10 marzo - 15esimo giorno
Dilaga il panico. Dove in Russia? Certo. Ma non solo. Anche in Occidente, in Europa, in Italia. Rincari di benzina e riscaldamento a livelli record e potrebbe essere solo l'inizio. L'Italia in particolare sta cominciando a conoscere l'altra faccia delle guerre non più lontanissime ma un po' più vicine. Lo conosce anche rispolverando la sua faccia da "italiani brava gente" che accoglie i profughi - facendo, ma senza dirlo troppo forte, una razzista differenziazione
fra profughi e profughi, fra ucraini e gli altri che fuggono da altre guerre e da altri stenti - ma osservando con spavento cosa c'è nello zaino ideale di questi fuggitivi: un futuro di difficoltà, dolori, crisi e fallimenti. Di rinunce soprattutto, a un po' di caldo in casa, a un po' di pane e pasta e pizza sulle tavole, a un po' di soldi in tasca che porteranno a tagliare ferie e vacanze a favore di un pieno in pio in più.Quindi... quindi scatta la voglia di compromesso. In Italia ancora di più. Magari dietro il vessillo della pace - splendido, fondamentale quanto etereo e ideale - che purtroppo fatica a coniugarsi con la realtà: quella di uno Stato che decide improvvisamente di risolvere contese territoriali e vincere le sue presunte paure di ex impero che vuole rifarsi tale. L'altro ieri la notizia di un faccia a faccia tra Sergei Lavrov e Dmytro Kabula, ministri degli esteri russo e ucraino, in Turchia aveva sollevato il morale di chi vede la diplomazia come una variante di match di calcio dove uno vince e l'altro perde o al massimo si pareggia e poi tutti sotto la doccia e quindi a festeggiare.
Invece in Turchia è andata male e non poteva essere altrimenti.Ukraine Live Updates: Russian Forces Encircle Some Cities as Diplomacy Falters - The New York Times Putin deciderà di vedersi con Zelensky solo quando sarà in vantaggio sul terreno, quando avrà raggiunto i suoi obbiettivi: l'intero Donbass, la cattura di Kiev, il corridoio verso la Crimea e la conquista di Odessa e forse la "chiusura" dell'anello con la Transnistria nuova provincia del rinascente impero russo. Allora, forse, lo zar vorrà vedere in faccia l'avversario sconfitto. Anche se, quest'ultimo, magari non sarà tale grazie alla resistenza del suo Paese, i danni inflitti all'avversario, l'aver salvato parte dell'Ucraina dall'invasione.
Zelensky stesso l'altro ieri aveva adombrato un possibile compromesso sulle repubbliche indipendentiste. Il mondo non aspettava altro, la parola magica: compromesso. Storico, se avverrà, quando avverrà perché prima o poi si arriverà a questa fine. Con quali macerie dietro non è possibile oggi ipotizzare. Anche quelle più devastanti, mondiali se per un incidente o per disperazione qualcuno a Mosca, con tutta probabilità nell'eventualità, finisse per schiacciare il bottone fatale.
Il problema del compromesso però non è tanto sulle spalle del presidente ucraino, per quanto così possa sembrare. Il peso di una scelta di questo tipo è piuttosto in carico all'Occidente. E il fardello è pesantissimo, più che se la Nato fosse stata coinvolta in uno scontro tradizionale in campo aperto. Come sarà il compromesso che l'Europa e l'America potranno accettare? E quello di Mosca? Via le sanzioni e si torna amici come prima? Se fosse una partita si potrebbe anche fare, l'arbitro è lì per decidere. Ma sul piano dei rapporti internazionali e ancora di più della grande finanza, dell'economia legala a doppio filo alla geopolitica, buttarsi alle spalle questi 15 giorni di frattura epocale, peggiore nei fatti di quella della Guerra fredda, non sarà affatto semplice. Neppure facile, Probabilmente addirittura impossibile.
Il disastro di Putin, per sé stesso e per il suo Paese How the West Marshaled a Stunning Show of Unity Against Russia - The New York Times- sempre meno libero, sempre meno ricco (ammesso che lo fosse ) ma anche probabilmente spinto a vedere l'occidente come il cattivo e il minaccioso Russian public opinion: Poll shows 58 percent of Russians support Ukraine invasion, 23 percent oppose it - The Washington Post- , ma anche per mezzo mondo, è proprio questo: lo choc non è sanabile a breve, con gli stessi protagonisti in campo, in particolare a Mosca. E non è solo un "incidente" fra Russia e Occidente.
Sul piano delle relazioni, delle alleanze strategiche e degli affari, andranno ridisegnati i confini e i termini su ogni scacchiere: su quello del Vicino Oriente, con la Turchia ad esempio, dentro la Nato ma sempre rifiutata dalla Ue, oggi mediatrice ma astenuta sulla condanna dell'invasione dell'Ucraina alla quale però fornisce i droni micidiali per i tank russi. Sullo versante mediorientale con Arabia e Emirati che rifiutano di parlare con Biden e giocano sulla speculazione del prezzo del petrolio, felici di vedere chi ha puntato ieri il dito contro il principe nero MBS oggi bussare alla porta con il cappello in mano a chiedere più petrolio, magari a prezzi di favore. Idem in America del Sud dove Maduro oggi è più saldo grazie al suo petrolio per il quale Biden, a nome dell'Europa, potrebbe barattare le sanzioni poste a suo tempo quando a Washington si parlava di dittatura sanguinosa a Caracas. E altri rapporti andranno rivisti a fondo a Est, con il gruppo di Visegrad ora spaventato da Putin e attaccato al seno dei soldi Ue ma ancora convinto del valore delle loro "democrature". E poi la Cina, la Cina equidistante che se da un lato è preoccupata delle ricadute mondiali di una crisi, dall'altra si tiene le mani libere su una politica imperiale stile Putin: del resto Taiwan è sempre lì, che "provoca" (per usare il metro di giudizio putiniano).
Oltre a questo aspetto, sarà la stessa economia a doversi ridisegnare ancora un'a volta, piegata nel suo iperliberismo in due anni prima dalla pandemia e ora dalla guerra. Come si riorganizzerà il capitalismo acciaccato nella sua globalizzazione senza confini e senza patenti di democrazia, bella cinica e strafottente sui diritti, le disuguaglianze, sul clima e lo sviluppo senza limiti? La pandemia aveva lanciato segnali, peraltro già sulla strada dall'essere ignorati una volta che i vaccini hanno calmierato isterismi e paure oltre che la malattia stessa. Ora sarà ancora più complicato ignorarli anche se la risposta, ad esempio in campo climatico, al petrolio e al gas russi è un ritorno ai combustibili fossili _ almeno per qualche anno.The Trailer: Democrats want the oil industry to drill more. What does that mean for climate campaigners? - The Washington Post
Sarà peggio della pandemia, si dice. Vero. Molto peggio. Nonostante i compromessi storici, che per stare sulla storia italiana, non portano bene.
Commenti
Posta un commento