TumPost Diary
MEDIO ORIENTE. L'ambasciata a Gerusalemme è inaugurata fra i tripudio israeliano e quello americano di parte trumpiana. Ma la svolta del presidente - che ha chiarito di considerare la città come capitale dello Stato d'Israele dimenticando così le altre religioni che considerano Gerusalemme allo stesso livello - è stata oscurata dall'anticipo della Nakba, la giornata della catastrofe (oggi) cui Hamas si richiama per spingere le masse palestinesi verso i territori occupati e quindi verso le barriere. Il risultato è stata una delle peggiori stragi patite dai palestinesi, 55 morti, quasi 3 mila feriti, una tragedia che ha portato il mondo islamico a insorgere Giordania, Kuwait, Egitto), dalla Lega Araba in questi anni silente sulla questione palestinese, fino alla Turchia e al Sud Africa che ha richiamato gli ambasciatori in America e in Israele. Hamas sfrutta in modo cinico la situazione, ma i cecchini che sparano a freddo su manifestanti inermi - compresi donne e bambini - gettano un'ombra pesantissima sull'esercito e sugli ordini di Netanyahu che ormai appare non porsi più limiti contando sulla sponda Usa. Se quello di Gerusalemme voleva essere un segnale, oggi appare un segnale di guerra per cambiare definitivamente il volto del medio oriente. Ma il prezzo potrebbe essere carissimo per tutto il mondo, un prezzo fissato da due irresponsabili e pericolosi: Trump e Netanyahu.
IRAQ. Arriva dal passato, ma potrebbe essere il futuro.Il leader sciita Moqtada al Sadr, con tanto di milizia ben armata e addestrata dai tempi della guerra agli americani, vince le elezioni e adesso può condizionare il primo ministro al Abadi. ma rafforza anche il campo sciita in Iraq, terreno di conquista o di alleanza dell'Iran. Una brutta notizia per gli Usa nel giorni in cui Trump cerca di dare fuoco alle polveri della contrapposizione muscolare piuttosto che gettarvi acqua sopra. Tuttavia è sbagliato che Sadr sostenga l'Iran, Paese da lui criticato per i tentativi di affermarsi in Siria e condizionare l'Iraq. Moqtada, che ha creato una coalizione con i partiti laici e con i comunisti, è sciita ma attacca l'establishment sciita iracheno, travolto dalla corruzione. Al Sadr vuole rompere con questo ceto di potere e per questo ha infarcito la sua lista di laici e adotta una linea fermamente nazionalista e anti corruzione.
ITALIA. Traballa l'accordo Lega-CinqueStelle quando il governo pareva vicino. Si sono divisi sul nome del premier - tecnico o politico - senza rendersi conto dell'assurdità di suggerire al presidente Mattarella il nome di una persona stimata e in gamba ma costretta ad accettare a scatola chiusa un programma di altri, senza poter nominare ministri e controllare o avere influenza sui gruppi parlamentari. Ma si sono spaccati su molti punti qualificanti del programma - giustizia, immigrati, infrastrutture e forse molto altro, economia, lavoro etc - e soprattutto Salvini si sente messo all'angolo da Mattarella che vuole rassicurazioni sui ministri dell'Economia, della Difesa, sul rispetto dei trattati Ue e molto altro. Conclusione: si avvicina un governo del presidente e un voto, probabilmente in autunno, a meno che il Colle non riesca a traghettare tutti - partiti e Paese - al 2019.
MEDIO ORIENTE. L'ambasciata a Gerusalemme è inaugurata fra i tripudio israeliano e quello americano di parte trumpiana. Ma la svolta del presidente - che ha chiarito di considerare la città come capitale dello Stato d'Israele dimenticando così le altre religioni che considerano Gerusalemme allo stesso livello - è stata oscurata dall'anticipo della Nakba, la giornata della catastrofe (oggi) cui Hamas si richiama per spingere le masse palestinesi verso i territori occupati e quindi verso le barriere. Il risultato è stata una delle peggiori stragi patite dai palestinesi, 55 morti, quasi 3 mila feriti, una tragedia che ha portato il mondo islamico a insorgere Giordania, Kuwait, Egitto), dalla Lega Araba in questi anni silente sulla questione palestinese, fino alla Turchia e al Sud Africa che ha richiamato gli ambasciatori in America e in Israele. Hamas sfrutta in modo cinico la situazione, ma i cecchini che sparano a freddo su manifestanti inermi - compresi donne e bambini - gettano un'ombra pesantissima sull'esercito e sugli ordini di Netanyahu che ormai appare non porsi più limiti contando sulla sponda Usa. Se quello di Gerusalemme voleva essere un segnale, oggi appare un segnale di guerra per cambiare definitivamente il volto del medio oriente. Ma il prezzo potrebbe essere carissimo per tutto il mondo, un prezzo fissato da due irresponsabili e pericolosi: Trump e Netanyahu.
IRAQ. Arriva dal passato, ma potrebbe essere il futuro.Il leader sciita Moqtada al Sadr, con tanto di milizia ben armata e addestrata dai tempi della guerra agli americani, vince le elezioni e adesso può condizionare il primo ministro al Abadi. ma rafforza anche il campo sciita in Iraq, terreno di conquista o di alleanza dell'Iran. Una brutta notizia per gli Usa nel giorni in cui Trump cerca di dare fuoco alle polveri della contrapposizione muscolare piuttosto che gettarvi acqua sopra. Tuttavia è sbagliato che Sadr sostenga l'Iran, Paese da lui criticato per i tentativi di affermarsi in Siria e condizionare l'Iraq. Moqtada, che ha creato una coalizione con i partiti laici e con i comunisti, è sciita ma attacca l'establishment sciita iracheno, travolto dalla corruzione. Al Sadr vuole rompere con questo ceto di potere e per questo ha infarcito la sua lista di laici e adotta una linea fermamente nazionalista e anti corruzione.
ITALIA. Traballa l'accordo Lega-CinqueStelle quando il governo pareva vicino. Si sono divisi sul nome del premier - tecnico o politico - senza rendersi conto dell'assurdità di suggerire al presidente Mattarella il nome di una persona stimata e in gamba ma costretta ad accettare a scatola chiusa un programma di altri, senza poter nominare ministri e controllare o avere influenza sui gruppi parlamentari. Ma si sono spaccati su molti punti qualificanti del programma - giustizia, immigrati, infrastrutture e forse molto altro, economia, lavoro etc - e soprattutto Salvini si sente messo all'angolo da Mattarella che vuole rassicurazioni sui ministri dell'Economia, della Difesa, sul rispetto dei trattati Ue e molto altro. Conclusione: si avvicina un governo del presidente e un voto, probabilmente in autunno, a meno che il Colle non riesca a traghettare tutti - partiti e Paese - al 2019.
Commenti
Posta un commento