Hillary Clinton c'è l'ha fatta, 57,9 contro 42,1 di Bernie Sanders, New York è sua e la convention, la sua incoronazione a candidata presidente, più vicina. I sondaggi televisivi delle ultime ore davano il "socialista" in ripresa (ecco cosa avevamo scritto )ma non è bastato, la macchina - e i soldi - dell'ex first lady hanno avuto la meglio.
Lei si presenta contro Trump, che a sua volta ha stravinto col 60 per cento contro il 25 di Kasich e il 14 di Cruz, come non divisiva, ma è un artificio dialettico perché non c'è niente di più divergente nel partito democratico che la sua sfida con Sanders. Probabilmente al voto di novembre si ricomporrà, anzi di certo se dall'altra parte ci sarà Trump. Restano però i due mondi che nella sinistra USA che si stanno delineando con forza, come forse mai prima. Un preludio di quanto accadrà in Europa e in parte sta già accadendo.
Da una prima veloce analisi del voto dem emerge che la Clinton, che di New York è stata anche senatore, c'è l'ha fatta ancora grazie al voto nero, degli immigrati e dell'establishment liberal, mondo degli affari e Wall Street in particolare.
In questi grafici del New York Times il voto analizzato secondo vari parametri. Qui il voto dei bianchi (in blu le zone che hanno votato la Clinton, in verde quelle per Sanders)
Il già Segretario di Stato infatti ha prevalso solo in 13 contee su 62 e questo la dice lunga sulla forza del suo messaggio laddove si è più lontani dalle luci di New York e dai suoi soldi. La Clinton c'è l'ha fatta perché ha prevalso bene nelle contee più popolate - New York City, Queens, il Bronx, Kings e Nassau - ma alla fine si è portata a casa 169 delegati e ha dovuto lasciarne ben 104 al suo avversario. Date un'occhiata a questo grafico del New York Times che mostra anche il trionfo di Trump
Il che, nonostante tutto, lascia ancora in corsa Sanders che però deve affermarsi laddove sono in palio poste consistenti, come la California ad esempio, per avere ancora qualche speranza. Tatticamente però la sconfitta pesa sul senatore del Vermont che a questo punto avrebbe bisogno di un colpo di creatività e qualche proposta forte per sperare. La Clinton però dovrà guardare a quel popolo dem che non la vota per convincerlo ad appoggiarla a novembre e anche dopo, se diventerà presidente. Sanders passerà ma le sue parole d'ordine contro disuguaglianza, banche, petrolieri, per il welfare, i diritti, i salari adeguati eccetera eccetera resteranno. La Clinton, come disse Clint Eastwood, ha il fucile dei soldi e della fama, però la pistola di Sanders può farle molto male.
Lei si presenta contro Trump, che a sua volta ha stravinto col 60 per cento contro il 25 di Kasich e il 14 di Cruz, come non divisiva, ma è un artificio dialettico perché non c'è niente di più divergente nel partito democratico che la sua sfida con Sanders. Probabilmente al voto di novembre si ricomporrà, anzi di certo se dall'altra parte ci sarà Trump. Restano però i due mondi che nella sinistra USA che si stanno delineando con forza, come forse mai prima. Un preludio di quanto accadrà in Europa e in parte sta già accadendo.
Da una prima veloce analisi del voto dem emerge che la Clinton, che di New York è stata anche senatore, c'è l'ha fatta ancora grazie al voto nero, degli immigrati e dell'establishment liberal, mondo degli affari e Wall Street in particolare.
In questi grafici del New York Times il voto analizzato secondo vari parametri. Qui il voto dei bianchi (in blu le zone che hanno votato la Clinton, in verde quelle per Sanders)
Qui il voto dei neri
Il voto ispanico
Il voto asiatico
Il voto di chi ha un reddito superiore ai 100 mila dollari
Chi ha un reddito fra i 50 e i 100 mila dollari
Il voto per chi ha redditi sotto i 50 mila dollari
Il che, nonostante tutto, lascia ancora in corsa Sanders che però deve affermarsi laddove sono in palio poste consistenti, come la California ad esempio, per avere ancora qualche speranza. Tatticamente però la sconfitta pesa sul senatore del Vermont che a questo punto avrebbe bisogno di un colpo di creatività e qualche proposta forte per sperare. La Clinton però dovrà guardare a quel popolo dem che non la vota per convincerlo ad appoggiarla a novembre e anche dopo, se diventerà presidente. Sanders passerà ma le sue parole d'ordine contro disuguaglianza, banche, petrolieri, per il welfare, i diritti, i salari adeguati eccetera eccetera resteranno. La Clinton, come disse Clint Eastwood, ha il fucile dei soldi e della fama, però la pistola di Sanders può farle molto male.
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