Come un Cavaliere senza macchia e senza paura, un Cavaliere d'altri tempi che difende la dama e salva il regno. Il Gran Gesto, il sacrificio estremo per salvare la donzella minacciata.
Da bulletto di provincia ed ex ragazzo dell'oratorio il premier si è trasformato
nel Cavalier Cortese che impugna la daga per salvare l'onore della sua ministra, il politico dal coraggio a tutto tondo che fa da scudo a un esecutivo nel momento più difficile, bersagliato da dardi velenosi.
Eppure anche la presa in carico da parte di Matteo Renzi dell'emendamento che ha portato alle dimissioni della ministra Federica Guidi, in modo da togliere sul governo e sul Pd l'imbarazzante ombra di avere agito sotto la pressione delle lobby petrolifere, potrebbe non bastare. Anzi non basterà. Gran Bel Gesto, ma solo nella funzione dello storytelling in cui il nostro premier eccelle. Anzi l'assunzione di responsabilità ("L'emendamento è un'idea mia, la rivendico") invece di tirar fuori dai guai la Boschi, la riporta direttamente in mezzo ai gorghi. Così, in più, l'ammissione di responsabilità politica - l'errore - da parte della ex ministra Guidi, non salva lei, anzi si allarga a tutti gli altri. Perché se il premier ha avuto questa idea, tutto il governo l'ha condivisa. Consciamente. probabilmente sapendo anche degli interessi del compagno-marito dell'allora titolare dello Sviluppo Economico.
Che la vicenda coinvolga molti altri e che i rapporti-gangli della Total toccassero più ministri lo evidenziava bene sul Corriere di domenica Fiorenza Sarzanini . E ora Renzi lo avvalora - ma il Fatto Quotidiano aveva ribadito, anche questo, sempre domenica -, in sostanza, per di più sparandola grossa e sfidando i giudici a convocarlo. Salvo essere "schifato" da questi ultimi visto che il probabile pilotaggio da lobbing dell'emendamento non è (ancora?) materia giudiziaria.
Ma forse, oltre alle preoccupazioni per la ricaduta sul partito e sulla sua immagine (addirittura la Boschi, in piena "disperazione" e "delirio berlusconiano" ha rispolverato i mai chiariti ma buoni per tutte le stagioni "poteri forti" che, guarda caso, come con il Cavaliere, sono singolarmente contro il "potere forte" del politico al comando!), della vicenda, a spiegare l'uscita del premier vi è altro: l'inchiesta infatti sarebbe alle prime battute e gli sviluppi, anche politici, potrebbero essere imprevedibili. Per di più a ridosso del referendum sulle trivelle che proprio Renzi vuole disatteso dagli elettori, soprattutto da quelli democratici sempre ligi al richiamo delle urne.
Non c'è che dire: ormai siamo in piena Chigi Fiction
Da bulletto di provincia ed ex ragazzo dell'oratorio il premier si è trasformato
nel Cavalier Cortese che impugna la daga per salvare l'onore della sua ministra, il politico dal coraggio a tutto tondo che fa da scudo a un esecutivo nel momento più difficile, bersagliato da dardi velenosi.
Eppure anche la presa in carico da parte di Matteo Renzi dell'emendamento che ha portato alle dimissioni della ministra Federica Guidi, in modo da togliere sul governo e sul Pd l'imbarazzante ombra di avere agito sotto la pressione delle lobby petrolifere, potrebbe non bastare. Anzi non basterà. Gran Bel Gesto, ma solo nella funzione dello storytelling in cui il nostro premier eccelle. Anzi l'assunzione di responsabilità ("L'emendamento è un'idea mia, la rivendico") invece di tirar fuori dai guai la Boschi, la riporta direttamente in mezzo ai gorghi. Così, in più, l'ammissione di responsabilità politica - l'errore - da parte della ex ministra Guidi, non salva lei, anzi si allarga a tutti gli altri. Perché se il premier ha avuto questa idea, tutto il governo l'ha condivisa. Consciamente. probabilmente sapendo anche degli interessi del compagno-marito dell'allora titolare dello Sviluppo Economico.
Che la vicenda coinvolga molti altri e che i rapporti-gangli della Total toccassero più ministri lo evidenziava bene sul Corriere di domenica Fiorenza Sarzanini . E ora Renzi lo avvalora - ma il Fatto Quotidiano aveva ribadito, anche questo, sempre domenica -, in sostanza, per di più sparandola grossa e sfidando i giudici a convocarlo. Salvo essere "schifato" da questi ultimi visto che il probabile pilotaggio da lobbing dell'emendamento non è (ancora?) materia giudiziaria.
Ma forse, oltre alle preoccupazioni per la ricaduta sul partito e sulla sua immagine (addirittura la Boschi, in piena "disperazione" e "delirio berlusconiano" ha rispolverato i mai chiariti ma buoni per tutte le stagioni "poteri forti" che, guarda caso, come con il Cavaliere, sono singolarmente contro il "potere forte" del politico al comando!), della vicenda, a spiegare l'uscita del premier vi è altro: l'inchiesta infatti sarebbe alle prime battute e gli sviluppi, anche politici, potrebbero essere imprevedibili. Per di più a ridosso del referendum sulle trivelle che proprio Renzi vuole disatteso dagli elettori, soprattutto da quelli democratici sempre ligi al richiamo delle urne.
Non c'è che dire: ormai siamo in piena Chigi Fiction
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