Berlusconi è finito, viva Berlusconi. Nella sua terza vita - dopo quella di imprenditore, di politico e ora di politico-imprenditore - l'ex Cavaliere dato per sconfitto con il suo 10-12 % e i suoi 80 anni, riesce a gettare le basi per essere di nuovo protagonista nei prossimi anni. Direttamente o per interposta persona.
Una delle sue maggiori capacità è che riesce di continuo a farsi beffa dei suoi alleati eppure questi continuo a cercarlo, a cercare e a dipendere dai suoi soldi. E nel contempo affascina e, regolarmente, prende in giro i suoi avversari. Così facendo alla fine riesce non solo ad accreditarsi come dominus politico, ma soprattutto a fare affari e a mettere ordine dove la crisi o le scelte sbagliate hanno colpito le sue imprese.
L'ultima mossa è il repentino colpo di scena per le comunali di Roma: Guido Bertolaso è stato bellamente liquidato (convinto, usato e gettato via, la sua immagine già a pezzi dopo gli scandali della Protezione civile, ne esce annientata, da burattino che si presta alle manovre altrui) e Forza Italia punta su Alfio Marchini.
Così di colpo gli emergenti Matteo Salvini e Giorgia Meloni, accreditati come il il post berlusconismo sono stati ricondotti alla loro dimensione: di capipopolo, addirittura più populisti dei grillini, personaggi più mediatici, creati ad arte dalla stessa tv (in gran parte berlusconiana, anche la Rai ormai ha scelto questo modello) e ora esposti nella beffa più clamorosa.
Berlusconi semplicemente ha fatto due conti: appoggiando Marchini (per sua scelta e non per richiesta del rampollo della famiglia un tempo "rossa") ha posto le basi per andare al ballottaggio raccogliendo i moderati poco attratti dagli estremismi di Salvini e Meloni e magari anche un po' di quelli di sinistra poco convinti da Roberto Giachetti. Se il colpo riuscisse i sondaggi dicono che addirittura Marchini potrebbe farcela contro la Raggi visto che difficilmente una larga parte dell'elettorato dem andrebbe a votare per la grillina. Anzi, a questo punto, preferirebbe Marchini. Di colpo Berlusconi toglierebbe di mezzo dalla sua successione nazionale i due "ragazzi" Salvini-Meloni, conquisterebbe la capitale, ridimensionerebbe le ambizioni cinquestelle e metterebbe in risalto i punti deboli del renzismo. Non solo perché se il colpo gli riuscisse anche a Milano (e con Parisi e il centrodestra lì unito la possibilità è più concreta di quanto si creda), si dimostrerebbe di nuovo il leader della politica italiana, l'araba fenice che risorge per l'ennesima volta e si riprenderebbe una buona parte dei voti perduti finora.
Pronto per sostituire Renzi? Ma quando mai! Berlusconi sa che alla sua età e con la sua storia ben difficilmente potrebbe tornare a palazzo Chigi. E non vede chi potrebbe farlo a sua volta. E poi ormai la politica non è il punto centrale della sua giornata, impegnato com'è a rilanciare le sue imprese su scala europea stavolta o mondiale (con il Milan). Piuttosto ha una sola preoccupazione: che una svolta traumatica nel governo della nazione possa far riemergere vecchi (per lui) fantasmi, da quello della concorrenza, a quello dell'agibilità fino al giudiziario, sempre attivo. Per allontanare questi spettri quale miglior scelta che lasciare Renzi a guidare, con la sua giovinezza e la sua spregiudicatezza, il Paese. Renzi non lo toccherà mai, farà le riforme che lui (l'ex Cavaliere) avrebbe sempre voluto fare - parole sue -, garantirà i poteri forti più o meno trasparenti che in questi decenni hanno appoggiato l'uomo di Arcore.
In questa chiave bisogna leggere la mossa romana: Renzi sa benissimo che Giachetti non ha chance per arrivare al Campidoglio, se vi riuscisse il moderato, moderno e televisivo Marchini a Renzi non dispiacerebbe, soprattutto perché taglierebbe la strada ai grillini e toglierebbe loro una ribalta internazionale come la guida della capitale. Ecco quindi Berlusconi che finisce per fare un piacere a Renzi. Ma potrebbe essere il primo e non il più importante. Quello decisivo sarebbe a ottobre: nella chiave di avere al comando la sicurezza Renzi, Berlusconi potrebbe offrire al fiorentino la possibilità di vincere il rischioso referendum di ottobre, architrave della svolta italiana e della lunga vita (politica) di Renzi stesso. Il 10-12 o più per cento di un ex Cavaliere rivitalizzato (o se non fosse vincitore a Roma comunque di nuovo capofila dei moderati e per questo magari di nuovo "amico" di Alfano e Verdini) sarebbe oro per Renzi che se vincesse la prova delle urne dovrebbe essere grato in vita a Berlusconi. Che, in cambio, otterrebbe la garanzia a vita per le sue aziende (la dottrina Confalonieri) e con il voto politico potrebbe in qualche modo rientrare in parlamento e quindi a contare (come ha fatto, del resto, limitando i danni finora con Alfano e Verdini abili a fingere la frattura e a permettere all'ex Cavaliere di stare all'opposizione e al governo). Almeno fino a quando la vita - quella terrena e non quella politica ormai garantita "per sempre" come abbiamo visto - glielo concederà.
