Una delle caratteristiche dell'annuale appuntamento di Davos è che in questa località esclusiva e nel meeting dei super ricchi tira sempre un'aria progressista,
fin troppo per risultare vera e reale e non un'opera di maquillage dell'establishment finanziario mondiale per rendersi più accettabile. Così anche in questa edizione, la numero 49, si sono privilegiate le istanze ambientali e ambientaliste nella produzione e nei modelli di sviluppo, ma soprattutto - come anche nei recenti anni passati - si sono posti gli accenti e le critiche maggiori sui danni della crescente disuguaglianza mondiale. I populisti e gli uomini forti non sono ben visti a queste latitudini economiche, gli esempi dell'industrializzazione e della globalizzazione 4.0 sono posti in risalto nettamente, e non si dimenticano le letture innovative e avanzate in materia di lavoro, salute, digitale e - come detto - ambiente. Non solo perché anche i modelli produttivi sono visti in una dinamica avanzata, moderna ed equa tanto che nell'ultima giornata di quest'anno sono arrivate anche le ricette per migliorare la crescita globale contraddistinte da un approccio all'apparenza molto poco in linea con le politiche liberiste e adesso anche neosovraniste (Trump ovviamente, ma anche Bolsonaro). La più originale di queste ricette è l'idea di Adam Grant, psicologo della Wharton School in Pennsylvania e dell'economista e storico Rutger Bregman di ridurre a quattro giorni la settimana lavorativa, un'innovazione che secondo i suoi sostenitori porterebbe benefici sia agli imprenditori che ai loro lavoratori.
"Per decenni, tutti i maggiori economisti, filosofi, sociologi, tutti hanno creduto, fino agli anni '70, che avremmo lavorato sempre meno. Negli anni '20 e '30, c'erano in realtà grandi imprenditori capitalisti che scoprirono che se abbrevi la settimana lavorativa, i dipendenti diventano più produttivi, ad esempio, Henry Ford scoprì che se avesse cambiato la settimana lavorativa da 60 ore a 40 ore, la sua i dipendenti sarebbero diventati più produttivi, perché non erano così stanchi nel loro tempo libero. " (Rutger Bregman)
Nei contesti attuali di tensioni e crescita al rallentatore, affrontare la miriade di sfide complesse causate dalla quarta rivoluzione industriale è la via obbligata suggerita dal presidente del Forum economico mondiale Børge Brende il quale ha affermato che il forum continuerà a sfruttare la sua piattaforma per la cooperazione pubblico-privato e il bene più grande: "Non possiamo risolvere le sfide globali più pressanti senza partnership uniche tra governo, imprese e società civile".
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