Sarà il tema principe delle cronache dei prossimi giorni, in Italia e nel mondo. In poche parole la maxi inchiesta giornalistica mondiale, costruita dal mai tanto prezioso team di giornalisti investigativi indipendenti (veri e propri "sarti" delle notizie riservate, scovate e cucite una all'altra per dimostraredi tantissime nazionalità
ovvero l' The International Consortium of Investigative Journalists(ICIJ), porta alla luce la rete mondiale di società offshore dietro le quali politici, industriali e potenti di ogni risma celano i loro affari e i loro tesori, sfruttando ovviamente le falle (intenzionali o meno) delle normative fiscali nazionali che, tra l'altro, interagiscono molto poco fra di loro.
Dunque per addentrarsi in quello che sta emergendo - e che si annuncia come una delle più massicce debacle della finanza segreta mondiale - e verrà fuori nelle prossime settimane, è meglio cominciare a mettere un po' di ordine nelle fonti. Per l'Italia hanno lavorato alcuni cronisti di fama e lungo mestiere come Leo Sisti dell'Espresso che dell'Icij è un referente italiano. Ecco quindi i suoi riferimenti per cominciare a capire di cosa si tratta.
L'inchiesta e i primi nomi italiani
Le anticipazioni dell'Icij che parla, a ragione veduta di
Proprio per quanto riguarda l'Italia sarebbero non meno di 800 i nomi di politici (Putin e Cameron su tutti), imprenditori, vip e società che emergono e sui cui affari si fa luce per gli anni che vanno dal 1977 al 2015. L'inchiesta svela la rete di oltre 15 mila sigle di comodo create dallo studio Mossack Fonseca di panama City per riuscire a nascondere i reali beneficiari degli affari veicolati dalle società offshore. Queste ultime non sono per forza illegali, anzi, il problema nascono dall'impossibilità o dalla volontà di non ricondurre a precise persone fisiche il giro di denaro e le proprietà. Per motivi molto diversi: da quelli della carriera politica ad altri meno "trasparenti" o meno legali.
Ecco una panoramica base di chi ne sta parlando e di alcune rivelazioni: naturalmente si parte dall' Icij , poi Liberation , The Guardian , The Washington Post . E naturalmente è utile seguire l'hashtag #PanamaPapers o #panamapapers su Twitter.
Perché il nome Panama Papers?
Il riferimento del consorzio dei giornalisti investigativi è ai Pentagon Papers , le 7000 pagine segrete del Dipartimento alla Difesa americana che raccontano la storia segreta dei rapporti fra gli Usa e il Vietnam dal '45 al '67 e nei quali si svelano le bugie e le menzogne sulla guerra nel Sud Est asiatico.
ovvero l' The International Consortium of Investigative Journalists(ICIJ), porta alla luce la rete mondiale di società offshore dietro le quali politici, industriali e potenti di ogni risma celano i loro affari e i loro tesori, sfruttando ovviamente le falle (intenzionali o meno) delle normative fiscali nazionali che, tra l'altro, interagiscono molto poco fra di loro.
Dunque per addentrarsi in quello che sta emergendo - e che si annuncia come una delle più massicce debacle della finanza segreta mondiale - e verrà fuori nelle prossime settimane, è meglio cominciare a mettere un po' di ordine nelle fonti. Per l'Italia hanno lavorato alcuni cronisti di fama e lungo mestiere come Leo Sisti dell'Espresso che dell'Icij è un referente italiano. Ecco quindi i suoi riferimenti per cominciare a capire di cosa si tratta.
L'inchiesta e i primi nomi italiani
Le anticipazioni dell'Icij che parla, a ragione veduta di
"una colossale fuga di notizie. La più grande della storia della finanza internazionale.Milioni di pagine di documenti che raccontano quasi 40 anni di affari offshore. Tutto parte dallo studio legaleMossack Fonseca, con base a Panama city, nel cuore di uno dei più efficienti e impenetrabili paradisi fiscali del mondo. Grazie a un informatore, i giornalisti dell'Icij ( International consortium of investigative journalists ) a cui partecipa l'Espresso in esclusiva per l'Italia, hanno avuto accesso a questo enorme archivio di carte segrete".
Proprio per quanto riguarda l'Italia sarebbero non meno di 800 i nomi di politici (Putin e Cameron su tutti), imprenditori, vip e società che emergono e sui cui affari si fa luce per gli anni che vanno dal 1977 al 2015. L'inchiesta svela la rete di oltre 15 mila sigle di comodo create dallo studio Mossack Fonseca di panama City per riuscire a nascondere i reali beneficiari degli affari veicolati dalle società offshore. Queste ultime non sono per forza illegali, anzi, il problema nascono dall'impossibilità o dalla volontà di non ricondurre a precise persone fisiche il giro di denaro e le proprietà. Per motivi molto diversi: da quelli della carriera politica ad altri meno "trasparenti" o meno legali.
Ecco una panoramica base di chi ne sta parlando e di alcune rivelazioni: naturalmente si parte dall' Icij , poi Liberation , The Guardian , The Washington Post . E naturalmente è utile seguire l'hashtag #PanamaPapers o #panamapapers su Twitter.
Perché il nome Panama Papers?
Il riferimento del consorzio dei giornalisti investigativi è ai Pentagon Papers , le 7000 pagine segrete del Dipartimento alla Difesa americana che raccontano la storia segreta dei rapporti fra gli Usa e il Vietnam dal '45 al '67 e nei quali si svelano le bugie e le menzogne sulla guerra nel Sud Est asiatico.
Commenti
Posta un commento