Tutto da rifare, infatti, perché la svolta si è compiuta: la Casa Bianca, e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin l'ha confermato implicitamente, parlando di trattative commerciali che stanno andando nel senso di porre fine alla guerra commerciale.
Ma la scelta rischia di tradursi in un segnale di estrema debolezza del presidente americano in particolare verso i suoi elettori e la contropartita dei 200 mld di maggiori importazioni entro il 2020 - tesi espressa dai funzionari americani ma smentiti duelli cinesi - appare come un tentativo di alzare una cortina fumogena sul ripensamento di Washington. Non solo, la nuova posizione mette in condizione i negoziatori Usa di ritrovarsi impantanati in una trattativa infinita, come del resto è accaduto ai predecessori di Trump.
Fra gli altri elementi che una nuova apertura sui dazi provocherebbe, vi sono anche le questioni della protezione e le relative violazioni della proprietà intellettuale . Quindi giusto forzare Pechino ad aprirsi maggiormente alle merci Usa, ma va risolto prima -dicono in molti - il caso di trasferimenti forzati di tecnologia, il cyberfurto e la difesa delle innovazioni a stelle e strisce.
(dal New York Times) In a statement Sunday, Robert Lighthizer, the United States trade representative who led an investigation last year into China’s infringement of American intellectual property, said that the United States had agreed on a framework to address the serious issues his investigation had identified.
“Getting China to open its market to more U.S. exports is significant, but the far more important issues revolve around forced technology transfers, cyber theft and the protection of our innovation,” he said. He added that the United States would use “all of its legal tools to protect our technology.”
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