D-Day+6
C'è un elemento che in questa giornata ha pravalso sugli altri: la svolta tattica delle forze russe in Ucraina. Ma non si tratta solo di un discorso militare. Dentro e dietro c'è ben altro, di più succoso.
Il dato di fatto che presiede all'analisi è fin troppo chiaro: la strategia d'attacco russa ha fallito. Miseramente. Non sono state conquistate con una guerra lampo le principali città, gli ucraini non hanno chinato la testa, del governo fantoccio non c'è neppure il fantoccio e a questo punto sarà ben arduo trovarlo, se non in qualche oriundo cresciuto però all'ombra del Cremlino.
Fonti militare russe al Corriere della Sera hanno parlato di 10 mila morti tra le truppe di Mosca. Se non fosse disinformazione, c'è da capire lo scoramento e l'ira funesta di Vladimir Putin e dei suoi generali. Si tratta di una cifra enorme, più di quanti russi sono molti in otto anni di guerra all'Isis in Siria. Ma anche se non fosse reale, dà comunque una fotografia esemplare di quanto sta avvenendo. E spiega perché da ieri la strategia russa è cambiata. In peggio, naturalmente.
👉👉👉Si adotta la tattica stile Siria. Ovvero fare tabula rasa di quanto si incontra sul cammino, senza troppe distinzioni - difficili invero nella battaglia contro i fanatici del Califfato nero - fra militari e semplici cittadini. Così i russi prima di spedire i tank dentro Kiev o Mariupol o Kharkiv, lasciano spazio alle bombe. D'artiglieria, ai razzi - gli eredi della famose Katjuscia - , ai missili degli aerei, alle bombe più sofisticate e vietate dalla convenzioni internazionali. Mosca, ovvio, nega l'utilizzo, ma la smentita finisce per essere un'altra prova della verità comprovata dalle foto. Il fine è di frantumare vite e cervelli, rompere cuori e membra, abbattere difese ed equilibri psicologici. Una volta che gli obici avranno fatto il loro lavoro di bassa macelleria, i carriarmati potranno avanzare. Troveranno meno resistenti e frastornati, meno strutture civili d'appoggio, più fame e paura in chi non è riuscito a fuggire. Lì forse basteranno i macellai di professione, i ceceni alleati a Putin.
Riprendono i colloqui in Bielorussia, ma sembra sempre più una finta, una manovra tattica per prendere tempo. In compenso gli occhi internazionali si concentrano su Mosca. Non sono pochi i commentatori che discutono delle presunte deviazioni mentali di Putin, della sua compromissione psicofica e quindi della sua pericolosità conseguente. Altri s'interrogano giustamente sul fatto che non potrà essere lui l'uomo della pace futura. ma , quel che è peggio, neppure l'uomo giusto per un cessate il fuoco.
E quindi?Ai tempi dell'Unione Sovietica era tutto molto più semplice, anche se sembra un paradosso. C'era il Pcus, il Politburo risolveva le contese al suo interno, non decideva un uomo solo bensì il partito nelle sue articolazioni e nelle sue guerre di potere. Poi, un giorno, a una qualche cerimonia pubblica, a una sfilata militare, si notava improvvisamente una faccia diversa nel muro di volti imperturbabili. E, al tempo stesso, una faccia vecchia era scomparsa.
Oggi la questione è enormemente più complessa. Putin gode della fiducia almeno di metà del Paese, ha una formidabile macchina della propaganda e un'altrettanto potente e ramificata struttura d'intelligence interna che monitora dissidenze varie, soprattutto in questi giorni fra gli oligarchi amici, i generali e gli stessi ranghi dei servizi segreti. Putin, ex Kgb sa bene come va in questi casi. Ma non ci sta e venderà cara la pelle, c'è da giurarci. Quindi bisognerà che America e Ue si preparino a una lunga, lunga "guerra" a distanza con l'Ucraina terreno di battaglia e la sfida a distanza - ma neppure tanto - a colpi di provocazioni, stilettate, reazioni di diverso tenore. Al riguardo non ci sarebbe da stupirsi se in giro per l'Europa cominciassero gli omicidi eccellenti, stavolta non limitati a ex spie o dissidenti, o peggio ritornasse il terrorismo. Magari ufficialmente di marra islamica, ma dietro finanziato da soldi neri di chi ieri cercava di estirpare il fanatismo islamico a colpi di cannone.
L'Occidente ha una sola speranza, anzi due: che l'Ucraina riesca a tenere testa all'invasione anche da qui a qualche settimana, e che le sanzioni mettano davvero in ginocchio la Russia. In tempi stretti.
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