale come Stato sovrano. Fra qualche giorno o qualche settimana, dipende dall'offensiva russa su Odessa per chiudere il corridoio con la Crimea, la Transnistria potrebbe "sentirsi minacciata" dalla povera Moldavia e invocare l'aiuto russo. Che peraltro ha già in casa con la presenza della 14a armata. 
In queste condizioni c'è da porsi due domande: quando e dove si fermerà Putin e quando sarà disposto a mettersi a un tavolo per trattare. E con chi? Non con Zelenski a cui dà la caccia e neppure con gli occidentali, in modo diretto almeno. Con la restante Ucraina non occupata, quindi raccolta attorno a Leopoli, se lo zar vorrà lasciare qualche concessione alla sopravvivenza di un'enclave, l'Ucraina libera. Anche questo è però difficile, vista l'escalation e la necessità che ha Mosca di non lasciare accesa neppure una minima fiammella di spirito nazionale ucraino. Oppure, per una farsa completa, con un "nuovo" governo ucraino che "tratterà il ritiro" russo in cambio di obbedienza, sottomissione e soprattutto il controllo del territorio contro la guerriglia dell'Ucraina libera. Un governo di Vichy, insomma, guidato da un Petain dell'Est. 
Secondo la prassi in questi casi gente come i russi si siederanno per le trattative serie - non quelle in corso in Bielorussia che mirano solo a guadagnare tempo e a concedere qualche corridoio umanitario - quando avranno il vantaggio del terreno, ovvero avranno occupato e stroncato l'Ucraina. Da vincitori, insomma
Il quadro da qui a qualche settimana sarà chiaro: Ucraina sconfitta e umiliata, forse divisa in due parti o neppure questo, l'Occidente alle prese con il che fare e con una decina di milioni di profughi ucraini da distribuire in tutto il continente. La via diplomatica invocano tutti. Ma a questa Putin, sia chiaro, che arriverà solo quando avrà vinto. Secondo lui, almeno. Poi, per sedersi a un tavolo con un vincitore sul terreno, la prova per gli occidentali sarà tutt'altro che semplice: cosa avranno America e Ue da mettere sul tavolo non essendo, formalmente, soggetti belligeranti? Mosca anche qui avrà le idee chiare: il  ritiro delle sue truppe (ma con un governo stile bielorusso) in cambio del ritiro delle sanzioni e nessun appoggio alla guerriglia dell'Ucraina libera. Oltre al riconoscimento delle repubbliche indipendentiste (Donbass e Transnistria) e a una sorta di protettorato moldavo. Più, in segreto, la garanzia sulla vita, la mobilità e i beni, di Putin e i suoi fedelissimi.
Questo potrebbe essere un'analisi abbordabile. Ma torniamo all'Occidente: su cosa andrà a mediare, cosa potrebbe pretendere e soprattutto cosa dare in cambio? Nulla, se non aderire alle due richieste russe di abolire le sanzioni e non inviare armi e sostegni ai partigiani ucraini, in sostanza abbandonando anche questi ultimi al loro destino. Putin nella  magnanimità che occulta il profondo cinismo e disprezzo per la controparte che ben conosce nelle sue debolezze e divisioni, offrirebbe la tanto agognata - a ovest - pace e affari liberi per i suoi amici e finanziatori con l'importante aggiunta di prezzi di gas e petrolio "da amico". Trade Map - List of products imported by Italy -
Basterebbe questo alle piazze multicolori dell'Occidente? Ai pacifisti? E agli ucraini spinti via - probabilmente sostituiti da filorussi nelle terre e città svuotate - e sparsi per l'Europa cosa verrebbe garantito? Non certo il ritorno, ma secondo un presumibilmente beffardo Putin, l'agognata (dagli ucraini) realizzazione del sogno di vivere in Europa, come gli europei, da europei.
