D-Day+7-8
Le armate di Putin avanzano inesorabili. Hanno subito 500 o 5 mila o 10 mila morti - dipende dalla cifre della propaganda - , lasciato sul terreno centinaia, migliaia di mezzi, ma avanzano. Guadagnano terreno, conquistano le prime grosse città - Kercson-, altre come Mariupol e Kharkiv sono assediate e si combatte già per le strade, Odessa trema perché sa di essere il prossimo obbiettivo. Putin sta vincendo e lo rivendica, insensibile come si confà al suo personaggio, alle perdite e alle conseguenze disastrose per la sua immagine e soprattutto per la sua economia già disastrata. Latest Russia-Ukraine war news: Limited cease-fire reached for civilian evacuations as Kherson, Mariupol cut off - The Washington Post
Ma è effettivamente una vittoria la sua, quel suo ingurgitare un po' alla volta pezzi di Ucraina a forza di bombardamenti e la strategia molto russa vecchia maniera, quindi un po' sovietica, della piazza pulita, come già sperimentato, con ancora meno riserve e precauzioni in Cecenia e in Siria?
Ecco la domanda apre un cratere nella possibile risposta, perché mette sul piatto una serie di interrogativi ai quali anche le cancellerie non sanno rispondere.
Il primo, centrale, è quali sono i veri obbiettivi del neozar, dove vuole arrivare prima di fermarsi?
Da Ian Bremmer (il politologo fondatore di Eurasia) in giù e tanti altri analisti, comincia farsi strada un'ipotesi, confortata dalle mappe scovate da Anonymus e quelle rivelate inconsciamente da Lukashenko: Putin vuole unire il fronte sud, tagliare ogni accesso al Mar Nero e stabilire il corridoio diretto che porta dalla Russia alla Moldavia, chiudendo con l'inglobamento dello stato fantasma - finora - della Transnistria da vent'anni occupato dalla 14a armata russa. A quel punto fra Putin e la Ue, nella fattispecie la Romania, resta solo la fragilissima Moldavia. Solo allora da Mosca verranno parole di "pace", ribaltando il concetto della minaccia Nato dietro la decisione di attaccare l'Ucraina. Infatti a quel punto sarà Putin a minacciare la Nato, con la differenza - e lo zar lo sa fin troppo bene - che quest'ultima non può imitarlo attaccando la Moldavia, ad esempio. Russian troops advance on Kherson, Mariupol and Odessa in southern Ukraine - The Washington Post
Questo obbiettivo con il prossimo attacco ad Odessa è quasi certo che sarà raggiunto. Come gli altri. La conquista di Kiev, ad esempio: serviranno settimane, avverte il Pentagono, ma anche la presa della capitale difficilmente sarà evitata nonostante il sacrificio immane di migliaia di soldati e cittadini armati di kalashnikov e molotov contro i più resistenti blindati al mondo e le bombe più devastanti della guerra moderna.
Si fermeranno i russi dopo Kiev? E' possibile ma non certo. Forse l'armata di Putin sarà stremata, ferita anche, ma ancora con la sua efficienza anche perché verso la capitale si riuniranno le altre direttrici delle forze penetrate in Ucraina da sud e da nord. Potrebbero fermarsi lì, oltre la destra del Dniepr, sazie della parte migliore, dal punto di vista economico della Ucraina. Ma più verosimilmente perché i 180 mila uomini schierati nelle finte esercitazioni, non basterebbero a controllare l'intero Paese. Ma metà sì. Forse. Macron, Putin call on Ukraine leaves French president convinced ‘the worst is yet to come’ - The Washington Post
Zelenski a quel punto sarà costretto, di fronte alle migliaia di vittime e alle devastazioni del suo Paese, ad accontentarsi di mezza Ucraina, con Leopoli capitale. A cui Putin chiederà, pretenderà, imporrà la sua neutralità di Stato cuscinetto con i Paesi Ue. Minacciando di marciare ancora, come sulla Moldavia, se non saranno entità in pratica smilitarizzate e inermi.
