Ci siamo, la battaglia contro il prolungamento delle concessioni alle trivelle nei mari italici è ormai alle porte.La strategia del governo di farne parlare il meno possibile, collocando la consultazione al più presto possibile, più lontano dal voto amministrativo e slegato da ogni altro voto, il suo risultato parziale l'ha raggiunto:
difficile convincere il 50% più uno degli italiani di scomodarsi in una domenica di sole e andare a votare per un quesito che pochi comprendono e pochi hanno seguito. Anche perché pochi hanno voluto che fosse seguito (qui di seguito l'appello per il Sì)
Renzi - alla faccia del presidente della Corte costituzionale che ha ricordato come il voto sia un dovere e quindi invitando ad andare a depositare la scheda nell'urna - almeno l'ha detto chiaro e tondo che lui terrà a casa i suoi, almeno quelli della maggioranza, lamentandosi singolarmente poco dopo per la non partecipazione al voto sulle riforme e cominciando a ricordare agli italiani che è importante andare a votare: in ottobre sì e oggi no? Singolare, per non dire di peggio. E senza prestare attenzione a quanto ha detto la sua pretoriana Serracchiani che a "8 e mezzo" dalla Gruber ha inveito sostenendo che si tratta di un referendum "inutile". A chi spetta giudicarlo, una volta che i giudici hanno detto che è legittimo? Alla signora Serracchiani? E il tanto coccolato parere popolare, che dovrebbe restare anche nel patrimonio del nuovo moderatismo dem, non va ascoltato? Cosa dovrebbero dire gli svizzeri che con frequenza chiamano i cittadini a dire la loro sulle materie più particolari: nessuno a Nord delle Alpi, ma anche altrove, avrebbe mai avuto l'ardire di dire che ascoltare il parere dei cittadini "è inutile".
Ma in questa strana campagna referendaria c'è un convitato di pietra, letteralmente: il Movimento Cinque Stelle, così attento a denunciare scandali, sopraffazioni, affarismi sulla pelle dei cittadini, sostenitore dei comitati da Nord a Sud ha taciuto. Il suo silenzio, al netto della scomparsa l'altro ieri di Roberto Casaleggio, ha fatto "rumore". Perché Grillo non ha mobilitato il suo popolo che pure sa chiamare a raccolta anche nelle piazze, vera eccezione in questi anni? E' d'accordo con il prolungamento delle concessioni alle trivelle fino a esaurimento dei pozzi? No, stando a quanto hanno sempre detto. E allora? C'è una sola spiegazione, anzi due: in primo luogo se il referendum passasse anche con il numero legale, Renzi traballerebbe già e potrebbe essere tentato di andare a elezioni al più presto e con l'Italicum, evenienza per la quale i Cinque Stelle non sono ancora pronti. ma soprattutto se il fronte del Sì vincesse e ci fosse la maggioranza dei votanti, Grillo, Di Maio e Di Battista avrebbero un problema di immagine e prospettiva insieme: il referendum non l'hanno voluto loro, l'hanno promosso Regioni a guida Pd e a sostenere la campagna sono stati soprattutto i comitati locali di cittadini, in gran parte vicini alla sinistra, quella vera. Se questo fronte ce la facesse, la vittoria la coglierebbe in modo preponderante la sinistra, quella dem con le Regioni e la minoranza del partito, e quella del post Sel, della Coalizione Sociale di Landini & C.. E questo non sarebbe ben visto da Grillo perché quella sinistra potrebbe insidiare il primato grillino e andare a pescare nel suo elettorato (che gran parte proviene proprio da sinistra). Quindi meglio stare zitti, sperare che il quorum non si raggiunga e lasciare la sinistra alternativa a leccarsi ancora le ferite e a doversi accodare agli altri, perfino alla destra e alla Lega, per il referendum più importante: quello sulla riforma costituzionale di ottobre.
difficile convincere il 50% più uno degli italiani di scomodarsi in una domenica di sole e andare a votare per un quesito che pochi comprendono e pochi hanno seguito. Anche perché pochi hanno voluto che fosse seguito (qui di seguito l'appello per il Sì)
Renzi - alla faccia del presidente della Corte costituzionale che ha ricordato come il voto sia un dovere e quindi invitando ad andare a depositare la scheda nell'urna - almeno l'ha detto chiaro e tondo che lui terrà a casa i suoi, almeno quelli della maggioranza, lamentandosi singolarmente poco dopo per la non partecipazione al voto sulle riforme e cominciando a ricordare agli italiani che è importante andare a votare: in ottobre sì e oggi no? Singolare, per non dire di peggio. E senza prestare attenzione a quanto ha detto la sua pretoriana Serracchiani che a "8 e mezzo" dalla Gruber ha inveito sostenendo che si tratta di un referendum "inutile". A chi spetta giudicarlo, una volta che i giudici hanno detto che è legittimo? Alla signora Serracchiani? E il tanto coccolato parere popolare, che dovrebbe restare anche nel patrimonio del nuovo moderatismo dem, non va ascoltato? Cosa dovrebbero dire gli svizzeri che con frequenza chiamano i cittadini a dire la loro sulle materie più particolari: nessuno a Nord delle Alpi, ma anche altrove, avrebbe mai avuto l'ardire di dire che ascoltare il parere dei cittadini "è inutile".
Ma in questa strana campagna referendaria c'è un convitato di pietra, letteralmente: il Movimento Cinque Stelle, così attento a denunciare scandali, sopraffazioni, affarismi sulla pelle dei cittadini, sostenitore dei comitati da Nord a Sud ha taciuto. Il suo silenzio, al netto della scomparsa l'altro ieri di Roberto Casaleggio, ha fatto "rumore". Perché Grillo non ha mobilitato il suo popolo che pure sa chiamare a raccolta anche nelle piazze, vera eccezione in questi anni? E' d'accordo con il prolungamento delle concessioni alle trivelle fino a esaurimento dei pozzi? No, stando a quanto hanno sempre detto. E allora? C'è una sola spiegazione, anzi due: in primo luogo se il referendum passasse anche con il numero legale, Renzi traballerebbe già e potrebbe essere tentato di andare a elezioni al più presto e con l'Italicum, evenienza per la quale i Cinque Stelle non sono ancora pronti. ma soprattutto se il fronte del Sì vincesse e ci fosse la maggioranza dei votanti, Grillo, Di Maio e Di Battista avrebbero un problema di immagine e prospettiva insieme: il referendum non l'hanno voluto loro, l'hanno promosso Regioni a guida Pd e a sostenere la campagna sono stati soprattutto i comitati locali di cittadini, in gran parte vicini alla sinistra, quella vera. Se questo fronte ce la facesse, la vittoria la coglierebbe in modo preponderante la sinistra, quella dem con le Regioni e la minoranza del partito, e quella del post Sel, della Coalizione Sociale di Landini & C.. E questo non sarebbe ben visto da Grillo perché quella sinistra potrebbe insidiare il primato grillino e andare a pescare nel suo elettorato (che gran parte proviene proprio da sinistra). Quindi meglio stare zitti, sperare che il quorum non si raggiunga e lasciare la sinistra alternativa a leccarsi ancora le ferite e a doversi accodare agli altri, perfino alla destra e alla Lega, per il referendum più importante: quello sulla riforma costituzionale di ottobre.
Commenti
Posta un commento