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May a fari spenti nella notte della Brexit

L'isola ormai naviga a vista nelle nebbie, quelle che secondo Churchill "lasciavano il Continente isolato dalla Gran Bretagna". Una visione, una illusione alla quale ancora oggi credono molti britannici e sulla quale si sono cullati finora i sostenitori dell'uscita dalla Ue. Ma oggi le cose vanno diversamente, ancora di più dopo che nel giro di 24 ore la premier Theresa May è stata battuta sull'accordo per una Brexit concordata con Bruxelles ma poi è stata salvata dal suo partito e dagli unionisti irlandese  nel timore di andare al voto anticipato e magari vedere trionfare il "rosso antico" James Corbyn.
Oggi però la May non sa che pesci prendere: l'intesa è tramontata, è carta straccia, l'unica possibilità è di far slittare la scadenza del 29 marzo, ma Bruxelles ha avvertito che ciò può avvenire solo di fronte a fatti concreti e importanti. Come dire: o c'è un sì (impossibile) all'accordo siglato, o un secondo referendum e o una campagna elettorale.

“The risk of a disorderly withdrawal of the United Kingdom has increased with this evening’s vote. While we do not want this to happen, the European Commission will continue its contingency work to help ensure the EU is fully prepared.” (Jean Claude Junker, WaPo)

Ma nel contempo crescono anche i timori che si vada a una Brexit disordinata, tanto che la Ue - come abbiamo visto sopra si sta preparando, e i maggiori Paesi - Francia e Germania in testa - stanno prendendo misure adeguate per affrontare il caos alle frontiere.
Nessuno, né a Londra e neppure nelle  capitali del resto d'Europa, sa come potrà andare a finire. Solo ipotesi in campo, la cui attendibilità varia di ora in ora. Illuminante, come riferisce POLITICO, quando detto  dal primo vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans il quale ha messo in guardia sia sugli esiti, sui danni per tutti e sul retropensiero inglese, che del resto è sempre stato lo stesso negli anni di adesione all'Unione: difendere al massimo le prerogative britanniche a scapito degli altri, una sorta di eccezione, e nel contempo voler intervenire su tutto e contare come i Paesi più forti

"Non creiamo l'illusione che questo possa essere un processo senza danno. La Brexit farà del male, al Regno Unito, all'Unione Europea, è nostra responsabilità collettiva limitare il più possibile il danno. (...) Non si può dire onestamente che" lascerò l'Unione europea, ma porterò con me tutto ciò che mi piace, indipendentemente da ciò che questo fa all'Unione europea ". (F. Timmermans, POLITICO)

Fra le questioni che hanno fatto saltare l'accordo vi è la questione della frontiera fra Irlanda del Nord (che è Gran Bretagna) e l'Irlanda che resta nella Ue: non si possono ristabilire frontiere fisiche con tanto di dazi e dogane visto l'interscambio (3 mld annui) fra le due Irlande, ma neppure far finta di niente per gli inevitabili problemi che causerebbe tra furbizie e incidenti, senza contare che verrebbe rimesso in gioco lo storico accordo del Venerdì Santo, 10 aprile '98, che ha messo fine a una guerra civile durata 30 anni. Per questo nell'intesa con Bruxelles è stato introdotto il backstop, una sorta di rete di salvaguardia che però non soddisfa né convince nessuna delle due parti a Londra.

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