"Non abbiamo previsto l'entità del deterioramento economico della Grande Cina" , un'entità che comprende anche Taiwan e Hong Kong conseguente anche al deflagrare della guerra commerciale dichiarata da Trump. Sono i primi effetti e non sono i soli, secondo gli analisti, che osservano anche un raffreddamento delle stime anche nei settori di punta delle vendite come elettronica, la grande distribuzione e le vetture. Ford, Walmart e Honeywell, riferisce il Washington Post, rilevano già i negativi effetti delle minacciate tariffe trumpiane su ciò che importano. Tenendo presente che la Cina è la seconda economia più grande al mondo e che è il terzo cliente delle importazioni Usa dopo Canada e Messico, non serve molto per capire che a breve gli effetti di una contrazione dei consumi cinesi avrà riflessi diretti sulle aziende - e quindi sul lavoro - negli States.
Ma anche la guerra commerciale potrebbe essere solo parte del problema, mentre all'orizzonte per la somma dei fattori globali, prende sempre più forma la nube della recessione. Le previsioni di crescita della Cina stessa sono viste al ribasso dal Fmi, secondo cui si scenderà al 6,2 rispetto al 6,9 del 2017, di conseguenza fra timori e effetti diretti già operativi i cinesi più abbienti comperano meno smartphone. E quando lo fanno con sempre maggiore frequenza si stanno spostando su prodotti interamente made in China (la Apple produce i suoi cellulari nel Paese del'Estremo Oriente grazie alla Foxxcon la multinazionale dell'elettronica di Shenzhen), soprattutto Huawei, Oppo, Xiaomi. A novembre i dati della società di ricerca IDC hanno posizionato Huawei al 14% nella posizione mondiale degli smartphone superando Apple al 13,2. E anche Samsung starebbe perdendo terreno rispetto ai colossi cinesi.
I problemi per Apple però potrebbero essere solo all'inizio e c'è anche chi si spinge a prevedere l'inizio di una nuova era, non proprio dell'oro, per la tecnologia degli smartphone e quelli Apple in particolare: a pesare sono stati senza dubbio i prezzi più alti rispetto alla concorrenza dei prodotti della Mela e il non forte radicamento in alcuni segmenti, come ha ammesso lo stesso Cook. Anche per questo la Apple negli ultimi anno si era concentrata in particolare sugli aggiornamenti piuttosto che sull'innovazione degli smartphone stessi. Il che , insieme al fattore prezzo, ha finito per indurre i possessori a tenere gli apparecchi per un tempo più lungo rispetto ai due anni stimati nel quadriennio precedente.
"Perhaps in part because there are no easy fixes, Apple failed to acknowledge the possibility that current iPhone prices are simply too high. The other real issue that Apple’s news release did not mention explicitly is that the high-end smartphone market is increasingly mature (having declined for 3 straight years) and the overall market contracted for the first time in 2018.” ( Toni Sacconaghi, analista di Bernstein Research su Washington Post)Dietro a queste domande ne discende subito un'altra, inquietante quanto provocatoria: può essere questo l'inizio della fine di Apple?. Se lo chiede Di Cara Swisher sul NyTimes che pone l'accento sulla ascesa irresistibile del marchio dopo il salvataggio, in seguito al fallimento, da parte di Steve Jobs nel '97 e che ha portato l'azienda di Cupertino a valere un trilione di dollari, prima società Usa a raggiungere questo record quotando 207,39 dollari per azione. Ma gli ultimi mesi sono stati duri, durissimi e preoccupanti. Ecco la curva discendente riassunta da The Spectator Index:
4th of October, 2018: $1139 billion 4th of November, 2018: $1037 billion 4th of December, 2018: $883 billion Now: $702 billion
Il mondo della comunicazione mobile deve molto, moltissimo alla Apple e all'iPhone:
"It was the debut of the iPhone in 2007 that spurred what some in tech call a “Cambrian explosion,” a reference to the era when the first complex animals appeared. There would be no Uber and Lyft without the iPhone (and later the Android version), no Tinder, no Spotify". (Di Cara Swisher)Però il tempo dell'evoluzione/innovazione continua potrebbe essere al capolinea. Il mondo di domani guarda a nuove piattaforme, alla realtà virtuale aumentata, ai droni, alla robotica spinta, alle auto senza guidatore e altro ancora, campi in cui Apple si sta impegnando ma che non sono ancora il suo core business rimasto sugli smartphone, sugli iPad e sugli aggiornamenti. Basteranno ancora?
La mela è caduta, c'è da sperare che sia atterrata sulla testa di un novello Newton capace di elaborare una strategia rivoluzionaria e annunciare una svolta epocale nel futuro dell'intelligenza artificiale.
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