Numeri da paura. E segreti, o meglio ignorati. L'immigrazione fa paura e, diciamolo, anche schifo. Fa schifo a chi ama i salotti delle belle città occidentali, fa schifo a chi esalta il benessere e l'ottimismo per "far girare" l'economia. Anche i migranti fanno girare l'economia, ma quella in nero soprattutto. O quella dello scaricabarile del razzismo rampante che arriva con il vento dell'Est, ma è ben accolto anche nel resto d'Europa.
Il migrante puzza, ha fame, brutti vestiti, magari è malato e soprattutto "pretende": pretende umanità, protezione, sicurezza dalla guerra e dai massacri, accoglienza, lavoro, un tetto e un po' di dignità, per lui e per la sua famiglia. però questo non va, sono solo le solite "anime belle" di sinistra e cattoliche ad allungare una mano, a commuoversi, a lottare per i diritti di questi ultimi degli ultimi. In quanto tali, in quanto brutti, sporchi e cattivi, "bucano" gli schermi tv solo quando muoiono in massa, quando c'è da mostrare qualche bambino che piange nel fango di Idomeni. Ma guai a parlarne troppo se compaiono nelle nostre città, a meno che non "disturbino" la vista o suscitino le paure di altre e nuove violenze.
Però la forza dei numeri denuncia questo genocidio lento e silenzioso, genocidio di fatto per i tanti morti non censiti, genocidio mentale perché questi esseri li uccidiamo nelle nostre coscienze he non vogliono interrogarsi e mettersi in discussione.
I numeri, dicevamo, sono decisivi e inflessibili. secondo l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) almeno 170.000 migranti e rifugiati sono giunti in Europa via mare nei primi tre mesi dell'anno, 620 sono i morti in base a un calcolo non ufficiale. Il totale stimato di 169.060, sostiene ancora l'Oim, è pari a più di otto volte il numero (20.700) registrato nei primi tre mesi del 2015.
La tragedia però è solo all'inizio. Non solo perché nel 2015 tra regolari e non, sarebbero stati circa un milione i migranti arrivati in Europa, ma perché con i muri di filo spinato alzati nell'Est europeo e le tragedie africane e mediorientali ancora in corso, la Grande Migrazione è solo all'inizio. Non la si vuole vedere perché non si sa come accoglierla, non si vogliono politiche inclusive e si preferisce la deriva securitaria che produce periferie, emarginazioni, povertà e quindi terreno fertile per la nascita dei fanatici religiosi. In compenso l'Unione europea non ha esitato troppo a concedere fino a sei miliardi alla Turchia perché non faccia passare i profughi, di fatto concedendo ai trafficanti di uomini il via libera all'apertura di altre rotte ( e quindi altri affari) senza rendersi conto che la soluzione sarebbero i canali umanitari internazionali e le politiche d'integrazione. Quanto si sarebbe potuto fare in questo senso, con quei sei miliardi?
Ma il lato oscuro dell'immigrazione e del suo business non emerge. O meglio ha cominciato squarciare un velo imbarazzante per l'Occidente Amnesty International secondo la quale da metà gennaio la Turchia ha rimpatriato con la forza circa 100 rifugiati siriani al giorno, tra cui anche donne e bambini.
Come ha scritto l'Ansa
"Tutti i rimpatri forzati in Siria sono illegali secondo la legge turca, europea e internazionale", ha rammentato Amnesty, secondo cui si tratta di una pratica nota nella regione di confine tra i due Paesi, in particolare nella provincia turca di Hatay. Tra i casi denunciati dall'ong, c'è anche quello di una donna espulsa verso zone di conflitto in Siria all'ottavo mese di gravidanza.
Riporta ancora l'Ansa:
Il dato più preoccupante sono però i rimpatrii che per un migrante e la sua famiglia spesso significa morte certa: o per mano degli sfruttatori di braccia, o di banditi, oppure di stenti. Quanti sono, quanti sopravvivono? E quanti sono i morti nel Mediterraneo?
Un numero infinito che evoca le stragi operate dagli amici dell'Occidente ai tempi di Gheddafi e Berlusconi, segrete e ignorate e che andrebbero recuperate aprendo nel contempo i processi internazionali a carico di chi le ha compiute, auspicate o tollerate. Di questo naturalmente ancora oggi non si parla se non in qualche reportage o libro .
