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L'uomo del banco dei pegni - The pawn shop man

Potrebbe essere una spiegazione: i beni di famiglia, i gioielli sono finiti al banco dei pegni, un banco per ricchi, ricchissimi, come Donald Trump.

Ma è solo un'iperbole, un "gioco"  collocare il presidente americano vicino a qualcosa che ha a che fare con le famiglie in difficoltà finanziaria. Trump, nonostante i fallimenti e le perdite dovute alla Grande Recessione ai tempi in cui era ancora un semplice imprenditore, sembra invece non avere nulla a che fare con le preoccupazioni per il portafoglio. E in particolare non pare avere avuto questo genere di pensieri negli anni immediatamente precedenti la sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti e soprattutto nell'ultimo ano prima di mettere piede alla Casa Bianca.
Una circostanza che assume un contorno singolare almeno stando all'inchiesta dei cronisti del Washington Post: in pochi anni Trump ha speso circa 400 mln di dollari e in 14 occasioni ha saldato il  conto tutto in contanti. Un po' troppo per uno che si è sempre definito il "Re del Debito", che ha sempre operato in questo modo fino a quando, almeno nel 2006, ha preferito spendere denaro incassato dalle sue attività immobiliari e dai campi di golf senza spiegare molto sulle casseforti che custodivano questa massa di soldi. Un movimento che, ha spiegato il Washington Post, si è accentuato nell'imminenza della campagna per la presidenza tanto che nel 2014, ha pagato un totale di 79,7 mln di dollari per i grandi campi da golf in Scozia e Irlanda. Campi che da allora si sono rivelati fallimentari fino a richiedere altri 164 mln per poterli tenere aperti.
Dal canto suo il figlio Eric ha liquidato la faccenda sostenendo che...
"ha avuto un incredibile flusso di cassa e costruito una ricchezza incredibile. Non aveva bisogno di pensare al prestito per ogni transazione. Abbiamo investito in noi stessi. " (Washington Post)
Ma la ricostruzione del WaPo dei suoi affari, fin dagli anni più gloriosi, dimostra che Trump è sempre andato alla ricerca di prestiti per i suoi affari, sia per quelli che hanno funzionato sia per gli altri, in particolare quelli che gli sono costati i fallimenti.  Poi, in anni recenti, ha cambiato filosofia. Perché?

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  Photo by  Abhinav Bhardwaj  on  Unsplash Rieccomi… felice di rivedervi. Grazie per aver letto Umberto’s Substack! Iscriviti gratuitamente per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro. Iscritto Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80). Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo. Ebbene, abbiamo sbagliato tutti. Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto. Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan- Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che...