Approdato a Davos solo virtualmente e in collegamento, dopo la diserzione di Trump e della delegazione americana a causa dello shutdown che continua, il massimo esponente della politica estera Usa, davanti alla platea del gotha della ricchezza e dell'imprenditoria mondiali, ma soprattutto davanti alla platea più globalista che si possa incontrare, Pompeo non ha fatto altro che attenersi al copione della nuova amministrazione e a ripetere concetti già visti e uditi a partire da...
"Le nazioni contano. Nessun organismo internazionale può difendere un popolo come possono farlo i propri leader. I confini forti sono la chiave per le nazioni forti ".
Quindi una nuova conferma, se serve ancora più netta, dell'approccio unilateralista e americano-centrico nelle relazioni anche con gli alleati. La giustificazione, la più banale e scontata: "Negli ultimi anni, in tutto il mondo, gli elettori hanno eliminato i politici e le alleanze politiche che pensavano non rappresentassero i loro interessi", ha affermato, citando gli esempi di Brexit, l'ascesa del movimento a cinque stelle in Italia e l'elezione di Donald Trump. Ma Trump in questo suo credo ha posto gli accenti sulle sfide molteplici, ma ha puntato il dito sul totalitarismo cinese" come la minaccia più inquietante. Ma il confronto con Pechino, si sa è sul piano economico. Pompeo ha rivendicato la sana competizione con la Cina ma senza abbandonare l'arma dei dazi e senza timore di una guerra commerciale se Pechino non garantirà uguale aperture a Washington.
"Il corso della relazione sarà determinato dai principi che l'America sta accanto: libero e aperto, la capacità delle nazioni di portare le loro merci in tutto il mondo, in modo equo e reciproco accordi commerciali. "
Pompeo ha espresso una disponibilità simile - ma non uguale - verso Mosca che però potrebbe non essere più il principale avversario, non per forza almeno. Quindi niente più Guerra Fredda nel futuro ma ha criticato Mosca per il suo comportamento in Ucraina e il lavoro per influenzare le elezioni negli Stati Uniti e in altre parti del mondo: "Questi non sono i comportamenti di una nazione che vuole far parte della comunità internazionale".
Infine Pyonyang: un secondo incontro Trump-Kim Jong Un è alle porte magari rafforzato dal fatto che gli Usa avrebbero le prove di una conferma della strategia atomica invece che di un suo smantellamento come avrebbe dovuto essere dopo l'accordo di Singapore dello scorso anno.
Un Pompeo insomma che ha mostrato la distanza di Trump non tanto e non solo da questi consessi, ma in particolare dalle linee guida che ispirano Davos: ovvero il multilateralismo e la ferrea difesa della globalizzazione economica e sociale nonché politica. Proprio ciò che il presidente americano vede come il fumo negli occhi e in contrasto con la sua visione di "America First".
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