Il migrante puzza, ha fame, brutti vestiti, magari è malato e soprattutto "pretende": pretende umanità, protezione, sicurezza dalla guerra e dai massacri, accoglienza, lavoro, un tetto e un po' di dignità, per lui e per la sua famiglia. però questo non va, sono solo le solite "anime belle" di sinistra e cattoliche ad allungare una mano, a commuoversi, a lottare per i diritti di questi ultimi degli ultimi. In quanto tali, in quanto brutti, sporchi e cattivi, "bucano" gli schermi tv solo quando muoiono in massa, quando c'è da mostrare qualche bambino che piange nel fango di Idomeni. Ma guai a parlarne troppo se compaiono nelle nostre città, a meno che non "disturbino" la vista o suscitino le paure di altre e nuove violenze.
Però la forza dei numeri denuncia questo genocidio lento e silenzioso, genocidio di fatto per i tanti morti non censiti, genocidio mentale perché questi esseri li uccidiamo nelle nostre coscienze he non vogliono interrogarsi e mettersi in discussione.
I numeri, dicevamo, sono decisivi e inflessibili. secondo l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) almeno 170.000 migranti e rifugiati sono giunti in Europa via mare nei primi tre mesi dell'anno, 620 sono i morti in base a un calcolo non ufficiale. Il totale stimato di 169.060, sostiene ancora l'Oim, è pari a più di otto volte il numero (20.700) registrato nei primi tre mesi del 2015.
La tragedia però è solo all'inizio. Non solo perché nel 2015 tra regolari e non, sarebbero stati circa un milione i migranti arrivati in Europa, ma perché con i muri di filo spinato alzati nell'Est europeo e le tragedie africane e mediorientali ancora in corso, la Grande Migrazione è solo all'inizio. Non la si vuole vedere perché non si sa come accoglierla, non si vogliono politiche inclusive e si preferisce la deriva securitaria che produce periferie, emarginazioni, povertà e quindi terreno fertile per la nascita dei fanatici religiosi. In compenso l'Unione europea non ha esitato troppo a concedere fino a sei miliardi alla Turchia perché non faccia passare i profughi, di fatto concedendo ai trafficanti di uomini il via libera all'apertura di altre rotte ( e quindi altri affari) senza rendersi conto che la soluzione sarebbero i canali umanitari internazionali e le politiche d'integrazione. Quanto si sarebbe potuto fare in questo senso, con quei sei miliardi?
Ma il lato oscuro dell'immigrazione e del suo business non emerge. O meglio ha cominciato squarciare un velo imbarazzante per l'Occidente Amnesty International secondo la quale da metà gennaio la Turchia ha rimpatriato con la forza circa 100 rifugiati siriani al giorno, tra cui anche donne e bambini.
Come ha scritto l'Ansa
"l'ong ha raccolto le testimonianze di numerosi siriani in Turchia, soprattutto nelle province di confine, cui in molti casi è stata anche negata la registrazione che attribuisce lo status di protezione temporanea, necessario per accedere ai servizi minimi, dalla sanità all'educazione.
"Tutti i rimpatri forzati in Siria sono illegali secondo la legge turca, europea e internazionale", ha rammentato Amnesty, secondo cui si tratta di una pratica nota nella regione di confine tra i due Paesi, in particolare nella provincia turca di Hatay. Tra i casi denunciati dall'ong, c'è anche quello di una donna espulsa verso zone di conflitto in Siria all'ottavo mese di gravidanza.
Riporta ancora l'Ansa:
"Nel loro disperato tentativo di chiudere i confini, i leader europei hanno volutamente ignorato il più semplice dei fatti: la Turchia non è un Paese sicuro per i rifugiati siriani"ha sostenuto John Dalhuisen, direttore di Amnesty per l'Europa e l'Asia Centrale. Per Amnesty la Turchia avrebbe rovesciato la sua politica di porte aperte nei confronti dei siriani, alimentando così un nuovo business di trafficanti di esseri umani, che chiedono ai rifugiati circa mille dollari a testa per aiutarli ad attraversare illegalmente il confine.
Il dato più preoccupante sono però i rimpatrii che per un migrante e la sua famiglia spesso significa morte certa: o per mano degli sfruttatori di braccia, o di banditi, oppure di stenti. Quanti sono, quanti sopravvivono? E quanti sono i morti nel Mediterraneo?
Un numero infinito che evoca le stragi operate dagli amici dell'Occidente ai tempi di Gheddafi e Berlusconi, segrete e ignorate e che andrebbero recuperate aprendo nel contempo i processi internazionali a carico di chi le ha compiute, auspicate o tollerate. Di questo naturalmente ancora oggi non si parla se non in qualche reportage o libro .
Commenti
Posta un commento