Tuttavia pur con tutte le sirene dei cantori del libero mercato e della globalizzazione facile, sarà complicato per Usa e Ue dire di sì per non perdere neppure loro quella faccia che lo zar di Mosca non può permettersi dopo essersi imbarcato in una simile avventura senza apparente ritorno. L'alternativa consente poche varianti e, osservata con il senno del poi e una certa dose di spregiudicatezza di alcuni ambienti europei e soprattutto americani e della Nato, potrebbe alla fine rivelarsi come il piano A rispetto al piano B a cui stiamo assistendo e subendo.
Il piano B è quello della sorpresa: nessuno in Europa ha creduto a a Biden e alla sua intelligence sulle intenzioni di Putin, nessuno si era preparato, l'Europa ha dovuto correre a inventarsi una reazione cercando di non farsi troppo male e accodandosi ancora a Nato e Usa. 
L'altro piano, A, invece avrebbe previsto tutto, o quasi. Con estrema freddezza il piano A prevede il sacrificio dell'Ucraina e alcune ricadute pratiche sulla vita degli europei (prezzi alle stelle della materie prime, inflazione ancora più in alto, problemi di approvvigionamento) oltre alla paura del nucleare. Però avrebbe, sulla pelle degli ucraini, anche numerosi vantaggi: ricondurrebbe un'Europa più unita (fino a quando e fino a dove?) sotto le ali Usa e Nato, ma soprattutto metterebbe le basi per il ridimensionamento definitivo della potenza Russia, spingendola negli anni a fare i conti con la sua economia al collasso (più di quanto non lo sia già dopo le crisi del primo decennio del 2000, il post Crimea e il Covid) con i suoi ritardi di politica industriale moderna e un Pil che per il 60% dipende ancora dall'export di materie come petrolio e gas (Russia's Natural Resources Valued at 60% of GDP - The Moscow Times), stringendola e costringendola in un mercato quasi autarchico. Inducendola poi a cercare rifugio tra gli amici cinesi, indiani, mediorientali e turchi, disponibili ma non troppo e non fino al punto di sacrificare le relazioni con l'ovest. E in ogni caso pronti ad approfittare della debolezza e del bisogno di mercati della Russia un po' prostrata (21M Russians Live in Poverty, Official Data Says - The Moscow Times). Che lo sarebbe ancora di più se fosse costretta - e Putin ben conscio dei problemi e costi - a lasciare le sue armate in Ucraina, a farsi dissanguare dalla guerriglia e a languire in una terra straniera che avrebbe bisogno di tutto per risollevarsi. 
Legittimo non trascurare il fatto che sia tenti di perseguire più il piano A che il piano B. Al proposito infatti non sono da trascurare alcuni fatti.
Il primo, più rilevante, è che molti russi, spaventati/preoccupati dalla guerra se ne stanno andando. Niente di smile agli ucraini, ma un segnale di rilievo per lo zar anche perché chi va via sono le classi più elevate, culturalmente ed economicamente. ‘My future is taken away from me’: Russians flee to escape consequences of Moscow’s war | Russia | The Guardian . Gli altri segnali sono l'irrigidimento del regime perché come racconta Axios: 
"... girano voci secondo cui Vladimir Putin potrebbe presto dichiarare la legge marziale, chiudere i confini e reprimere ancora più duramente il dissenso interno. Perché è importante: per quanto devastante sia diventata la situazione umanitaria in Ucraina, la sofferenza diffusa sta rapidamente arrivando alle porte della Russia. Più di 8.000 persone sono già state detenute durante le proteste contro la guerra dal 24 febbraio, secondo il monitor indipendente OVD-InfoLa Duma russa ha approvato una legge che rende punibile fino a 15 anni di carcere la diffusione di "fake news" sull'esercito russo. Gli ultimi pilastri della già limitata stampa indipendente russa sono stati costretti a chiudere questa settimana sotto la pressione del Cremlino. Il controllore delle comunicazioni statali della Russia ha bloccato i siti web della BBC, Voice of America, Radio Free Europe/Radio Liberty, Deutsche Welle e altri media stranieri per la diffusione di informazioni "false". " (Axios)



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