Una delle sue maggiori capacità è che riesce di continuo a farsi beffa dei suoi alleati eppure questi continuo a cercarlo, a cercare e a dipendere dai suoi soldi. E nel contempo affascina e, regolarmente, prende in giro i suoi avversari. Così facendo alla fine riesce non solo ad accreditarsi come dominus politico, ma soprattutto a fare affari e a mettere ordine dove la crisi o le scelte sbagliate hanno colpito le sue imprese.
L'ultima mossa è il repentino colpo di scena per le comunali di Roma: Guido Bertolaso è stato bellamente liquidato (convinto, usato e gettato via, la sua immagine già a pezzi dopo gli scandali della Protezione civile, ne esce annientata, da burattino che si presta alle manovre altrui) e Forza Italia punta su Alfio Marchini.
Così di colpo gli emergenti Matteo Salvini e Giorgia Meloni, accreditati come il il post berlusconismo sono stati ricondotti alla loro dimensione: di capipopolo, addirittura più populisti dei grillini, personaggi più mediatici, creati ad arte dalla stessa tv (in gran parte berlusconiana, anche la Rai ormai ha scelto questo modello) e ora esposti nella beffa più clamorosa.
Berlusconi semplicemente ha fatto due conti: appoggiando Marchini (per sua scelta e non per richiesta del rampollo della famiglia un tempo "rossa") ha posto le basi per andare al ballottaggio raccogliendo i moderati poco attratti dagli estremismi di Salvini e Meloni e magari anche un po' di quelli di sinistra poco convinti da Roberto Giachetti. Se il colpo riuscisse i sondaggi dicono che addirittura Marchini potrebbe farcela contro la Raggi visto che difficilmente una larga parte dell'elettorato dem andrebbe a votare per la grillina. Anzi, a questo punto, preferirebbe Marchini. Di colpo Berlusconi toglierebbe di mezzo dalla sua successione nazionale i due "ragazzi" Salvini-Meloni, conquisterebbe la capitale, ridimensionerebbe le ambizioni cinquestelle e metterebbe in risalto i punti deboli del renzismo. Non solo perché se il colpo gli riuscisse anche a Milano (e con Parisi e il centrodestra lì unito la possibilità è più concreta di quanto si creda), si dimostrerebbe di nuovo il leader della politica italiana, l'araba fenice che risorge per l'ennesima volta e si riprenderebbe una buona parte dei voti perduti finora.
Pronto per sostituire Renzi? Ma quando mai! Berlusconi sa che alla sua età e con la sua storia ben difficilmente potrebbe tornare a palazzo Chigi. E non vede chi potrebbe farlo a sua volta. E poi ormai la politica non è il punto centrale della sua giornata, impegnato com'è a rilanciare le sue imprese su scala europea stavolta o mondiale (con il Milan). Piuttosto ha una sola preoccupazione: che una svolta traumatica nel governo della nazione possa far riemergere vecchi (per lui) fantasmi, da quello della concorrenza, a quello dell'agibilità fino al giudiziario, sempre attivo. Per allontanare questi spettri quale miglior scelta che lasciare Renzi a guidare, con la sua giovinezza e la sua spregiudicatezza, il Paese. Renzi non lo toccherà mai, farà le riforme che lui (l'ex Cavaliere) avrebbe sempre voluto fare - parole sue -, garantirà i poteri forti più o meno trasparenti che in questi decenni hanno appoggiato l'uomo di Arcore.
In questa chiave bisogna leggere la mossa romana: Renzi sa benissimo che Giachetti non ha chance per arrivare al Campidoglio, se vi riuscisse il moderato, moderno e televisivo Marchini a Renzi non dispiacerebbe, soprattutto perché taglierebbe la strada ai grillini e toglierebbe loro una ribalta internazionale come la guida della capitale. Ecco quindi Berlusconi che finisce per fare un piacere a Renzi. Ma potrebbe essere il primo e non il più importante. Quello decisivo sarebbe a ottobre: nella chiave di avere al comando la sicurezza Renzi, Berlusconi potrebbe offrire al fiorentino la possibilità di vincere il rischioso referendum di ottobre, architrave della svolta italiana e della lunga vita (politica) di Renzi stesso. Il 10-12 o più per cento di un ex Cavaliere rivitalizzato (o se non fosse vincitore a Roma comunque di nuovo capofila dei moderati e per questo magari di nuovo "amico" di Alfano e Verdini) sarebbe oro per Renzi che se vincesse la prova delle urne dovrebbe essere grato in vita a Berlusconi. Che, in cambio, otterrebbe la garanzia a vita per le sue aziende (la dottrina Confalonieri) e con il voto politico potrebbe in qualche modo rientrare in parlamento e quindi a contare (come ha fatto, del resto, limitando i danni finora con Alfano e Verdini abili a fingere la frattura e a permettere all'ex Cavaliere di stare all'opposizione e al governo). Almeno fino a quando la vita - quella terrena e non quella politica ormai garantita "per sempre" come abbiamo visto - glielo concederà.
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