Dunque Putin a quel punto avrà in pratica vinto. Ma avrà alcuni problemi che cresceranno suo malgrado nei mesi e negli anni che verranno. Non potendo lasciare le sue armate nella mezza Ucraina presa, anche per non farsi decimare dalla guerriglia, cercherà di installare il governo fantoccio da sempre pensato. Che però, a questo punto, non sarà facile varare. Prima della guerra, forse un governo filorusso sarebbe stato anche possibile, come in passato. Non democratico, ma autoritario. Oggi no: quanti ucraini potrebbe reclutare anche fra chi non è scappato? Quindi i russi dovranno rimanere sul terreno. E questo è un problema grosso per Putin e i suoi generali, in particolare per le ricadute sul versante interno già colpito dalle sanzioni e dall'isolamento - relativo ma esteso e pesante - internazionale.
A questo punto però potrebbe venire alla luce il piano B del neozar. O forse il vero piano A rivelato dalla dichiarazione di giovedì 3 marzo in cui è stato rivendicato che "Russia e Ucraina sono un solo popolo". Mosca potrebbe così ricorrere a una soluzione staliniana: ripopolare l'Ucraina semidistrutta con i russi. Quelli del Donbass, le cui milizie potrebbero essere l'asse portante del nuovo esercito "ucro-russo" e i cittadini russofoni ripagati dai danni di guerra con case e terre strappate agli ucraini. E poi lo stesso con tanti russi indigenti, delle campagne, di chi soffrirà di più la crisi, forse anche i parenti dei soldati morti. Come ai tempi dei sodati di ventura e dei grandi condottieri, soldati e fornitori potrebbero essere ripagati con il bottino di guerra. A quel punto dell'Ucraina originaria rimarrebbe ben poco: alcuni villaggi, i vecchi, qualche donna e bambino sfuggiti alla fuga, e un nucleo forte, potente, ben motivato di russi. Comunque protetti dall'armata di Mosca e aiutati dai servizi di sicurezza e segreti nella lotta a infiltrati, resistenti e partigiani.
Il resto, i fuggiti - ora l'Onu dopo il milione, poi diventati quattro nelle previsioni, parla di possibili 10 mln di ucraini nei Paesi Ue Russia’s War on Ukraine Has Created Over 1 Million Refugees in Just a Week - WSJ- andranno a ripopolare l'Europa in crisi da denatalità, resteranno con il sogno delle loro case perdute, della terra perduta, e alimenteranno l'opposizione all'estero. Oppure finiranno, se si salverà dalla morsa di Mosca, nell'enclave di Leopoli. Pronta ad essere, eventualmente, il nuovo agnello sacrificale.
Putin vincitore, l'Occidente sconfitto? Affermazioni, abbiamo visto, solo apparenti, che vanno invece sfumate. Perché il problema rimane la Russia che dell'Ucraina conquistata saprà farsene ben poco, a parte chi crederà nella retorica nazionalista. Mosca isolata ad Ovest, guarderà alla Cina. Ma Pechino fa affari con la geopolitica e viceversa. E negli accordi che Putin sta cercando di stringere, sarà Pechino a dettare le condizioni che gli altri, prostrati e senza amici in America e Ue, dovranno accettare. Con il risultato di perdere il primato di seconda potenza e scivolare sempre più in basso. Tenendosi ben stretta l'arma nucleare che, a dispetto delle minacce, Putin deve tenere ben stretta per evitare il disastro totale che non conviene neppure a lui.China’s Economy and Ukraine: All Downside Risks | Center for Strategic and International Studies
A questo punto sarà uno zar più debole e solo, come abbiamo visto. La situazione migliore perché la Russia che della Grande Madre non gliene frega nulla decida di cambiare cavallo. Questo ormai è inutilizzabile a tutte le latitudini.
Putin ha vinto e l'Occidente è stato sconfitto?
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